Arriva nelle sale l’atteso Gretel e Hansel, terzo film diretto da Oz Perkins che riesce ad incantare di nuovo. Stavolta tocca ad una rivisitazione in chiave horror della famigerata fiaba dei fratelli Grimm, riletta con uno stile unico, come abbiamo già potuto evincere dal trailer. Ecco la nostra recensione del film.
Gretel e Hansel, la Trama
Hansel e Gretel come non li avete mai visti. O letti, o ascoltati. Sorella e fratello, Gretel e Hansel sono costretti alla fuga. Troveranno riparo in un’accogliente casa dominata da una strega che li sfamerà e gli darà tutto quello di cui necessitano. Ma stavolta non sarà per mangiarli.
Gretel e Hansel, la Recensione
Il folklore della fiaba, la rivisitazione del mito attraverso il mito. Fuggire per crescere, per intraprendere la propria strada, senza ostacoli, scappando da un mondo che non può appartenere alla perfetta Sophia Lillis nelle vesti usurate di Gretel. Un mondo quantomai attuale in cui domina lo scambio, come il vecchio viscido che vuole la verginità della giovane in cambio di un lavoro.
Un folk-horror quantomai attuale, quello diretto da Oz Perkins, qui al suo terzo film in cui prosegue ad osservare un mondo totalmente femminile. Un film che guarda alla formazione di una giovane bambina divenuta già donna, forse troppo in fretta per la sua età.
Di necessità, bisogna far virtù, soprattutto quando si è orfani di padre e si vive in una famiglia senza soldi e ampiamente disfunzionale, composta da una madre non propriamente sana. Esattamente come nell’originale fiaba dei fratelli Grimm, i due fratellini sono costretti alla fuga.
Viaggiano dentro una foresta nera, nerissima. Piena di insidie, da strani mostri fino ad oscure presenze. Un viaggio dove non vi è crescita ma sopravvivenza. Fino all’arrivo nella casa di Holda, colei che è la strega, quantomai vicina alla protettrice di una Mater di argentiana memoria, figlia di un trauma e soggiogata dalle tenebre.
Lei, una strega, la mitologia di una fairy tale fatta carne ma dalle dita nere come una progressiva cancrena. Soggetto attivo ma anche oggetto passivo, schiava di un abisso che guarda dentro al suo trauma e giocando con esso. Nessuna casa di marzapane, tantomeno un palazzo liberty. Minimalismo vicino al Bauhaus teutonico, nero come la pece e triangolare come occulto pretende.
Simbolismo e metafore predominano la perfetta e curata messa in scena di un autore come Oz Perkins, figlio d’arte di Anthony Perkins, che dopo February e Sono La Bella Creatura Che Vive In Questa Casa, incanta ancora una volta. Guardando alla mitologia classica della fiaba, Perkins la scompone, la ribalta e osserva la componente macabra sempre ben celata dai fratelli Grimm e della tradizione orale delle loro favole.
Quello che potrebbe sembrare un semplice survival movie, lavorando con la propria memoria rispetto alla fiaba originale, diventa un film di formazione dove la consapevolezza del Sé diventa fulcro principale. Moltissimi i richiami ad un’altra favola, quella di Alice e del suo viaggio nel Paese Delle Meraviglie.
Dalla discesa onirica causa allucinazioni da funghi e sonniferi vari, fino agli imperativi categorici che aleggiano su Gretel e Hansel. Dal “mangiami” dei funghi allucinogeni, al “bevimi”, fino ad un bianconiglio indigesto per un cacciatore ma non per i due affamati bambini.
Un luculliano banchetto che cela insidie di ogni forma, senza mai scadere nel facile jumpscare ma caricando l’atmosfera fino all’ambiguo finale che coincide con una presa di coscienza, di aver compreso il proprio posto sul mondo, tenebre permettendo.
Con questo folk horror, vicino quantomai all’acclamato The VVitch di Eggers, Oz Perkins conferma la sua potente presenza tra i registi indie horror più acclamati di oggi, quali tra gli altri Aster e Peele.
Un horror che è una vera perla capace di inquietare dall’inizio alla fine, grazie al perenne contrasto visivo tra buio e colori accesi, caldi e accoglienti ma quantomai inquietanti. Dicotomie che rendono Gretel e Hansel un grandissimo film.
Cast
Sophia Lillis: Gretel
Samuel Leakey: Hansel
Jessica De Gouw: Holda
Trailer
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