La misura preventiva è stata presa con l’intento di evitare un secondo lockdown. Come cioè quello che ci ha tenuti tutti in casa da metà marzo a metà maggio 2020, con conseguenze per l’economia e per la società certo non trascurabili.
In seguito all’adozione di questa misura polemiche sono esplose un po’ ovunque. C’è chi parla di un danno ingiusto arrecato all’economia del settore. E c’è chi accusa i gestori dei locali di non aver rispettato le regole, mettendo in pericolo tutti.
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Proprio tra questi ultimi sembra schierarsi appunto Francesco Motta. Apprezzatissimo cantautore della scena “indie” italiana, concorrente a Sanremo e per moti voce di una generazione con il suo famoso album La fine dei vent’anni (2016).
Motta rimarca come il mondo della musica strumentale dal vivo si sia dovuto fermare per mesi. Questo mentre i gestori di club hanno continuato dj set ed esibizioni pagando in nero (dice lui) e provocando stragi ancora prima del virus.
Un insieme di osservazioni che assumono molto la forma di uno sfogo, culminante in un invito piuttosto esplicito: “Andatevene affanculo e rispettate le regole come tutti”. Lo sfogo di un artista in una situazione complicata e frustrante.