Strofe: Caparezza, Vengo Dalla Luna – Un manifesto contro il Razzismo

Caparezza, Vengo dalla Luna
Credits: YouTube/Caparezza- Vengo dalla Luna/ xPunkxPennyx
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Vengo dalla Luna è un brano del rapper pugliese Michele Salvemini, in arte Caparezza. Fu pubblicato nel 2004 ed è il sesto brano del secondo album pubblicato dall’autore: Verità Supposte. Questa canzone può essere definita come un vero e proprio manifesto ideologico che Caparezza scrive contro il razzismo. Immedesimandosi in un alieno che dalla Luna si trova a vivere nel nostro mondo, il rapper smaschera tutte le ipocrisie di una società che non riesce ad avere a che fare col diverso e che, spaventato a morte da ciò che non conosce, finisce per perseguitarlo.

Vengo dalla Luna: la musica evocativa di Caparezza

Caparezza live @ Koko, London 12/10/2014
Credits: Wikimedia/Giuseppe Milo

Dal punto di vista musicale Caparezza, esattamente come in un altro brano analizzato in precedenza, Sono il tuo sogno eretico, utilizza i suoni come sfondo per creare il contesto nel quale inserire i protagonisti delle sue rime. Difatti, alternate alle rapide frasi del cantante, ci sono suoni che sembrano fuoriuscire da film di fantascienza degli anni ’60 che ci proiettano all’interno della vita dell’alieno protagonista in modo diegetico.

Alternato ai suoni cinematografici dei synth, tutto il brano è accompagnato da un arrangiamento musicale nel quale batteria e chitarra elettrica la fanno da padrone in un mix che si concatena alle strofe del rapper in maniera fluida ed evocativa. In questo modo Caparezza riesce a dare ancora più potenza a ciò che dice e le frasi arrivano dritte e forti quasi come se le potessimo vedere. Fatta questa rapidissima introduzione è ora di iniziare con l’analisi del testo.

La paura del diverso

Io vengo dalla luna che il cielo vi attraversa
E trovo inopportuna la paura per una cultura diversa
Chi su di me riversa la sua follia perversa
Arriva al punto che quando mi vede sterza
Vuole mettermi sotto ‘sto signorotto
Che si fa vanto del santo attaccato sul cruscotto
Non ha capito che sono disposto
A stare sotto, solamente quando fotto

In questo intro Caparezza presenta subito il suo alter ergo che, per questo brano, sarà (come già anticipato) un alieno che, arrivato sulla Terra, rimane sbigottito dalla paura che le persone nutrono nei confronti di una cultura diversa. Paura che, talvolta, può trasformarsi in vera e propria follia omicida. Uomini ipocriti che si fanno scudo della loro fede religiosa preferiscono uccidere ciò che non conoscono piuttosto che accettarlo. Contestualizzato nel nostro mondo e anche ai giorni nostri questa canzone risulta maledettamente attuale in quanto, secondo il pensiero mai nascosto di Caparezza, spesso le componenti più razziste della società preferiscono veder morire a chilometri di distanza o in mezzo al mare persone diverse da loro piuttosto che provare ad accettarle. Una condizione inaccettabile, dove si nota inoltre come la classe più abbietta tenda a sottomettere chi sta sotto, “posizione” accettabile solamente in modo volontario come nell’atto sessuale.

Vengo dalla Luna: dove nasci è solo un caso

“Torna al tuo paese, sei diverso!”
Impossibile, vengo dall’universo
La rotta ho perso, che vuoi che ti dica
Tu sei nato qui perché qui t’ha partorito una fica
“In che saresti migliore? Fammi il favore, compare
Qui non c’è affare che tu possa meritare”
Sei confinato, ma nel tuo stato mentale
Io sono lunatico e pratico dove cazzo mi pare

In questa strofa Caparezza lascia ben poco all’interpretazione. Ribadisce forte e chiaro che, nella sua visione del mondo, l’essere nato in una parte o l’altra del mondo è solamente questione di caso e che non c’è alcun merito nel venire al mondo nella parte ricca del mondo. Il rapper accusa tutte le persone, che si credono migliori di qualcun altro solo in quanto diverso e spaesato poiché migrante o nuovo del posto, di avere una forte chiusura mentale. La frase iniziale “Torna al tuo paese, sei diverso!” è assolutamente evocativa di quello che, secondo il rapper, identifica quel determinato tipo di persone contro le quali il brano è rivolto.

