Il Labirinto del Fauno: Analisi e Origini dell’Uomo Pallido di del Toro

Si apre la rubrica dedicata ai mostri del cinema e la inauguriamo con un approfondimento sull'Uomo Pallido de Il Labirinto del Fauno.

Labirinto del fauno Uomo Pallido, cannes
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Esiste un filo rosso che collega il pittore spagnolo Francisco Goya e la tradizione degli Yokai, termine giapponese per definire le creature soprannaturali della tradizione mitologia giapponese. Quel filo rosso è rappresentato da Guillermo Del Toro e più nello specifico dall’Uomo Pallido, mostrum del suo capolavoro Il Labirinto del Fauno interpretato dal grande Doug Jones. 

Creatura antropomorfa priva degli occhi sul suo inquietante volto, guardiano di un sontuoso banchetto pieno di prelibatezze.

Nelle sue grandi mani dalle dita affusolate, due squarci nei quali vanno inseriti dei bulbi oculari ma solo all’occorrenza. Perché nelle sua stanza c’è una regola da rispettare se non lo si vuole svegliare: non mangiare nulla. 

Analisi e Origini dell’Uomo Pallido – Dalla Mitologia all’Arte

Quelle pietanze luculliane non spettano a nessuno, tantomeno ad una giovane Ofelia. Pena, la furia dell’Uomo Pallido che si sbarazzerà delle fate protettrici della giovane divorandole, esattamente come il meraviglioso dipinto di Goya, Saturno Che Divora i Suoi Figli (1823).

Saturno che divora i suoi figli - Uomo pallido
Saturno Che Divora i Suoi Figli, Francisco Goya, 1821-1823. Fonte: Wikipedia, Soerfm

Saturno è una divinità altresì conosciuta dai greci come Crono, il più giovane dei Titani, la cui leggenda narra che suo figlio l’avrebbe privato del potere per poi soppiantarlo.

Da qui, inizierà a divorare ogni figlio donatogli dalla moglie Rea, la quale riuscirà a mettere in salvo solamente Zeus. 

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Goya, così come Rubens, decise di dare un’anima pittorica a questa leggenda, differendo dal pittore fiammingo e mettendo in mostra una cieca follia antropofaga, amplificata da uno sguardo di follia.

Due occhi che nell’Uomo Pallido sono assenti, a differenza della ferocia con cui questi afferra e addenta la fata protettrice della protagonista Ofelia. 

Svanisce dunque ogni ragione, generando dei mostri che compiono (coerentemente) azioni mostruose. Esattamente come è titolata una delle più famose incisioni del pittore spagnolo, Il Sonno della Ragione Genera Mostri (1797). Mostri che nella mitologia di Del Toro attraversano il continente europeo e dalla Grecia arrivano nella terra del Sol Levante. 

 

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La mitologia giapponese meriterebbe un capitolo a parte, data la sua grande vastità. Basti pensare che secondo il pantheon scintoista vi sono  ben otto milioni tra spiriti e divinità. Ciò che a noi interessa per scoprire meglio l’Uomo Pallido è il gruppo degli Yokai, i quali a loro volta si suddividono in altri sottogruppi.

Animali, oggetti, umanoidi. Manifestazioni inquietanti che non hanno mai una piena accezione positiva, almeno nei gesti da loro compiuti. Scavando nel lungo elenco di Yokai, è possibile scorgere il nome di Tenome che, tradotto letteralmente, significa Occhi Sulle Mani, arrivando quindi a comprendere la principale fonte di ispirazione per Del Toro. 

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Abitante notturno dei campi aperti, la forma fisica del Tenome è molto simile all’Uomo Pallido in questione, seppur con qualche sensibile differenza.

Infatti, il primo, ha le fattezze di un anziano privo di bulbi oculari sul suo volto. Vaga in vari luoghi alla ricerca di esseri umani da divorare, aspettando che la preda sia molto vicina a sé. E così come l’Uomo Pallido, la sua origine non è nota se non per supposizioni o leggende folcloristiche, andando a toccare altri lidi.

Ed è qui che si inserisce Guillermo Del Toro insieme al suo cinema ed alla sua invidiabile fantasia nel saper costruire favole nere di una meravigliosa potenza. Nella prossima pagina, analizzeremo la figura del mostro ne Il Labirinto del Fauno.