Forse non tutti sanno che cos’è un attore caratterista. Durante la nostra vita, ci sarà sicuramente capitato di vedere un film e pensare “quest’attrice/attore me la/o ricorda/o perché fa sempre la parte di quella/o buffa/o“. Il buffo può essere sostituito da duro oppure cattivo o altro. Quello che ci colpisce è che ci sono attori o attrici che vengono identificati con un particolare ruolo che, sia pur declinato in diversi modi, è sempre lo stesso. Essere un attore caratterista in realtà è una definizione alquanto vaga e con il tempo il lavoro di questi attori è cambiato.
Introduzione: storia del Caratterista
Se andiamo a cercare sulla Treccani il termine caratterista, possiamo leggere “attore al quale in una parte importante, ma raramente di protagonista, è affidata l’interpretazione di personaggi con spiccate note di singolarità, talora con aspetti quasi caricaturali“. L’attore caratterista è dunque un attore o un attrice che si fa notare per avere delle caratteristiche che lo rendono unico. Queste caratteristiche possono essere sia fisiche che caratteriali. Secondo Ermanno Comuzio, storico giornalista e critico cinematografico italiano, “Caratterista vuol dire per noi quell’attore che riveste un carattere umano, che incarna un personaggio vivo e non una macchietta, quell’attore che abitualmente non ricopre parti di protagonista, ma che è dotato di eccezionale forza interpretativa, con o senza sottolineature tipiche, abbia o non abbia la barba, o la pancia“.
Il termine caratterista nasce all’inizio dell’800 quando all’interno di una compagnia teatrale, l’organizzazione e l’impiego degli attori seguiva dei principi gerarchici: primo attore, prima attrice, attore giovane, etc. Il caratterista era il primo carattere a cui spettavano le parti bonarie e buffe. Nel Cinema, un caratterista risulta essere un attore che, grazie ad un precisa fisionomia e ad un peculiare comportamento, ha un impatto immediato nel nostro immaginario. Ad esso/a vengono assegnate tipologie di ruoli molto specifici: il nobile, il cattivo, la zitella, la bionda sexy.
L’esempio di Tarantino
Si potrebbe far confusione nel pensare che i ruoli da attore non protagonista siano tutti ruoli da caratterista. Non è proprio così. Perché se da una parte è vero che spesso l’attore caratterista recita spesso ruoli secondari, a volte può capitare di vedere quell’attore come il protagonista del film. Allora dov’è la distinzione tra i due? Nello stile della recitazione, nella tecnica dell’attore. A volte può anche capitare di vedere un attore recitare un ruolo marginale, ma non per questo il bagaglio tecnico al quale attingerà per recitare lo porterà ad avere una recitazione caratterizzata.
Un regista che può venirci in soccorso è Quentin Tarantino. Se confrontiamo i primissimi film del regista con gli ultimi possiamo notare una grande differenza negli attori e nella loro recitazione. Più precisamente Pulp Fictioned The Hateful Eight, film corali, che vedono entrambi la partecipazione di Tim Rothe Samuel L. Jackson. Il primo film vede una recitazione da parte di tutti gli attori molto calcata, esagerata, quasi da fumetto. Il secondo, un film di tensione e d’ambientazione storica e si distingue dall’altro per una recitazione più controllata, quasi sobria per essere un film di Tarantino.
Se poi confrontiamo la recitazione di Samuel L. Jackson in The Hateful Eight – dove recita il ruolo di un ex soldato – con Django Unchained – dove recita il ruolo del servo Stephen – la differenza è lampante. Nel secondo l’attore si invecchia, dà una forte caratterizzazione fisica, utilizza un accento e una prosodia tipica degli afroamericani. L’attore va a sottolineare alcuni aspetti della propria personalità ed ad accentuarne altri per dare un ritratto del personaggio fortemente estremizzato.
La nuova generazione
Con il passare del tempo e con l’evolversi del mestiere attoriale, i ruoli da caratterista si sono diversificati e arricchiti. Le sceneggiature hanno acquistato profondità psicologica e i ruoli da caratterista non risultano essere più degli stereotipi. Recentemente il giornalista e regista Bilge Ebiri ha scritto un articolo sul Magazine del New York Times in cui analizza la nuova generazione di attori caratteristi. “Questi attori – afferma – anziché interpretare specifici tipi umani, sono chiamati per la loro capacità di non essere tipi, di sparire completamente nei loro ruoli e, allo stesso tempo, mettere nella loro recitazione qualcosa che li fa ricordare”.
