Chernobyl, episodio 3: “Open Wide, O Earth”
Dall’episodio 3 la serie Chernobyl inizia a mostrare gli effetti devastanti delle radiazioni sugli esseri umani. La storia scelta per rappresentare le atroci sofferenze di questi uomini è quella del vigile del fuoco Vasily Ignatenko (Adam Nagaitis), intervenuto per spegnere le fiamme dopo l’esplosione del reattore 4.
La storia è vista dalla prospettiva della sua giovane moglie, Lyudmilla Ignatenko (Jessie Buckley). La donna raggiunge il marito, ricoverato a Mosca, e riesce ad aggirare il protocollo, restando al suo fianco in quegli ultimi, terribili istanti di vita.
Benché avesse negato agli infermieri di essere incinta, sarà proprio la bambina che porta in grembo a salvarle la vita. La neonata assorbì tutte le radiazioni, lasciando la madre miracolosamente illesa. La serie non mostra il drammatico momento della nascita. Il travaglio iniziò infatti mentre Lyudmilla visitava la tomba del marito Vassily.
La terza puntata mostra i quasi 400 minatori impiegati per scavare un tunnel sotto la central di Chernobyl. Si stima che 1 su 4 sia morto di cancro o altre patologie correlate alla prolungata esposizione alle radiazioni.
Chernobyl, puntata 4: “The Happiness of all Mankind”
L’episodio 4 mostra l’inizio delle operazioni di “pulizia” dell’area di Chernobyl dopo il disastro nucleare. Nella realtà, queste operazioni proseguiranno per anni, coinvolgendo migliaia di soldati e civili.
I militari impegnati a spalare i detriti vennero denominati “biorobots”. Oltre alla pulizia del tetto della centrale di Chernobyl, si occuparono della bonifica di un’area di oltre 2600 chilometri quadrati, compresa la distruzione della foresta circostante, e l’uccisione di tutti gli animali che potevano aver assorbito le radiazioni.
L’episodio 4 mostra anche le minacce e le pressioni subite dalla Dott.ssa Khomyuk, che nella realtà toccarono tutte a Legasov. “The Happiness of all Mankind”, che da il titolo all’episodio, è in realtà il titolo della sua relazione, presentata all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.
Legasov fu costretto ad omettere parte delle reali cause del disastro, insistendo sull’errore umano e mitigando le responsabilità del governo presso la conferenza di Vienna. Nonostante questo, perderà il suo posto di lavoro e si troverà completamente isolato. Rivelerà tutti i dettagli su Chernobyl nei nastri registrati 2 anni dopo, il 26 Aprile del 1988, poco prima di togliersi la vita.
Chernobyl, puntata 5: “Vichnaya Pamyat”
La miniserie Chernobyl trova il suo climax nel processo contro Dyatlov, Fomin e Bryuhkanov. Insieme all’invenzione della figura della Dott.ssa Khomyuk, si tratta della principale “licenza narrativa” che differenzia la serie dai fatti realmente accaduti.
Il processo nella realtà proseguì svariate settimane, ma soprattutto, non vide mai la presenza di Scherchebina né di Legasov. Al contrario, erano imputati altri 3 responsabili della centrale nucleare, condannati a pene minori e assenti nella serie.
Il monologo di Legasov sulla verità, quindi, è totalmente opera dello sceneggiatore Craig Mazin, ma resta uno dei momenti più intensi e commoventi di Chernobyl. Inoltre, riesce a spiegare in termini incredibilmente semplici e chiari le dinamiche del disastro.
Le responsabilità di Dyatlov, che ha voluto a tutti i costi portare a termine il test, ignorando i segnali di allarme, solo in virtù di una possibile promozione. Ma soprattutto, le responsabilità del governo sovietico, che nella progettazione di Chernobyl e altre svariate centrali nucleari ha scelto di risparmiare sui materiali, esponendo la popolazione a un rischio certo.
Nonostante il processo rappresenti il momento di maggiore “drammatizzazione” rispetto alla realtà dei fatti, va sottolineato come l’aula ricostruita sia praticamente identica a quella vera. Questo, infatti, sarà l’ultimo grande processo pubblico dell’Unione Sovietica, destinata a dissolversi pochi anni dopo lo scandalo di Chernobyl.
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