Ariete: Recensione Spazio – Una nuova voce si è aggiunta, ormai da tempo, al coro della scena romana: è quella di Arianna Del Giaccio, in arte Ariete. Dopo una breve gavetta (un paio di singoli pubblicati, qualche concerto nei locali della capitale e una partecipazione stroncata a X-Factor) entra a far parte della scuderia di Bomba Dischi. L’etichetta romana, che più di tutte ha contribuito alla scena it-pop finendo per diventare simbolo e tempio sacro dell’indie, ha creduto nel talento della giovane cantante. E proprio con Bomba Dischi ha prodotto il suo EP d’esordio: Spazio, una raccolta di 6 tracce che già promettono bene.
Dalla sua cameretta ad Anzio Ariete ha mosso i suoi primi passi, musicalmente parlando, scrivendo testi e producendo musiche. Come tanti altri prima di lei, Arianna segue le orme (e si sente) di quelli che in un certo senso sono diventati i colossi della musica indie italiana: Contessa, Calcutta e Gazzelle. I debiti e i rimandi sono chiari ed evidenti, sia nei testi che nelle musiche, che oscillano dall’emo-indie fino alla trap di Carl Brave. Ma non solo, sembrano riecheggiare in alcuni momenti sonorità indielettroniche che riportano alla mente gli XX o i Daughter, pensando, per esempio, all’intro di Avrei voluto dirti. E per cui, cosa ha di nuovo? Proprio nulla, tutto già sentito, ma com’è stato raccontato?
Gli amori tossici, le paure, i pianti, le ansie sono quelle di tutti, sono quelle nostre, sono quelle di una ragazza che a vent’anni canta “Essere giovani fa schifo e non poter decidere fa tanto male. Essere giovani non fa per me.” Ma queste sensazioni si mescolano tra loro in maniera incoerente e instabile, come può essere una ragazza alla fine dell’adolescenza, con le idee ancora poco chiare e i sentimenti scossi. Tuttavia, questa incoerenza intrinseca nelle tematiche di Spazio non intacca in alcun modo la capacità di scrittura della giovane Ariete. I testi sono dei lucidi ed espressivi racconti del vissuto di Arianna tra le delusioni d’amore che fanno tanto male, la frustrazione e la voglia di perdersi nella grande Roma.
Tra i suoni del bedroom pop e atmosfere lo-fi Arianna pubblica un album che è un po’ caratteristico di una nuova generazione di talenti che in maniera introspettiva canta della propria rabbia e delle proprie paure. E seppure le sensazioni che ci suggerisce Spazio rimandino troppo spesso alle ripetitive atmosfere della new wave italiana, la scrittura è profondamente intimista. E anche se Ariete passa dalla quieta consapevolezza di un amore sofferto in Amianto (la migliore canzone di tutto l’album per noi) al girovagare nostalgico a Termini in Pillole, riesce a trasmetterci le sue gioie e i suoi dolori. Ascoltando Spazio ci ritroviamo anche noi un po’ in quella cameretta piccola e buia. Con il suo esordio, seppure ancora acerbo e immaturo, Ariete svela un talento che è tutto un dire e perciò aspettiamo incuriositi il suo prossimo lavoro, e accompagnarla lungo la strada che ha ancora da fare.