È cominciata oggi la seconda fase del processo che si sta svolgendo in quel di Londra e che vede Johnny Depp contro il gruppo editoriale del The Sun, che lo avrebbe diffamato definendolo un uomo che picchiava le donne e, nello specifico, l’ormai ex moglie Amber Heard.
La seconda fase inizia proprio con la testimonianza di Amber Heard, che finalmente ha l’occasione di rispondere a tutto ciò che è stato detto nelle scorse settimane. Parole che hanno contribuito a dare, dell’attrice, un ritratto non proprio lusinghiero.
Tra le molte cose che Amber Heard ha ripetuto – come il fatto che Johnny Depp l’avrebbe più volte minacciata di morte – è emerso anche il racconto di una situazione simile a un film dell’orrore, in cui l’attrice si è sentita in ostaggio per tre giorni.
Amber Heard ha infatti raccontato di aver fatto visita a Johnny Depp, in Australia, sul set di Pirati dei Caraibi nel 2015. L’obiettivo era quello di passare tre giorni insieme, da soli, per godere l’uno della compagnia dell’altra. Tuttavia la Heard ha detto di aver avuto paura per la sua incolumità per tutto il tempo e che quei tre giorni sono stati la peggior cosa che ho mai dovuto affrontare.
Faceva tutte le accuse più assurde, ha spiegato la Heard, aveva delle strane allucinazioni paranoiche. Il modo migliore per descrivere quel che è successo in Australia è dire che si è trattato di una situazione di ostaggio durata tre giorni. Dovevamo stare per tre giorni per conto nostro, ma quando sono arrivata lì mi sono resa conto che ero intrappolata in questo luogo remoto, senza alcuna possibilità di andarmene, con Johnny che aveva già fatto un pesante uso di droga.
Poi Amber Heard ha continuato, dicendo: Si trattava di una casa in un luogo isolato, a circa venti minuti da un possibile aiuto. Un luogo che non potevo lasciare. Ero intrappolata e isolata con una persona violenza che stava soffrendo una depressione maniacale, un disturbo bipolare e una serie di ripetute psicosi e violenti dovute alla droga.
L’attrice ha raccontato che nel corso dei tre giorni ha subito forme di violenza psicologica, fisica ed emotiva, che l’avrebbe portata ad avere il naso e il labbro spaccati, così come molte ferite sulle braccia.
A un certo punto, prosegue il racconto, mi ha afferrato per il collo e mi ha spinto contro il mobile bar. Ero contro il bar, nuda, piegata sulla schiena, che era poggiata sul marmo. Stava spingendo così forte sul mio collo che non riuscivo a respirare. Ho cercato di dirgli che non riuscivo a respirare. Ricordo di aver pensato che mi avrebbe ucciso in quel momento.
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