Se guardiamo indietro, partendo dai film degli anni ’30 e ’40 e arriviamo ai giorni nostri, possiamo vedere come il confine tra attore protagonista e attore caratterista sia diventato sempre più labile, andando quasi a scomparire. Nei film in bianco e nero hollywoodiani o nelle commedie all’italiana del dopoguerra, la recitazione aveva ancora un retaggio teatrale che gli attori si portavano dal palcoscenico. Inoltre la tecnica cinematografica e lo stile registico si sono evoluti con tempo, basti pensare che l’introduzione del sonoro avviene nel 1927 e l’uso dei primi piani non era così frequente. Dunque la loro recitazione non risultava così caratterizzata come lo può apparire ai nostri occhi.
Oggi invece le carte sono state mischiate, la recitazione di un attore caratterista non è più calcata e dunque non così dissimile, nella tecnica, da un attore protagonista. Anzi, capita sempre più frequentemente di vedere un attore caratterista recitare la parte del protagonista in un film indipendente e la parte di un comprimario in una grande produzione. É sempre Ebiri ad affermare che oggigiorno i caratteristi “fanno complicati ruoli da protagonisti in apprezzati film a basso budget e continuano a fare i non protagonisti nei blockbuster, spesso con supereroi, in cui vengono scelti per la loro capacità di dare un’anima a personaggi piccoli, senza una grande storia”.
I Caratteristi: grandi icone
Stilare una classifica dei migliori attori caratteristi è un’impresa alquanto ardua. Un solo articolo non basta a citare tutti i grandi interpreti. Vogliamo comunque fare i nomi di alcuni artisti che, a nostro avviso, hanno segnato questa particolare specializzazione attoriale.
Maggie Smith
Margaret Natalie Smith non è solo una grande attrice caratterista, è una delle più grandi attrici della storia del Cinema. Basti ricordare che è una delle poche attrici che, nella loro carriera, hanno vinto sia l’Oscar come miglior attrice protagonista (La strana voglia di Jean, 1969), sia l’Oscar come miglior attrice non protagonista (California Suite, 1978). Nasce a Ilford (Essex) nel 1934. Durante la sua carriera si è distinta per aver interpretato giovani donne innamorate di uomini irraggiungibili e donne ricche di fascino. Dal 2010 al 2016 ha preso parte a Downton Abbey dove recita il ruolo della Contessa Madre, ruolo a cui regala ironia e sagacia, ingredienti sempre presenti nel bagaglio dell’attrice.
Christopher Lloyd
Specializzato nell’interpretare uomini eccentrici e fuori dall’ordinario, Christopher Allen Lloyd nasce nel 1938 a Stamford. Nella sua lunga carriera ha dato vita a Taber in Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975), il giudice Morton in Chi ha incastrato Rober Rabbit?(1988), lo zio Fester in La famiglia Addams (1991) e La famiglia Addams 2 (1993). Ma il ruolo che gli ha dato la gloria è senza dubbio lo scienziato Emmett “Doc” Brown nella trilogia Ritorno al futuro.
Franca Valeri
Franca Maria Norsa nasce a Milano nel 1920 e alla premiazione dei David di Donatello 2020 ha giustamente ricevuto il David Speciale alla Carriera. Icona dello spettacolo e della cultura italiana, è stata una delle attrici che con la sua ironia e la sua creatività ha rivoluzionato la comicità e l’immagine femminile del secondo dopoguerra italiano, con personaggi come LaSignorina snob, la sora Cecioni, Cesura la manicure. Iconograficamente ce la ricordiamo per il suo caschetto che porta dal 1964 e per le sue peculiarità caratteriali: l’ironia scorretta, la velocità di battuta e l’intelligenza vivace.Debutta nel 1950 con Luci del varietà di Alberto Lattuada e Federico Fellini e da allora lavora con tutti i più grandi registi italiani, spesso affiancata da Alberto Sordi. Del 1955 è Il segno di Veneredi Dino Risi, film che la vede nella duplice veste di attrice e sceneggiatrice.
Harvey Keitel
Keitel nasce a New York nel 1939 e durante la sua carriera ha lavorato con i più grandi registi e recitato al fianco delle più grandi star. Grande esponente del Metodo di Lee Strasberg, inizia ad imporsi nella prima metà degli anni 70 con personaggi duri e violenti, spesso legati al crimine: Mean Streets(1973), Taxi Driver(1976). Questi film portano la firma di Martin Scorsese, regista con il quale l’attore è molto legato. Torna alla ribalta grazie a Tarantino, con i ruoli di Mr. White (Le Iene, 1992) e di Mr. Wolf (Pulp Fiction). Ora l’attore inizia ad interpretare personaggi fichi, decisi e sicuri di sé anche se gli anni ’90 lo vedono cimentarsi con ruoli tormentati e sofferenti. Il cattivo tenente(1992) e Lezioni di piano (1993) sono forse tra le sue migliori interpretazioni. Negli ultimi anni è apparso in pellicole di successo come Grand Budapest Hotel (2014), Youth – Giovinezza(2015), The Irishman(2019).
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