Max Calavera la tocca piano su come i suoi Sepultura siano riusciti ad evitare il triste destino dei Metallica
La famosa svolta “commerciale” dei Metallica, iniziata per alcuni con il Black Album, per altri con la coppia Load e Reload, è da sempre al centro del dibattito nella musica rock e metal. Un gruppo fondamentale per il genere, popolarissimo e rivoluzionario, che all’inizio degli anni ’90 finisce con l’incorporare progressivamente tutte le influenze del rock alternativo contemporaneo (leggi: Nirvana), “tradendo” così schiere di fan ed avviandosi verso il sicuro successo da classifica. Questo è il terribile destino che Max Cavalera, simbolo del metal più intransigente e puro, non ha mai voluto (e infatti ha evitato) per i suoi Sepultura. Il complesso brasiliano infatti, più o meno all’altezza del cambio di rotta dei Metallica, comincia invece a sperimentare con quello che di lì a poco sarebbe stato chiamato nu metal.
Chaos A.D. (1993) e soprattutto Roots (1996) segnano questo svolta, la quale tuttavia segue un percorso diametralmente opposto rispetto a quello della band di Los Angeles. Ricerca, sperimentazione e “brutalità” sempre davanti a tutto, mentre i Metallica si dedicano a singoli di rock generico posteriormente considerati alquanto mediocri, come Fuel e soprattutto The Memory Remains. Lasciati i Sepultura, Max Cavalera fonda i Soulfly, proseguendo coerentemente su un percorso musicale del tutto in linea con quello già intrapreso. Oggi, guardando indietro, la leggenda brasiliana del metal dice: “Quando penso ai Metallica, sono grato che non ci siamo mai trasformati in loro. Mi piacciono i loro primi quattro dischi, ma dopo quelli proprio niente. Se fossi rimasto nei Sepultura, probabilmente ci saremmo trasformati in merda. Il successo può distruggere le persone”.