Il chimico Valerij Legasov giocò un ruolo fondamentale sia nel team che gestì l’emergenza del disastro nucleare di Chernobyl, ma anche nelle indagini che vennero fatte sulle cause dello scoppio della centrale nucleare.
Valerij Legasov, una breve biografia
Nato il 1° settembre 1938 a Tula (Mosca) da una famiglia di lavoratori civili, Valerij Legasov, studente modello sin dalla scuola media, scelse di frequentare la facoltà di Ingegneria fisico-chimica presso l’Istituto di Chimica e Tecnologia Mendeleev di Mosca. Si laureò nel 1961 e si specializzò nel dipartimento di fisica molecolare dell’Istituito Kurčatov di Energia Atomica nel 1962. Successivamente, Legasov conseguì la laurea di kandidat nel 1967 e il dottorato in chimica nel 1972, per poi lavorare come professore dell’Istituto di fisica e tecnologia di Mosca dal 1978 al 1983.
Prima del disastro di Chernobyl, Valerij Legasov, ricoprì il ruolo di capo del Dipartimento di Radiochimica e Tecnologie chimiche della facoltà di chimica dell’Università Statale di Mosca e successivamente divenne primo vice direttore dell’Istituto Kurčatov di Energia Atomica.
Valerij Legasov arriva a Chenobyl
Perché Valerij Legasov venne scelto per il team di Chernobyl sebbene non avesse un’eccellente conoscenza dei reattori nucleari? Ebbene, anche se il chimico era un nome noto nel campo della chimica inorganica (la chimica dei gas nobili) si ritrovò incluso nella commissione statale per il suo lavoro nell’ambito della chimica fisica e per lo sviluppo di esplosivi. Non solo, Legasov, già da prima dell’esplosione, ribadiva l’importanza di una nuova metodologia di sicurezza e strutture di contenimento per prevenire grandi catastrofi.
Inga Legasova, unica figlia di Legasov, ricorda così la partenza del padre per Chernobyl:
“Il 26 aprile 1986 era un sabato. Mio padre stava partecipando a una riunione del presidio dell’Accademia delle Scienze con l’accademico Aleksandrov. Quest’ultimo ricevette una chiamata tramite la ‘vertushka’ [il soprannome di una linea telefonica di Stato chiusa]. Serviva urgentemente uno scienziato che si unisse alla commissione statale, ma tutti i vice di Aleksandrov dell’Istituto Kurchatov erano irreperibili. Un aereo di Stato stava già aspettando. Quindi mio padre fu mandato a Vnukovo e partì per Chernobyl quel giorno stesso”.
Arrivato a Chernobyl il 27 aprile 1986, Valerij Legasov, iniziò a lavorare senza sosta notte e giorno, incurante delle radiazioni a cui era esposto. Giunto sull’area del disastro, non esitò a parlare chiaramente al governo e ai colleghi della situazione e insisté per l’evacuazione della popolazione di Pryp”jat’ salvando molte vite. Cercò di contenere le disastrose conseguenze dell’incidente con una miscela di boro contenete piombo, sabbia e argilla gettata dagli elicotteri sul nocciolo esposto del reattore per assorbire le radiazioni.
Nell’agosto del 1986 Valerij Legasov presentò il suo rapporto su quanto accaduto a Chernobyl al Soviet, che, però, decise di rivisitare quanto scritto. La colpa del disastro venne posta sul piano dell’errore umano, e non sui difetti di progettazione dell’impianto da parte del governo sovietico.
Legasov fu costretto a portare questa relazione “corretta” di fronte all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) di Vienna ma scrisse anche dei dossier che sono stati pubblicati post mortem. Durante l’esposizione del rapporto, alcuni colleghi scienziati, si resero conto che l’intento di Legasov era quello educare la comunità mondiale su cosa fare in situazioni simili, piuttosto che giustificare l’Unione Sovietica. Tutti rimasero impressionati dalle sue parole e Valreij Legasov fu nominato ‘Person of the Year‘ in Europa e incluso nella lista dei 10 migliori scienziati del mondo.
Il suicidio di Valerij Legasov
Dopo la relazione, Valerij Legasov venne emarginato e ridotto al silenzio e questo lo portò ad attraversare un lungo periodo di depressione. Ripetutamente cercò di dire la verità su quanto accaduto a Chernobyl ma invano e questo lo logorò in profondità. Le conseguenze delle radiazioni a cui si espose non tardarono ad arrivare e smise di mangiare e dormire.
Il giorno del secondo anniversario del disastro, Legasov si suicidò impiccandosi alla ringhiera delle scale della sua abitazione. Prima di togliersi la vita, registrò una cassetta audio in cui rivelava tutto ciò che gli era stato impedito di dire precedentemente sul disastro di Chernobyl. Valerij Legasov disse che il governo sovietico sapeva già da prima che la struttura della centrale nucleare appariva in più punti difettosa.
Dopo il suicidio di Valerij Legasov, il governo dovette ricredersi ed ammise le problematiche strutturali di cui l’impianto di Chernobyl soffriva prima dell’esplosione. Il 20 settembre 1996, il presidente russo Boris El’cin conferì a Legasov il titolo di Eroe della federazione russa per il “coraggio ed eroismo” dimostrati nell’investigazione del disastro.
Il discorso di Legasov in Chernobyl
Il discorso (in gran parte inventato) di Valerij Legasov, prima di suicidarsi, apre la miniserie firmata HBO, Chernobyl. Il monologo del chimico rappresenta il messaggio della miniserie, che non si ferma ad una mera rappresentazione dei fatti ma vuole offrire una riflessione sul significato e il valore della verità. Eccone un estratto:
“Qual è il prezzo delle bugie? Non che lo confondiamo con la verità. Il vero pericolo è che abbiamo ascoltato tante di quelle bugie, da non riconoscere più la verità. Cosa fare, allora? Non resta che abbandonare anche solo l’idea della verità e accontentarci delle storie. In queste storie non importa chi siano gli eroi. Quello che vogliamo sapere è a chi dare la colpa.”