Imploding the Mirage è il bambino numero 6 della grande famiglia The Killers.
A soli 3 anni dal suo predecessore, Wonderful Wonderful, i The Killers tengono fede alle promesse dei fan sfornando il loro ultimo lavoro con appena qualche mese di ritardo rispetto a quanto previsto (causa Covid). Ma dimenticatevi del ruggente indie-rock di Hot Fuss, del magnetico ritornello di Somebody Told Me e dell’aria malinconica di When You Were Young: con Imploding the Mirage i The Killers abbandonano la rabbia delle chitarre elettriche per abbracciare l’atmosfera onirica generata dai synth.
Se questo sia un bene o un male, non siamo in grado di dirlo. Ma sicuramente è il disco adatto per chi ancora si chiede quanto gli sfavillanti anni ’80 abbiano influenzato la musica di Brandon Flowers e soci.
Non c’è dubbio che la virata da un genere all’altro con Imploiding The Mirage sia (finalmente) netta.
Nella seconda parte del disco, Flowers si trasforma: dalla rockstar a cui eravamo abituati, passa al più elettro-pop performer che abbiamo conosciuto negli ultimi anni della sua carriera.
Passiamo a quello che secondo noi è il punto più alto del disco: Running Towards A Place. È indubbiamente la canzone più coerente all’intero spirito dell’album, e riesce ad essere viscerale e ponderata allo stesso tempo. Qui finalmente ritroviamo quella malinconica carica che tanto abbiamo apprezzato dei The Killers in passato, abbracciata ad una aria splendidamente anni ’80. L’album si chiude con tre brani che nel loro complesso sono piacevoli, ma anche poco incisivi: My God e When Dreams Run Away, che hanno un non so che di spirituale per via dei persistenti coretti al loro interno, e Imploiding The Mirage, che saluta il disco con quest’aria di immotivata positività che quasi ci dà fastidio.
“Ma quindi vi è piaciuto o non vi è piaciuto questo nuovo album dei The Killers?”
Dipende. Dallo spirito con cui si ascolta il disco, da quanto già amiate i The Killers, e da quanto apprezziate gli anni ’80. Onestamente non è che ci dispiaccia tutto questo saccheggiare da Man At Work, Depeche Mode, Talk Talk e altri colossi che hanno accompagnato con i loro intramontabili pezzi tutta una decade; ma gradiremmo di gran lunga un pizzico di originalità in più, giusto per non avere la continua impressione di ascoltare qualcosa di già conosciuto. O per non dare l’impressione di essere la brutta copia di qualcun altro.
..siamo sicuri che l’album spaccherà i fan in due fasce: ci sarà chi griderà al capolavoro, fregiando Imploiding The Mirage dell’appellativo di album sperimentale; qualcuno altro che, invece, si sentirà tradito da questa inaspettata (ma nemmeno troppo) nuova veste indossata dalla band di Las Vegas, che sancisce inevitabilmente la fine dei The Killers così come li avevamo conosciuti. Noi, per il momento, ci avvaliamo della facoltà di non rispondere. Ma con uno sguardo interrogativo verso il futuro.