La storia della sua vita supera la più fervida, o forse la più perversa immaginazione. Parliamo naturalmente di Roman Polanski: cineasta dall’estro folgorante, che alla veneranda età di 87 anni resta una figura irrimediabilmente controversa.
Solo lo scorso anno Polanski ha incantato la Mostra del Cinema di Venezia col suo ultimo capolavoro: J’accuse – L’ufficiale e la spia. Ma come da tradizione, il suo oscuro passato ha riacceso il fuoco della polemica. Lucrecia Martel, Presidente della Giuria, all’inizio della Mostra fa un annuncio clamoroso: diserterà il galà di presentazione del film.
La ragione risale al lontano 1977, e un’ombra che sembra destinata a perseguitare il regista fino alla fine de suoi giorni. Roman Polanski, infatti, venne accusato di aver drogato e stuprato una ragazzina di appena 13 anni, Samantha Geimer.
L’eccidio di Cielo Drive
Ma facciamo un passo indietro, al 9 Agosto 1969, quando Polanski riceve la chiamata che cambierà per sempre la sua vita: sua moglie Sharon Tate, incinta di 8 mesi e mezzo, è stata uccisa nella loro abitazione di Los Angeles, al 1050 di Cielo Drive.
Non si tratta semplicemente di un’orribile tragedia: il cineasta diventa anche il centro di una feroce tempesta mediatica. Lo stile di vita della coppia, smaccatamente anticonformista, vicino alla cultura Hippie, diventa oggetto delle peggiori illazioni. Inizialmente Polanski, che si trovava a Londra, impegnato nella pre-produzione de Il giorno del delfino, risulta perfino tra i sospettati.
Solo 3 mesi dopo, in seguito all’arresto di Susan Atkins, emergerà la verità sul Massacro di Cielo Drive, dove perdono la vita Sharon e suo figlio Paul Richard Polanski, che sarebbe nato solo 2 settimane dopo, ma anche gli amici Jay Sebring, Wojciech Frykowski e Abigail Folger.
Gli assassini appartengono alla famigerata Famiglia di Charles Manson, intenzionato a colpire gli ipocriti “maiali” di Hollywood.
Quei giorni da incubo sono forse impossibili da superare. Per stessa ammissione di Polanski, seguiranno anni disordinati, dove il regista sente di aver smarrito se stesso.
Quando ha incontrato Sharon, ha creduto per la prima volta di poter vivere una vita normale. Da bambino, infatti, ha conosciuto l’orrore dell’Olocausto, è stato deportato nel ghetto di Varsavia e ha perso sua madre, uccisa ad Auschwitz.
Il sogno si interrompe brutalmente, mentre Polanski, che aveva rimandato il suo rientro a Los Angeles, resta consumato dal senso di colpa. Ed ecco che nel 1977 il cineasta torna a occupare le prime pagine, accusato di un crimine infamante.
Roman Polanski e quel 10 Marzo 1977
Samantha Geimer ha poco meno di 14 anni, ma sogna di diventare attrice e modella, come sua madre. Secondo le ricostruzioni, sarebbe stata invitata da Polanski ad una festa nella villa di Mulholland Drive che Jack Nicholson divideva con la compagna Angelica Huston.
Stando all’accusa, Polanski avrebbe attirato Samantha con la prospettiva di scattare delle fotografie per Vogue. Ma al suo arrivo, non ci sarebbe stata nessuna festa: lei e Roman sarebbero stati soli. Polanski le avrebbe offerto dello champagne, ma si sarebbe trattata solo di una scusa per somministrarle dei tranquillanti.
Da qui, le due versioni differiscono completamente. Secondo il regista, il sesso era illecito ma consensuale. Samantha, invece, afferma di essersi ribellata e di aver espresso chiaramente la propria contrarietà .
I genitori di Samantha Grimes scoprono l’accaduto e denunciano Polanski, che all’epoca aveva 44 anni. Su di lui pesano ben 6 capi d’accusa: stupro, perversione, sodomia, molestie su un minore di 14 anni e somministrazione di droghe a un minorenne.
