L’Esorcista: La Vera Storia che ha ispirato il film di William Friedkin

L'Esorcista è uno dei film horror più amati al mondo. Abbiamo deciso di raccontarvi la "vera storia" a cui è ispirato, quella di Roland Doe

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L’Esorcista, stasera alle 21 su Iris, (Qui la nostra recensione) è un film del 1973 diretto da William Friedkin e con protagonisti Linda Blair, Jason Miller e Max Von Sidow, attore recentemente scomparso. Narra la storia di una bambina, Regan, impossessata dal demonio e che dovrà essere esorcizzata da degli uomini di fede.

La storia si basa sull’omonimo libro di William Peter Blatty, uscito 2 anni prima ed ispirato ad una storia realmente accaduta: circa 30 anni prima infatti un bambino del Maryland fu protagonista di eventi che tutt’oggi restano inspiegabili. Ecco la sua storia.

L’Esorcista: una doverosa premessa

Tutto ciò che sappiamo di questa storia proviene dal diario di uno dei preti che materialmente compirono il rito sul giovane Roland Doe, il Reverendo Esorcista Raymond Bishop. Blatty, che studiava a Georgetown venne a conoscenza della storia e lesse il diario del prete, traendo ispirazione per quello che sarebbe poi divenuto il suo capolavoro.

Tuttavia, tutta la vicenda è circondata da un alone di mistero e sono molte le discussioni aperte sulla veridicità di quanto narrato. Di conseguenza tutta la storia che vi proponiamo è frutto di una commistione tra fatti realmente accaduti, racconti contenuti nel diario di Bishop, leggende e speculazioni varie.

Una cosa è certa infine, motivo per il quale siamo qui a parlarvene. Senza Roland Doe e quel diario non avremmo mai avuto L’Esorcista, uno dei film horror più belli della storia del cinema. Fatta questa doverosa precisazione, possiamo iniziare.

Roland Doe e la zia Harriet

Siamo nel 1949 nel Maryland, in una piccola cittadina chiamata Cottage City, di circa 1000 anime. Qui vive Roland Doe (nome fittizio dato al protagonista di questa storia per garantirne la privacy), quattordicenne, figlio unico di una famiglia luterana di origini tedesche. Roland (conosciuto anche con lo pseudonimo di Robbie Mannheim) è un ragazzino timido e schivo, con pochi amici.

La maggior parte del tempo lo passa con sua zia Harriet, una donna esperta nelle arti occulte e spiritiche che vede nel bambino quasi un amico con cui condividere le sua conoscenze. Tra queste c’è l’utilizzo della tavola Ouija, un oggetto attraverso il quale sarebbe possibile comunicare con il regno dei morti.

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Roland era affascinato da quell’oggetto e ci “giocò” insieme alla zia per molto tempo. Il 27 gennaio 1949, la donna morì in circostanze sospette e questo spinse Roland, due giorni dopo, ad utilizzare la tavola per poter parlare di nuovo con lei.

L’inizio della possessione

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Dopo questo evento, la famiglia di Roland iniziò a sperimentare eventi inspiegabili di natura Poltergeist: suoni di gocce d’acqua senza nessuna fonte o graffi sulle pareti. Il padre di Roland cercò la perdita d’acqua per tutta la casa, rompendo anche parti di muro, ma non trovò traccia di guasti.

Col passare del tempo questi fenomeni si amplificarono e forti rumori di passi in piena notte e strani movimenti di oggetti si aggiunsero a quelle serie di eventi, cosa che preoccupò la famiglia.

Roland fu il più colpito da questa entità. Infatti divenne iroso e violento, capace di parlare in latino, vittima di violente convulsioni oltre che a svegliarsi spesso coperto di lividi e tagli ancora sanguinanti. Il ragazzo mantenne questi atteggiamenti anche a scuola; furono decine le persone che testimoniarono di aver visto il suo banco levitare e distruggersi in mille pezzi, cosa che fece trapelare la notizia sui giornali.

La traformazione di Roland Doeì

I genitori di Roland tentarono la strada della medicina, sottoponendo il ragazzo a cure di diversa natura senza ottenere il benché minimo risultato, anzi. Le crisi di Roland peggioravano e dunque la famiglia decise di rivolgersi alla chiesa ed in particolare al reverendo luterano Luther Miles Shulze.

Durante la sua permanenza a casa di Roland, la notte del 17 febbraio, il prete assistette a molti degli eventi descritti dai genitori di Roland, oltre a vedere il suo letto levitare e si convinse della possessione del ragazzo.

Decise dunque di sottoporre il giovane a un rito di espiazione luterano che non sortì alcun effetto. L’uomo decise allora di rivolgersi alla chiesa cattolica in cerca di aiuto. Contattò dunque il prete Edward Hughes che in seguito riferì di aver visto nel ragazzo uno sguardo vuoto e vacuo, quasi come se Roland non ci fosse più.

Hughes dichiarò poi che nel primo incontro con Roland, pose una Bibbia sul tavolo cosa che causò la levitazione della sedia sulla quale era seduto. Il prete chiese allora in latino chi fosse l’entità dentro Roland. Il ragazzo, con voce gutturale non sua, rispose nella stessa lingua:

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Io sono una legione

Gli esorcismi di Roland Doe

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A fronte di questo evento, Hughes si convinse che affidarsi ad un esorcista fosse l’unica strada percorribile. Tuttavia non era fiducioso delle sue sole forze e dunque chiese aiuto andando con Roland al Georgetown Univeristy Hospital, un ospedale gesuita.

Non appena mise piede in quel luogo, il ragazzo divenne una furia, prese a calci e pugni chiunque e venne tenuto a bada a fatica dagli infermieri che dovettero legarlo con delle cinghie. Durante uno dei tanti esorcismi che subì, Roland riuscì a liberarsi, a strappare una molla dal letto e a ferire padre Hughes al braccio, causandogli una profonda ferita, cosa che fece annullare il rito.

Nelle settimane a seguire, furono molti gli uomini di chiesa contattati da Hughes che tentarono di esorcizzare Roland, fallendo tutti. Tra di loro c’erano William Bowderm Raymond Bishop e Walter Halloran, tre influenti esorcisti di Saint Lewis.

Gli uomini raccontarono che durante i riti spesso capitava che sul petto del ragazzo apparissero lividi che formavano scritte come Evil o Help oltre a testimoniare dei violenti comportamenti del ragazzi.

La fine della possessione

I preti dunque pensarono che l’ultima speranza fosse quella di battezzare Roland e di sottoporlo alla Santa Comunione. Ritenevano infatti che solo così gli esorcismi avrebbero attecchito su quel demone così potente.

Gli uomini di chiesa riuscirono dunque, spezzandosi le dita delle mani, ad infilare l’ostia consacrata a forza nella bocca di Roland che oppose una strenua resistenza, bestemmiando in latino e scrivendosi sul petto con le unghie la parola Hell oltre che rompendo il naso di Padre Halloran, come lui stesso avrebbe poi testimoniato.

Dopo questo ultimo, estremo gesto, Roland svenne e si svegliò qualche minuto dopo totalmente guarito, senza alcuna ferita e sospirando semplicemente É finita.

Cosa ne pensate di questa storia? Quanto c’è di vero secondo voi? Amate l’Esorcista (Qui la nostra analisi della colonna sonora) ? Per altre notizie e approfondimenti continua a seguirci su LaScimmiaPensa.com