Galveston – Finalmente al cinema il film del creatore di True Detective | Recensione
Galveston: dal 6 agosto al cinema il primo film americano di Melanie Laurent tratto dall'omonimo romanzo di Nick Pizzolato, geniale autore di True Detective
Alla scoperta di avere una malattia ai polmoni il mondo di Roy, killer professionista, sembra crollare. Come se non bastasse, dopo essere caduto in una trappola architettata dal suo capo, si ritrova a scappare. A fargli compagnia c’è la bella Raquel, una giovane escort che si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. La fuga lega queste figure con un vissuto fatto di sbagli e sofferenze, cercando ora di redimersi e rimettere insieme i pezzi della propria vita. Tornato nella sua città natale, Galveston, Roy decide di voler aiutare Raquel prima di uscire di scena una volta e per sempre. Dopo il vano tentativo di fare pace con i demoni del proprio passato, Roy tenta l’ultima carta per garantire un futuro alla ragazza.
Sin dalle prime scene si delinea una storia molto convenzionale e prevedibile, che affonda le radici in stereotipi di genere (basti pensare Leòn). Ed ecco allora che ritroviamo personaggi e meccanismi narrativi consolidati che, oltre a puzzare di vecchio, restano piuttosto statici. Roy è appunto il solito killer che, alla scoperta di una malattia, cerca di fare pace con il proprio passato e, sfuggito a una trappola tesa dal suo boss, cerca riscatto. Raquel invece è la classica ragazza scappata di casa con alle spalle una storia di abusi e maltrattamenti, nel posto sbagliato al momento sbagliato. Le strade dei due si incrociano un po’ per caso e altrettanto per caso finiscono per legarsi, in un intreccio di traumi, sofferenze e scelte sbagliate inespresse. In Galveston la Laurent non sfrutta quasi mai, se non il alcuni sprecati momenti di confronto, il potenziale emotivo di figure tanto drammatiche.
In Galveston non succede nulla
Guardando Glavestone si ha la sensazione che non accada nulla eppure di materiale interessante ce n’era e i tempi dilatati premettevano avvenimenti densi ma concretamente succede ben poco, e seppure si tratti di una crime story, Galvestone è privo di azione e dramma. La Laurent fallisce il suo intento di realizzare un film intimista e fatalmente tragico, i cui conflitti si risolvono in maniera superficiale e approssimativa.  A poco valgono le capacità individuali dei singoli artisti coinvolti, che non sembrano siano riusciti a lavorare insieme con armonia. Vengono annullate la bravura attoriale di Ben Foster o le abilità registiche della Laurent che riesce, tuttavia, a ricreare l’atmosfera cupa e decadente che caratterizza la storia. Complice la fotografia dai toni spenti di Dagmar Weaver-Madsen che infonde un senso di desolazione al vasto panorama texano. Un film forse non da buttare, se non nella somma delle sue parti.