Quando inizia il processo le accuse vengono derubricate a un unico reato minore: rapporto sessuale illecito con soggetto di età inferiore ai 14 anni. Polanski si dichiara colpevole, e viene condotto in una prigione di massima sicurezza per una valutazione psichiatria di 90 giorni.
Inizialmente, il giudice aveva promesso ai legali di Polanski una condanna mite, che grazie alla condizionale non avrebbe previsto detenzione. Dopo 42 giorni il regista viene rilasciato, mentre la perizia psichiatrica attesta che non si tratta di un soggetto deviante né pericoloso.
Ma a questo punto, il giudice fa marcia indietro. Il caso resta sotto i riflettori dei media, e Roman Polanski rischia di ricevere una condanna esemplare. Consapevole di rischiare fino a 50 anni di carcere, il regista prende immediatamente un aereo per Londra.
Polanski era regolarmente in possesso del proprio passaporto e non si trovava in libertà vigilata. Eppure, da quel momento per gli Stati Uniti resterà un fuggitivo: attualmente, il suo nome resta ancora nella lista nera dell’Interpol.
Il regista lascia presto Londra e si trasferisce a Parigi, dov’era nato il 18 Agosto del 1933. Prende la cittadinanza francese, sapendo che le autorità negheranno sempre l’estradizione. Eppure, nel 2009, quel passato oscuro torna a ripresentare il conto.
Il presente di Roman Polanski
Il 26 Settembre 2009, Polanski raggiunge la Svizzera per ricevere un premio alla carriera, assegnato dal Festival del Cinema di Zurigo. Ma all’aeroporto, viene accolto dalla polizia e tratto in arresto. Trascorrerà 9 settimane in carcere e 8 mesi agli arresti domiciliari nella sua casa di Gstaad, prima che venga ufficialmente negata l’estradizione.
Una petizione per la liberazione di Roman Polanski viene firmata da oltre 100 personalità dell’industria cinematografica, tra cui Woody Allen, Martin Scorsese, David Lynch, Pedro Almodovar, Wes Anderson e Tilda Swinton.
Ma soprattutto, è la stessa vittima che torna a difendere il regista. Samantha Geimer ha dichiarato più volte che, dopo oltre 40 anni, l’uomo merita di essere lasciato in pace. Ospite del celebre talk show della CNN The Larry King Show, ha dichiarato:
“Il sistema giudiziario e i media mi hanno danneggiato molto più di Roman Polanski.”
Il successo di J’accuse – L’ufficiale e la spia ha riacceso puntualmente il fuoco della polemica. Poco prima dell’uscita del film, nel Novembre 2019, arriva una nuova pesante accusa: l’ex modella Valentine Monnier in un’intervista al quotidiano Le Parisien racconta di essere stata brutalmente picchiata e violentata da Polanski quando aveva 18 anni.
Nel 2017, era stata l’ex modella tedesca Renate Langer ad accusare Polanski. Le violenze sarebbero avvenute quando aveva 15 anni. Nel corso del tempo, quindi, 5 donne l’hanno accusato delle medesime violenze. Nessuno degli episodi, comunque, è mai stato denunciato, mentre il regista nega fermamente ogni responsabilità .
Per conoscere la sua versione della storia, su YouTube è possibile vedere gratuitamente il documentario del 2011 Roman Polanski : A Film Memoir. In una lunga, struggente intervista ripercorre l’intero arco della sua straordinaria esistenza, costellata di trionfi e tragedie.
Si scusa con Samantha Geimer per l’errore che ha commesso. E sembra esprimere un solo desiderio: essere ricordato per i suoi film, in particolare Il pianista.
Una tra le più sconvolgenti opere cinematografiche sull’Olocausto mai realizzate. Forse, quella che meglio restituisce il freddo, la fame, il terrore e lo smarrimento di un essere braccato, solo di fronte alla Storia.
Parlare dell’oscuro passato di Roman Polanski ci obbliga a porci sempre la stessa domanda: è possibile separare l’uomo dall’opera? Qualunque sia la risposta, la sua filmografia resta una incredibile variazione sui temi dell’espiazione e la colpa, su come la sfortuna, il caso o il destino possano accanirsi sulla vita di un uomo.
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