Nessuna Razza è il secondo brano di Verità Supposte, il secondo album del rapper pugliese Michele Salvemini, in arte Caparezza. Questa canzone può essere vista come il manifesto ideologico di quello che il cantante avrebbe fatto da quel momento in poi nella sua carriera. Caparezza infatti veniva da una non troppo fortunata partecipazione a Sanremo dove cantò nel 1997 con lo pseudonimo di Mikimix. Dopo quell’esperienza decise che quel mondo non faceva per lui, cambiò nome e acconciatura (Capa-rezza: Testa Riccia, in pugliese) e divenne il portatore di un messaggio. Nessuna Razza è questo: la presentazione al mondo del suo nuovo essere e dei motivi che lo hanno spinto a prendere questa strada.
Nessuna Razza: due parole sulla melodia
In perfetto stile Caparezza e in modo omogeneo con l’intero album, anche in Nessuna Razza si tende a fondere un beat hip-hop e funk a sonorità popolari. Nel brano possiamo infatti sentire come l’intro synth sia subito seguito da una batteria hip-hop e un basso funkeggiante. Il tutto viene riempito e identificato con una chitarra acustica dalle sonorità southern rock, rafforzate da un “fischio” synth e dalla chitarra solistica dai sapori western. Il ritornello fa emergere l’anima crossover delle prime produzioni di Caparezza sostenendo la sua voce con più musicalità. Non possono mancare inoltre le, mai abbandonate, onomatopee che rafforzano alcune parole e allusioni.
La critica alla situazione musicale e sociale
Io sono spazzatura che spazza razza pura Non provo più paura, colleziono punti di sutura Sul mio carnet di carne lucido le mie cornee E metto a fuoco in modo tale che neanche la forestale può far nulla Ho un obiettivo che trastulla i miei sensi di colpa E sto più sotto di una talpa Non gioco a fare il santo ribelle Entra nel mio vivaio troverai soltanto nervi a fior di pelle Nelle Cinecittà dell’arte Grandi fratelli chiusi in un antro sono pronti a uno scontro che Persino Raf avrebbe perso il self control E basta una gaffe a mandare affanculo anche il più pronto Ne ho piene le palle piuttosto non esco Nel gregge rimango soltanto se faccio il pastore tedesco Kaputt al resto, detesto Il processo di omologazione di musica e testo
In questa prima strofa Caparezza si presenta al grande pubblico, spiega i motivi che l’hanno portato a divenire il musicista che è. Il rapper pugliese spiega di avere ferite profonde che lo hanno segnato ma dalle quali ha anche imparato, avendole segnate sul suo carnet di pelle e avendo lucidato le cornee. Questa metafora serve a dare il senso di una persona rimasta profondamente toccata da quanto le è accaduto ma che è riuscita ad aprire gli occhi sul mondo che lo circonda, prendendone le distanze, sentendosi tuttavia sconfitta, sotto più di una talpa.
Nell’ultima parte Caparezza ci spiega perfettamente cosa l’ha così tanto segnato e indignato da cambiare il suo essere così profondamente. Il rapper se la prima prende con Grandi Fratelli, al plurale intesi sia come la trasmissione che si gira a Cinecittà che il mondo dell’arte in generale che anche, più metaforicamente, al mondo stesso, di Orwelliana memoria. Infine Caparezza ce l’ha con l’omologazione della musica, che ha vissuto sulla sua pelle a Sanremo e della società in generale, da lui definita come gregge, del quale non vuole far più parte.
Nessuna razza Io non sostengo nessuna razza vostra altezza Zero sassi contro i lapidati della piazza Sul labbro soltanto un po’ d’amarezza Per chi m’ha giudicato con asprezza Nessuna razza Ma un posto a sedere in una carrozza che schizza Fango nei sentieri di un bosco che terrorizza Chi è fuori dal branco conosce con fermezza Ogni insicurezza Nessuna razza Io non sostengo nessuna razza vostra altezza Zero sassi contro i lapidati della piazza Sul labbro soltanto un po’ d’amarezza Per chi m’ha giudicato con asprezza Nessuna razza Ma un posto a sedere in una carrozza che schizza Fango nei sentieri di un bosco che terrorizza Chi è fuori dal branco conosce con fermezza L’ebbrezza di una Capa quando è Rezza
Questo ritornello viene ripetuto due volte, e in ogni occasione cambia la piccola strofa che lo precede. La prima Io salto come un pop-corn, Su questa terra che brucia, Su questa eterna sfiducia, piazzata dopo la prima strofa nella quale Caparezza si presenta sta a rimarcare la volontà del cantante di saltare e quindi cantare sui palchi col suo nuovo se stesso, utilizzando la propria eterna sfiducia nella società.
La seconda invece Cosa ti aspetti da me? A capo di un movimento? Non sarai mica contento, posizionata al termine della canzone, il rapper si pone come leader di un movimento prettamente ideologico in quanto ritiene che le persone non possano essere contenti della situazione attuale. Questa canzone infatti, come detto, è il suo biglietto da visita al mondo.
Il resto del ritorno di Nessuna Razza invece mostra quello che sarà il pensiero che guida Caparezza in questo disco, espresso anche in un altro brano, Vengo Dalla Luna(Leggi qui la nostra analisi), ovvero sia la sua lotta totale alla discriminazione e alla violenza. Il rapper pugliese in questa sequenza di rime, ripetuta per ben due volte in ogni occasione, vuole cercare di mostrare i sentimenti delle persone discriminate ed escluse.
Per far questo utilizza una metafora potente. Ipotizza che la società “inclusa” sia a bordo di una carrozza, nella quale il cantante vorrebbe posto per sè e per tutti, mentre fuori nel bosco vivono tutti gli esclusi. Essi devono fare i conti con i pregiudizi e le discriminazioni (gli schizzi di fango) che il resto della società ha su di loro, vivendo nella paura e vivendo l’ebrezza di chi, fuori dal branco, possiede una Capa quando è Rezza, cioè chi si oppone alle ingiustizie, non volendosi omologare.
Nessuna Razza: Il manifesto ideologico di Caparezza contro la discriminazione
Razze superbe, nessuno che s’accoscia Rozzi che sparano razzi da una Katiuscia Li lasci e raddoppiano, si fanno e s’accoppano Strano fenomeno loro si gonfiano ma i tuoi nervi scoppiano Sappiano che hanno tante voci e un suono unisono Per ogni Dotto che sfornano io rimango Pisolo e mi isolo Stono nel coro Volteggio sui miei di testicoli, non sulle palle di un toro Spiazzo colui che con discorsi bui fa il duro Suppone verità che in quanto supposte se le metta nel culo La situazione è delirante È come la naja, dove chi più aveva potere più era ignorante Troppe cose sullo stomaco mi viene il vomito Mi scopro cinico mi cambio d’abito Ma non mi pettino Perchè mi piaccio scapigliato come Boito Non voglio essere interrotto
Caparezza in questa strofa abbandona qualsiasi freno inibitore e se la prende con la discriminazione in ogni sua forma e con chi crede di far parte di Razze Superbe. Secondo il rapper nonostante siano molte correnti di pensiero che inneggiano a quella o quell’altra superiorità, esse in realtà sono tutte uguali, hanno tante voci e un suono unisono, dalle quali lui prende le distanze in maniera furiosa. Salvemini stona nel coro, si arrabbia con chi suppone verità assolute, quali la razza superiore, creando una situazione da lui definita delirante. Caparezza paragona la società attuale a quello che avveniva all’interno delle caserme quando era ancora in vigore la leva militare, la naja appunto, dove i più ignoranti, a suo dire, avevano maggiori poteri.
Infine ribadisce il suo cambiamento esteriore e spirituale. Tutta questa situazione lo inorridisce e dunque decide di non pettinarsi più in segno di protesta contro la società omologata, facendo riferimento al movimento degli scapigliati dell’arte. Essi, guidati tra gli altri da Arrigo Boito, a metà dell’800, rifiutarono il romanticismo classico e crearono opere anticonformiste e, come Caparezza (che non vuol far la fine di un coito interrotto), fuori dal coro.
Cosa ne pensate di questa nostra analisi di Nessuna Razza? Quali canzoni di Caparezza preferite? Diteci la vostra nei commenti.