Si potrebbe parlare di un vero e proprio “effetto Ferragni“. La campagna promossa dall’influenzar più famosa d’Italia sembra aver dato i suoi frutti. Dopo le polemiche sulla presenza di Chiara Ferragni agli Uffizi, ecco arrivare dati a dir poco incoraggianti.
Un incremento del 27% di ingressi di under 25 in uno dei musei più visitati d’Italia. Come dichiara il direttore Eike Schmidt, tra sarcasmo e orgoglio per questa iniziativa. Che, oltre agli ingressi, ha trasformato in trend topic proprio l’hashtag dedicato agli Uffizi, tra Instagram e Twitter.
I numeri parlano chiaro. Tra venerdì e domenica, gli Uffizi segnano un incremento delle presenze del 24% rispetto al fine settimana precedente. Da 7.500 circa a oltre i novemila biglietti staccati qualche giorno fa. Il direttore ha commentato così:
“Oltre all’incremento generale, che per la prima volta post lockdown vede più di tremila presenze al giorno, annotiamo un incremento di giovani under 25: circa 3.600. Nel weekend passato poco più di 2.800. Ossia, 761 presenze in più per un incremento del 27%”
Numeri che non mentono mai e che danno ragione alla scelta di sfruttare la visibilità di Chiara Ferragni per far avvicinare i giovani all’arte ed al museo del capoluogo toscano. In barba alle polemiche che il direttore Schmidt commenta con una vena sarcastica.
“Durante questa settimana abbiamo visto, letto e sentito un sacco di tuttologi che ci hanno insegnato di tutto. Alla luce di questi dati, posso dire che mi dispiace per loro”
Una doppia vittoria, dunque. Giustamente festeggiata con questo commento piccato verso chi ha partecipato al classico gioco degli indignati, carichi di un moralismo sconfinato e reazionario. Perché, in fin dei conti, è quantomeno doveroso (se non necessario) andare ad analizzare il problema a monte e chiedersi i motivi per cui si è arrivati al punto da dover “scomodare” Chiara Ferragni per far tornare i giovani al museo.
Magari guardando ad un sistema scolastico rivedibile che viaggia di pari passo a quello istituzionale, ancorato ad un passato incapace di svecchiarsi e rivolgersi alle nuove generazioni. In fin dei conti, si sa, è sempre più facile guardare al dito e non alla luna. Pratica di cui l’Italia è da sempre campionessa indiscussa.
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