Picnic ad Hanging Rock | Recensione del capolavoro di Peter Weir
Picnic ad Hanging Rock affascina e attrae, con il suo mistero e la sua storia, mentre l'Australia fa da sfondo con i suoi paesaggi, maestosi e criptici. Disponibile su Amazon Prime Video!
Il catalogo Amazon Prime Video si arricchisce ulteriormente con un film straordinario, il capolavoro Picnic ad Hanging Rock, basato sull’omonimo romanzo della scrittrice Joan Lindslay. Opera di debutto di Peter Weir attraverso il quale il regista australiano si impose, più che meritevolmente, all’attenzione internazionale di critica e pubblico aprendogli le porte per le celebri strade di Hollywood (Witness ‒ Il testimone, 1985; Dead Poets Society ‒ L’attimo fuggente, 1989; The Truman Show, 1998; Master & Commander, 2003)
Il romanzo della Lindsay ricostruisce un misterioso caso irrisolto della storia australiana di inizio Novecento: la scomparsa e il mancato ritrovamento di alcune collegiali su una montagna, anche se non ci sono elementi a conferma di tale accaduto. L’autrice ha sempre approfittato della presunta aura da storia vera per ammantare la propria opera di fascino ma oggi è certo che siamo dinanzi ad un racconto inventato e ad un’ ottima e riuscita operazione pubblicitaria.
Weir invece, da sempre più interessato alle atmosfere piuttosto che ai caratteri, ci affascina con la regia, con la tensione crescente e i virtuosismi estetici di una bellezza che lascia senza fiato. Non ci sono particolari spiegazioni dei fatti, non ci è dato sapere ogni cosa, è questo particolare diventa uno dei punti di forza del film. Picnic ad Hanging Rock affascina e attrae, con il suo mistero e la sua storia, mentre l’Australia fa da sfondo con i suoi paesaggi, maestosi e criptici.
Il film narra la drammatica vicenda di un gruppo di ragazze dell’aristocratico e vittoriano collegio Appleyard, a una cinquantina di chilometri da Melbourne in Australia, che compiono un picnic ai piedi del gruppo roccioso dell’Hanging Rock. Nel pomeriggio quattro di loro (Miranda, Marion, Irma, Edith) si allontanano dal gruppo per esaminare più da vicino le rocce. Quando è ormai l’ora del tramonto, Edith è l’unica a tornare indietro in evidente stato di shock, priva di memoria dell’accaduto. Nello stesso istante il gruppo si accorge della scomparsa dell’insegnante di matematica.
Picnic ad Hanging Rock:Trailer
Picnic ad Hanging Rock: Recensione
Fin dai titoli di testa di Picnic ad Hanging Rock il magnifico flauto di Pan di Gheorghe Zamfir (ascoltalo) ci trasporta in una dimensione onirica, creando un’atmosfera di assoluta incertezza e precarietà, sospesa, che ci conduce unicamente da un’allucinazione all’altra. Ciò che emerge in maniera limpida durante il film è il costante rapporto tra Cultura e Natura che in questo film non è solo espediente narrativo per un confronto con l’uomo, ma è anche protagonista stessa del film grazie alle sue impenetrabili e misteriose montagne, ai suoi paesaggi mozzafiato e alla sua brutalità.
Hanging Rock è infatti una “piramide” di rocce magnetica ed enigmatica che cattura l’occhio dello spettatore, grazie alla favolosa fotografia, agli immensi campi lunghi colpiti da dardi solari, dalle tenebre e dal mistero che avvolge le rocce. La descrizione del paesaggio australiano, tanto maestoso ed affascinante quanto penetrante e inquietante, è resa in modo ineccepibile dalla bravura di Weir che crea immagini che sembrano dipinti, contornati dalla meravigliosa partitura musicale di Bruce Smeaton, composta unicamente da strumenti a fiato ed eseguita dal bravissimo Gheorghe Zamfir. L’ambientazione d’epoca accuratissima e le interpretazioni di prim’ordine fanno il resto.
Seducente quanto annientatrice, la montagna, sembra attirare magneticamente le quattro ragazze del collegio in esplorazione guidate da Miranda, bellissima e ammirata, paragonata ad una venere botticelliana; seguita poi da Marion, la ricca ereditiera Irma e la più giovane e lamentosa Edith. Le giovani ragazze diversificate fra loro nel film attraverso diverse caratteristiche, conoscenze, etica e idee personali, verranno risucchiate da Hanging Rock, ascendendo verso una natura libera, per quanto essa ignota e tentatrice, che le condurrà metaforicamente in un sogno, in una dimensione contrapposta ai rigidi schemi del collegio vittoriano di Appleyard e della sua direttrice, dedita alle regole di una società perbenista e malvagia. Due di loro verranno ritrovate, incapaci forse di abbracciare quella totale libertà da qualsiasi imposizione e dottrine altrui.
Un lacerante e disarmante apologo sull’età inquieta dell’adolescenza femminile, sui primi turbamenti cagionati da pulsioni corporee costrette, limitate, forzate dalla repressiva educazione vittoriana.
Un finale misterioso
Il finale aperto (risolto da un capitolo inedito del romanzo e che puoi leggerne qui un riassunto) è di uno struggente lirismo. Weir è cosciente che il mondo è andato inevitabilmente avanti dopo la scomparsa delle ragazze nonostante il dramma insoluto, ma sa anche che, nascoste da qualche parte, loro sono ancora là, a osservare orizzonti lontani, consapevoli che la vita è un gioco, fatto di inizi, senza alcun finale. Né lieto né infelice. Sospese in un tempo e una dimensione irraggiungibili e inconcepibili, divorate dalla natura.
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