Vengo dalla Luna è un brano del rapper pugliese Michele Salvemini, in arte Caparezza. Fu pubblicato nel 2004 ed è il sesto brano del secondo album pubblicato dall’autore: Verità Supposte. Questa canzone può essere definita come un vero e proprio manifesto ideologico che Caparezza scrive contro il razzismo. Immedesimandosi in un alieno che dalla Luna si trova a vivere nel nostro mondo, il rapper smaschera tutte le ipocrisie di una società che non riesce ad avere a che fare col diverso e che, spaventato a morte da ciò che non conosce, finisce per perseguitarlo.
Vengo dalla Luna: la musica evocativa di Caparezza
Dal punto di vista musicale Caparezza, esattamente come in un altro brano analizzato in precedenza,Sono il tuo sogno eretico, utilizza i suoni come sfondo per creare il contesto nel quale inserire i protagonisti delle sue rime. Difatti, alternate alle rapide frasi del cantante, ci sono suoni che sembrano fuoriuscire da film di fantascienza degli anni ’60 che ci proiettano all’interno della vita dell’alieno protagonista in modo diegetico.
Alternato ai suoni cinematografici dei synth, tutto il brano è accompagnato da un arrangiamento musicale nel quale batteria e chitarra elettrica la fanno da padrone in un mix che si concatena alle strofe del rapper in maniera fluida ed evocativa. In questo modo Caparezza riesce a dare ancora più potenza a ciò che dice e le frasi arrivano dritte e forti quasi come se le potessimo vedere. Fatta questa rapidissima introduzione è ora di iniziare con l’analisi del testo.
La paura del diverso
Io vengo dalla luna che il cielo vi attraversa E trovo inopportuna la paura per una cultura diversa Chi su di me riversa la sua follia perversa Arriva al punto che quando mi vede sterza Vuole mettermi sotto ‘sto signorotto Che si fa vanto del santo attaccato sul cruscotto Non ha capito che sono disposto A stare sotto, solamente quando fotto
In questo intro Caparezza presenta subito il suo alter ergo che, per questo brano, sarà (come già anticipato) un alieno che, arrivato sulla Terra, rimane sbigottito dalla paura che le persone nutrono nei confronti di una cultura diversa. Paura che, talvolta, può trasformarsi in vera e propria follia omicida. Uomini ipocriti che si fanno scudo della loro fede religiosa preferiscono uccidere ciò che non conoscono piuttosto che accettarlo. Contestualizzato nel nostro mondo e anche ai giorni nostri questa canzone risulta maledettamente attuale in quanto, secondo il pensiero mai nascosto di Caparezza, spesso le componenti più razziste della società preferiscono veder morire a chilometri di distanza o in mezzo al mare persone diverse da loro piuttosto che provare ad accettarle. Una condizione inaccettabile, dove si nota inoltre come la classe più abbietta tenda a sottomettere chi sta sotto, “posizione” accettabile solamente in modo volontario come nell’atto sessuale.
In questa parte centrale del brano, Caparezza mette sul piatto tutti quelli che sono gli stereotipi che maggiormente sono utilizzati dalle frange più razzista della politica e della società ; ovvero sia di come migranti e stranieri “rubino” il lavoro agli autoctoni o vengano in un altro paese per delinquere. Il rapper prova a sbattere in faccia la verità a queste persone spiegando come in molti casi, e in quello particolare di questo alieno, la colpa può essere anche di altri elementi che non hanno a che fare con lui. Caprezza accusa le persone di vivere in un liscio Truman Show, il mondo falso e ipocrita nel quale vive Jim Carrey nell’omonimo film del 1998 e che, evidentemente, il cantante pugliese rifiuta.
Cape Canaveral, 16 luglio 1969
Ho nostalgia della mia luna leggera Ricordo una sera le stelle di una bandiera Ma era una speranza era, una frontiera era La primavera di una nuova era, era “Stupido, ti riempiamo di ninnoli da subito In cambio del tuo stato di libero suddito” No, è una proposta inopportuna Tieniti la Terra, uomo, io voglio la Luna
La critica di Caparezza qui si identifica in un popolo ben preciso: gli americani. Difatti la bandiera stellata di cui parla in questa strofa è quella Statunitense che nel 1969 venne conficcata nel territorio lunare. In questa sequenza è abbastanza palese la feroce critica al capitalismo e alle politiche estere messe in atto nel periodo della scrittura del brano, nel quale alla Casa Bianca alloggiava George W. Bush. La disillusione del cantante di una classe politica, che a suo dire, imbroglia le persone, illudendoli che una nuova era di prosperità sia alle porte per poi imbrogliarli, è perfettamente posta in essere dalla metafora che vuole l’alieno illuso dall’arrivo degli astronauti sulla Luna e al quale viene proposto del denaro in cambio della libertà .
Esemplificativa la risposta che Caparezza mette sulla bocca dell’alieno: “No, è una proposta inopportuna; tieniti la Terra, uomo, io Voglio la Luna”. La critica è ovviamente palese nei confronti degli americani che invadono altri territori per poi tentare di “colonizzarli”.
La difficoltà della nuova vita di alieni e migranti
Non è stato facile per me trovarmi qui Ospite inatteso, peso indesiderato, arreso Complici i satelliti che Riflettono un benessere artificiale Luna sotto la quale parlare d’amore Scaldati in casa davanti al tuo televisore La verità nella tua mentalità È che la fiction sia meglio della vita reale Che invece è imprevedibile E non il frutto di qualcosa già scritto Su un libro che hai già letto tutto Ma io, io, io no Io, io, io
Nella parte finale della canzone, nella quale la voce di Caparezza si accompagna a quella di Diego Perrone, il rapper pugliese si immedesima ancora nell’alieno che deve affrontare le difficoltà tipiche di ogni persona che deve andare a vivere lontano dalla propria casa e venendo considerato come un ospite indesiderato. Infine il cantante pugliese riprende il concetto espresso poco prima del Truman Show, criticando aspramente una società che si bea del proprio benessere artificiale, viene bombardata di informazioni dalla televisione. Le persone, secondo lui, divengono così schiave di ciò che gli viene inculcato, fino ad arrivare a credere, e a preferire, una vita ipocrita e falsa come quella di una fiction, pensando che quella sia la vera vita reale; cosa che l’alieno non è disposto a fare.
Il Ritornello di Vengo dalla Luna: Manifesto universale della diversitÃ