Cancelleria è l’ottavo bravo de Il Re è Nudo, album del 2014 dei Pinguini Tattici Nucleari ed opera prima della band bergamasca. Si tratta di un’autentica canzone di critica sociale nella quale la nostra società è sostituita da quella fittizia di Cancelleria che è sinistramente simile a quella che fu l’Italia fascista.
Questa risulta essere un universo nel quale i vari strati della società vengono identificatati in determinati oggetti classici di cancelleria: penne, matite, gomme e quant’altro.
I Pinguini ci raccontano una storia nella quale, dopo lo sciopero dei boia, avviene una vera e propria rivoluzione popolare, affogata nel sangue, o meglio, grafite. Un brano talmente attuale da risultare crudo e cattivo nonostante i protagonisti siano semplici oggetti inanimati.
Cancelleria: due parole sulla melodia
Per accompagnare le bellissime parole del brano, i PTN utilizzano sonorità a loro molto care e che si sposano perfettamente tra loro. Dopo un intro parlato su una chitarra dallo stile “western” e un ridondante basso, si ha un intramezzo rock-funk che dà carattere al pezzo. Le strofe tornano sullo stile iniziale ma vengono incalzate da una batteria ritmata che dona carica e enfasi alle crude realtà descritte dalla voce. Il climax finisce così su un ponte con una chitarra solista dal riff graffiante e potente.
Dopo un lungo e ben costruito intramezzo centrale, in cui la voce descrive l’ascesa definitiva al potere delle biro e la trasformazione delle altre fazioni, il finale è lasciato in mano a una potente sezione rock in grande stile.
Lo sciopero delle gomme e la rivoluzione delle matite
Un sindacalista proclamò al telegiornale Che le gomme avrebbero intrapreso uno sciopero nazionale Inutile dirlo, alla notizia dell’assentarsi del boia Le matite brindarono con gioia
Le biro, grandi cape, cercarono di mantenere Allo stesso status sociale di prima le matite che però adesso Intendevano abolire ogni classista distinzione E ai loro cortei nelle piazze inneggiavano alla rivoluzione
Le biro trasalirono al solo pensiero che le matite Potessero intaccare il loro potere o peggio prendersi le loro vite E mobilitarono la stampa affinché le avversarie sociali Venissero dipinte come eversive, controproducenti e sleali
Ma le matite volevano solo uguaglianza e libertà Stessi diritti, stesse scuole, stessi autobus e cinema Speravano che senza le gomme le loro richieste sarebbero state ascoltate
Tutta la vicenda narrata dai Pinguini ha un esatto momento nel quale prende vita: lo sciopero delle gomme. Queste, in questo universo parallelo sono i boia; coloro che, con la forza della paura, tengono sotto scacco le matite, il cui tratto può essere cancellato facilmente dalle gomme. Le gomme operano per volere dei gran capi, le penne.
Le matite dunque, venendo meno i boia, decidono di ribellarsi; le penne dunque chiedono aiuto al “Quarto Potere” di Wellsiana memoria: la stampa. Le biro infatti si mobilitano affinché l’opinione pubblica veda nelle matite, che volevano uguaglianza e libertà, come dei personaggi eversivi e violenti.
La violenza della rivoluzione
Perché sulla carta le loro parole non potevano più essere cancellate E le stilografiche nei loro salotti di alta borghesia Così come gli scotch e le graffette nelle strade di periferia Imputavano alle matite la colpa di ogni problema E così per ignorare la crisi il popolo ricorse a un anatema
Gli atti di violenza non tardarono a venire Quando manca da mangiare solo l’odio si può ingerire E una volta che le tavole furono imbastite In città iniziarono a scorrere fiumi di grafite Fiumi di grafite
In questa strofa centrale, i Pinguini ci raccontano cosa accade in un momento nel quale le matite, che fungono da classe media in questa società, si ribellano.
Secondo la band bergamasca infatti sia le penne stilografiche che stanno ad indicare l’elite economica e politica che scotch e graffette che simboleggiano gli ultimi se la prendono con le matite, ricorrendo ad un anatema, ovvero sia, maledicendole.
Le prime ovviamente hanno paura di perdere i loro privilegi, mentre i secondi vengono convinte dalla stampa della pericolosità delle matite. Parlando di una società basate sulle caste nella quale il denaro è diviso in maniera inuguale, una sommossa del genere non può che finire nel sangue. Per le strade infatti inizia a scorrere la grafite, la linfa vitale delle matite.
Lo Sterminio delle Matite
E quando il gran consiglio delle biro deliberò lo sterminio totale delle matite In quanto esse causavano disordine sociale I righelli, i pennarelli, le forbici e i temperini Dismisero le vesti di osservatori e assunsero quelle di aguzzini
E poi le gomme annunciarono la fine della loro protesta E si trovarono davanti una patria quanto mai grigia e mesta Ed era troppo ormai, le gomme dovevano emigrare Perché a cosa serve una gomma se non c’è rimasto niente da cancellare?
Il Gran Consiglio delle Biro, citazione ovvia e palese al Gran Consiglio del Fascismo ordina dunque lo sterminio delle matite, oramai dipinte come vere nemiche del popolo. Le forze dell’ordine, rappresentate da righelli e forbici divengono aguzzini per andare a caccia di questi elementi.
Nel video ufficiale della canzone sia le biro che le forze dell’ordine, in questo momento della canzone, vengono rappresentate con indosso una fascia rossa con dentro disegnato un cancelletto in nero. Questa è ovviamente una citazione alla fascia con la svastica che portavano i nazisti sul braccio.
In questa situazione di caos le gomme pongono fine al loro sciopero ma sono costrette ad emigrare in quanto non esiste più alcuna matita da cancellare. Questa strofa è ovviamente un racconto in salsa metaforica di quanto avvenne in Italia nel ventennio fascista, quando le forze dell’ordine si riunirono in squadre per andare casa per casa a trovare gli ebrei.
Il Mesto finale
Nel libero stato di Cancelleria restarono solo le biro Che cantarono e festeggiarono per la vittoria Ma com’è piccola, ma com’è fragile Ma com’è viscida e al contempo labile
Questa borghese morale ablatoria Cantaron vittoria, rigonfie di boria, dormiron tranquille nei loro morbidi letti Almeno finché, almeno finché, almeno finché Non arrivarono i bianchetti
Le matite sono state sterminate, le biro sono ora l’unica realtà della società e festeggiano per questo. Si godranno questa loro supremazia almeno finché non arriverà qualcuno più forte di loro, i bianchetti (nel video rappresentati come gli iconici martelli del film The Wall).
Cosa ne pensate di questa nostra analisi di Cancelleria? Qual è il vostro brano dei Pinguini Tattici Nucleari?
Prima vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare