Questo paragrafo rappresenta in realtà un doppio suggerimento. Se avete amato la serie Dark, è probabile che vi innamorerete perdutamente di un libro, o meglio di un imprescindibile classico della letteratura fantascientifica: L’invenzione di Morel, pubblicato nel 1940 da Adolfo Bioy Casares, allievo prediletto di Jorge Louis Borges.
Quindi, per quanto l’adattamento cinematografico risulti controverso (per molti fan non sarà mai all’altezza dell’originale) non possiamo che suggerirvi anche il film, firmato da Emidio Greco nel 1974.
La trama de L’invenzione di Morel è la più perfetta e melanconica esemplificazione di cosa sia un loop temporale. Il protagonista senza nome, interpretato da Giulio Brogi, è appena evaso dal carcere dopo una condanna all’ergastolo. Giunge su un’isola deserta, popolata apparentemente solo da un gruppo di turisti, stranamente abbigliati in stile anni ’20.
La spiegazione si nasconde in quella strana macchina brevettata dal padrone di casa, l’ineffabile Morel (John Steiner). All’insaputa dei suoi ospiti, ha immortalato ogni attimo di quei 7 giorni di vacanza. L’invenzione potrà così proiettare ciclicamente quei giorni felici, replicandoli in loop per l’eternità .
Il fuggitivo comprende che tutte quelle persone, apparentemente reali, hanno vissuto in realtà nel 1929, 50 anni prima di lui. Non potendo rinunciare alla bellezza di Faustine, deciderà di manomettere l’Invenzione di Morel. Studiato attentamente il copione, si insinuerà nella storia, ritagliandosi un posto perfettamente coerente, al fianco della donna che ama.
Il film di Emidio Greco appartiene alla stagione più sperimentale della cinematografia italiana. Evidentemente influenzato dal cinema di Michelangelo Antonioni, il cineasta realizza un’opera rarefatta, stilizzata, dove i primi 32 minuti restano completamente privi di dialoghi. Al contrario, il romanzo breve di Adolfo Bioy Casares era secco, agile, diretto.
Che preferiate la sua variante cinematografica o letteraria, L’invenzione di Morel resta una tra le più affascinanti metafore del Cinema stesso: la macchina che sa carpire l’essenza della vita, per consegnarla all’immortalità .
Source Code di Duncan Jones (2011)
Tra i migliori film dedicati ai loop temporali troviamo poi Source Code di Duncan Jones, il figlio di David Bowie. DopoDonnie Darko (qui la spiegazione del film), Jake Gyllenhaal torna a interpretare un film fortemente distopico, nei panni di un capitano dell’areonautica statunitense, obbligato a un esperimento a dir poco violento.
Gli ultimi ricordi del Capitano Stevens appartengono a una missione in Afghanistan. Quando si risveglia, si trova su un treno, in viaggio verso Chicago. La sua identità è ora quella di un insegnante, Sean Fentress.
Quel treno è destinato a saltare in aria, ed è solo il primo di una serie di terribili attentati, destinati a uccidere milioni di persone. Dopo l’esplosione, il Capitano si sveglia nuovamente sul treno, sempre in compagnia di una ragazza, Michelle (Christina Warren).
Comprende così di essere prigioniero di un loop temporale, generato da un dispositivo sperimentale, che consente di vivere gli ultimi 8 minuti dell’esistenza di un’altra persona.
In queste dimensioni alternative, il Capitano sarà costretto a rivivere l’attentato ancora e ancora. La sua missione, naturalmente, è scoprire l’ordigno e catturare l’attentatore, impedendo le successive esplosioni.
I fan di Dark apprezzeranno sicuramente questo thriller di impianto Sci-Fi, dov’è l’amore, ancora una volta, il motore ultimo di tutte le cose.
Timecrimes di Nacho Vigalondo (2007)
Gli amanti di Dark apprezzeranno certamente un film interamente incentrato sui paradossi temporali, in particolare Il paradosso di Bootstrap e Il principio di autoconsistenza di Novikov: due teorie che rappresentano le fondamenta dell’intreccio narrativo della serie.
In base alla teoria elaborata negli anni ’80 dal fisico russo Igor Dmitriyevich Novikov, in un anello temporale chiuso tutti gli eventi presenti, passati e futuri continuano a influenzarsi a vicenda. Per questa ragione, anche viaggiando attraverso dimensioni parallele, gli eventi futuri sono destinati a ripetersi ancora e ancora.
Come Martha e Jonas, i due protagonisti di Dark, anche Hector (Karra Elejalde), il protagonista di Timecrimes, ritroverà se stesso in tre differenti dimensioni. Il primo Hector, quando il film inizia, è al fianco di sua moglie in giardino.
Quando la donna si allontana per delle commissioni, Hector riprende a spiare la bellissima vicina con il binocolo. Ma ora la ragazza è stesa in terra, completamente nuda. Hector si addentra ne bosco, ma viene colpito da un misterioso uomo, col volto coperto da bende. Fuggendo dallo sconosciuto, finisce in un laboratorio, diretto da uno scienziato interpretato dallo stesso regista, Nacho Vigalondo.
L’uomo convince Hector a nascondersi in uno strano dispositivo forma di vasca, che si chiude immediatamente su stesso. Si tratta naturalmente di una macchina del tempo. Hector attraverserà così 2 nuove dimensioni parallele. Ma nonostante i suoi sforzi, gli eventi sembrano tendere inesorabilmente verso la medesima, tragica fine.