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L’illusione del Truman Show

Caparezza live
-Credits: Caparezza / pixael.com / Giuseppe Milo

Ce l’hai con me perché ti fotto il lavoro, perché ti fotto la macchina
O ti fotto la tipa sotto la Luna
Cosa vuoi che sia poi? Non è colpa mia
Se la tua donna di cognome fa Pompilio come Numa
Dici che sono brutto e che puzzo come un ratto
Ma sei un coatto e soprattutto non sei Paul Newman
Non mi prende che di striscio la tua fiction
Io piscio sul tuo show che fila liscio come il Truman

In questa parte centrale del brano, Caparezza mette sul piatto tutti quelli che sono gli stereotipi che maggiormente sono utilizzati dalle frange più razzista della politica e della società; ovvero sia di come migranti e stranieri “rubino” il lavoro agli autoctoni o vengano in un altro paese per delinquere. Il rapper prova a sbattere in faccia la verità a queste persone spiegando come in molti casi, e in quello particolare di questo alieno, la colpa può essere anche di altri elementi che non hanno a che fare con lui. Caprezza accusa le persone di vivere in un liscio Truman Show, il mondo falso e ipocrita nel quale vive Jim Carrey nell’omonimo film del 1998 e che, evidentemente, il cantante pugliese rifiuta.

Cape Canaveral, 16 luglio 1969

Ho nostalgia della mia luna leggera
Ricordo una sera le stelle di una bandiera
Ma era una speranza era, una frontiera era
La primavera di una nuova era, era
“Stupido, ti riempiamo di ninnoli da subito
In cambio del tuo stato di libero suddito”
No, è una proposta inopportuna
Tieniti la Terra, uomo, io voglio la Luna

La critica di Caparezza qui si identifica in un popolo ben preciso: gli americani. Difatti la bandiera stellata di cui parla in questa strofa è quella Statunitense che nel 1969 venne conficcata nel territorio lunare. In questa sequenza è abbastanza palese la feroce critica al capitalismo e alle politiche estere messe in atto nel periodo della scrittura del brano, nel quale alla Casa Bianca alloggiava George W. Bush. La disillusione del cantante di una classe politica, che a suo dire, imbroglia le persone, illudendoli che una nuova era di prosperità sia alle porte per poi imbrogliarli, è perfettamente posta in essere dalla metafora che vuole l’alieno illuso dall’arrivo degli astronauti sulla Luna e al quale viene proposto del denaro in cambio della libertà.

Esemplificativa la risposta che Caparezza mette sulla bocca dell’alieno: “No, è una proposta inopportuna; tieniti la Terra, uomo, io Voglio la Luna”. La critica è ovviamente palese nei confronti degli americani che invadono altri territori per poi tentare di “colonizzarli”.

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La difficoltà della nuova vita di alieni e migranti

Non è stato facile per me trovarmi qui
Ospite inatteso, peso indesiderato, arreso
Complici i satelliti che
Riflettono un benessere artificiale
Luna sotto la quale parlare d’amore
Scaldati in casa davanti al tuo televisore
La verità nella tua mentalità
È che la fiction sia meglio della vita reale
Che invece è imprevedibile
E non il frutto di qualcosa già scritto
Su un libro che hai già letto tutto

Ma io, io, io no
Io, io, io

Nella parte finale della canzone, nella quale la voce di Caparezza si accompagna a quella di Diego Perrone, il rapper pugliese si immedesima ancora nell’alieno che deve affrontare le difficoltà tipiche di ogni persona che deve andare a vivere lontano dalla propria casa e venendo considerato come un ospite indesiderato. Infine il cantante pugliese riprende il concetto espresso poco prima del Truman Show, criticando aspramente una società che si bea del proprio benessere artificiale, viene bombardata di informazioni dalla televisione. Le persone, secondo lui, divengono così schiave di ciò che gli viene inculcato, fino ad arrivare a credere, e a preferire, una vita ipocrita e falsa come quella di una fiction, pensando che quella sia la vera vita reale; cosa che l’alieno non è disposto a fare.

Il Ritornello di Vengo dalla Luna: Manifesto universale della diversità

Caparezza live @ Koko, London 12/10/2014
Credits: Flickr/Giuseppe Milo

Io non sono nero, io non sono bianco
Io non sono attivo, io non sono stanco
Io non provengo da nazione alcuna
Io, sì, io vengo dalla Luna
Io non sono sano, io non sono pazzo
Io non sono vero, io non sono falso
Io non ti porto jella né fortuna
Io, sì, ti porto sulla Luna
Io vengo dalla Luna
Io vengo dalla Luna
Io vengo dalla Luna
Io vengo, vengo

Nel ritornello che nel brano si ripete per tre volte, Caparezza crea un modello universale, un grimaldello unico che possa valere per qualsiasi discussione riguardi il razzismo. L’alieno protagonista non ha alcuna caratteristica che può essere ricondotta a un uomo: stanco, attivo, nero, bianco. Lui non porta né iattura ne fortuna, lui è solo un essere vivente che chiede di non essere schiacciato e discriminato solo per il fatto di essere diverso. Nella mente del rapper ogni uomo non dovrebbe essere catalogato per la sua diversità o per le sua caratteristiche fisiche: egli è un uomo esattamente come quello della canzone è un alieno. Uguale a tutti gli altri della propria specie; niente meno, niente più.

Cosa ne pensate di questa nostra analisi di Vengo dalla Luna? Quali sono i brani di Caparezza che preferite? Fatecelo sapere nei commenti.

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