Dopo due anni, il nuovo disco del ragazzone “graffiti pop”.
Da dove spunta questo nuovo disco di Frah Quintale? I meme sul 2020 che fa sempre più schifo si stanno rivelando estremamente attinenti alla realtà, ma in questo anno surreale vediamo anche Kanye West che si candida alle presidenziali USA (ce lo saremmo dovuto aspettare) e Achille Lauro che ha deciso di cambiare la musica italiana. In un contesto del genere, un nuovo album di Frah Quintale non sembra una notizia esaltante: il cantautore e rapper bresciano è uscito dall’orbita delle meteore del pop italiano dopo aver pubblicato soltanto due album, finendo in un limbo in attesa di rilanciarsi. Gli ascolti e i fan non gli sono mancati neanche nei lunghi periodi di stop, puntellati da singoli di successo come Missili con Giorgio Poi e 2% con Guè Pequeno. Ma i numeri contano poco, in un mondo di one-hit wonders.
Molte delle ex-nuove leve si sono costruite un bel seguito e un’ottima discografia dal 2016 a questa parte, e non ci si può più permettere di vivere di rendita. Non è neanche una questione di quantità: devi far uscire i brani, anche uno all’anno, e devono essere brani fatti bene. Sai benissimo che non puoi permetterti di crogiolarti in quello che hai scritto e hai prodotto due mesi prima, intorno a te la musica (non quella da classifica) si muove a duecento all’ora. A Frah Quintale qualcuno deve aver messo una fastidiosa pulce nell’orecchio.
Forse fuori dall’hype game, e con un pizzico di sapore in più.
Banzai (Lato blu) esce il 26 giugno per Undamento come metà di un progetto più grande; della seconda parte non si hanno ancora notizie. Il giochetto ha già funzionato bene con Frah Quintale, letteralmente l’hype game ha fatto decollare, e gli ha anche tenuto in piedi la baracca durante il periodo di sporadiche hit. Nella nuova fatica discografica l’aspettativa è utilizzata in maniera più intelligente, da artista e non da social media manager. Un doppio album servito in due piatti diversi, uno come aperitivo ad inizio estate e uno come dessert, che è ancora in cottura in forno.
L’ingrediente esotico che il ragazzone si è ritrovato in cucina è un po’ di crosta di R&B, che fa la sua figura intrigante nel primo singolo Buio di giorno e nella sua versione in doppia cottura con Redbone di Childish Gambino. Almeno fino a quando con la forchetta non si va più a fondo, ad assaggiare quello che c’è sotto.
La pulce nell’orecchio ha detto a Frah Quintale di darsi una mossa, provare ad alzare un po’ il tiro. Sfruttare il talento del suo storico produttore Ceri, che aveva già tirato fuori brani freschi in Regardez Moi (2017) e avvicinarsi alle intuizioni della black music, tenendosi stretta la vena cazzona sempre, come se avesse ancora la grossa maschera a forma della sua stessa faccia che usava per nascondere la sua stessa faccia.
Ormai si è tolto la maschera, ma non ha ancora cambiato la penna.
Sotto al testone di cartapesta ci sono sempre la stessa testa e gli stessi testi: orizzontalmente, nel disco stesso, e verticalmente, nel confronto con gli altri dischi. Una sandbox pop con qualche tag sui muri e l’erba che circola in quantità, l’open world di Frah Quintale ha la sua solita lore da mezzo fattone di trent’anni che gioca ad avere dieci anni di meno.
Per quanto tu possa guardarti dentro, trovare qualcosa che non sia una svarionata risulta difficile: Intro (Fogli colorati), che apre il disco, si fa un viaggio più personale nell’arcobaleno che Frah non vedeva più in Nei treni la notte (da Regardez Moi). Fedeli al titolo le Allucinazioni con la collaborazione di IRBIS37, la nuova leva di casa Undamento. Nella confusione c’è un po’ di serenità e di accettazione, cantate in Contento (già rilasciato come singolo). Il tour attraverso le parole delle restanti sette svarionate è un chillout del venerdì pomeriggio, che con una canna funzionerebbe molto meglio; non è detto che sia un difetto.
Insieme a Ceri alle produzioni ci sono lo strambo dj italodisco Bruno Belissimo e Crookers, mattatore della scena hip hop da un anno e mezzo a questa parte, dietro al disco di Massimo Pericolo. Il primo in Amarena, il pezzo più disco dell’album, il secondo in Faccia della notte: due pezzi che non danno quello che avrebbero potuto dare.
Si sente un pochettino di quell’R&B, un nu soul che Frah Quintale si è ritrovato tra le mani dopo aver cercato bene. Lo swag drumming di Sì,ah (sempre da Regardez Moi) è il segnale più chiaro del fatto che hip hop e black music erano nel menu del Frah già da anni; non li ha mai tirati fuori, ci ha provato in questo nuovo disco ed è riuscito a tirare fuori dei minuti di musica interessanti: il falsetto e il mood di Buio di giorno, o la strumentale liquida di Contento. Hanno lo stesso sapore degli snack americani che arrivano in Italia: non conosciamo la loro versione originale, ma non sono mica così male. Quando sei steso per terra in fame chimica sono una delle cose migliori che ti possa capitare. E anche questo non è detto che sia un difetto; ma non tutti abbiamo la busta di riserva in casa. Oppure in omaggio con la seconda parte del disco c’è anche la bustina del pusher?