Chernobyl, la Storia Vera: le Differenze tra la Realtà e la Serie

La realtà dietro alla serie Chernobyl.

fine del mondo
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42 premi, tra cui 2 Golden Globe, 1 Grammy e 10 Emmy Award: Chernobyl (qui la nostra recensione) è senza dubbio la miniserie più importante del 2019, e forse dell’intero decennio. Su IMDB ha raggiunto il punteggio record di 9,6, attestandosi come lo show televisivo di maggior successo di sempre.

In Italia la miserie HBO ha debuttato su Sky Atlantic e Now Tv, e stasera sarà trasmesso su alle 21.15 su La 7.

Il segreto di tanti record, nonché del plauso unanime di pubblico e critica, resta nell’incredibile realismo della ricostruzione storica. Il disastro nucleare di Chernobyl viene raccontato da una prospettiva umana, eppure si fonda su un incredibile lavoro di ricerca, che restituisce finalmente dignità e voce ai molti protagonisti di questa pagina nera della storia sovietica.

Il governo russo, intanto, continua a distinguersi per la sua opera di mistificazione della verità. Ma per quanto abbiano tentato di screditare la miniserie targata HBO, Chernobyl ha riacceso i riflettori internazionali su un disastro legato solo incidentalmente ad un errore umano, mentre implica gravissime responsabilità da parte dei dirigenti del Cremlino.

Chernobyl
Stellan Skarskard e Jared Harris in Chernobyl

Procediamo ora ad analizzare la storia vera e le differenze tra la miniserie Chernobyl e i fatti realmente accaduti nel 1986 in Ucraina, nella centrale nucleare di Pryp”jat’. La città resta tutt’ora disabitata. Le riprese si sono svolte principalmente a Fabijoniškės, in Lituania, e nella centrale nucleare di Ignalina, la cui struttura era del tutto simile a quella di Chernobyl.

La scelta più radicale operata dallo sceneggiatore Craig Mazin è la creazione di un personaggio immaginario: La Dott.ssa Ulana Khomyuk, interpretata da Emily Watson. Tuttavia, non si tratta di pura finzione. La figura della Dott.ssa Khomyuk riassume diverse personalità realmente esistite, e rappresenta un omaggio ai molti scienziati, fisici e ingegneri impegnati nei mesi successivi al disastro.

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Allo stesso modo, tutte le scelte narrative si distinguono per la massima aderenza al reale, e un rispetto quasi sacrale per tutte quelle persone che, a vario titolo, hanno consapevolmente sacrificato la loro vita per contenere le conseguenze dell’esplosione.

Come principale punto di riferimento per la sceneggiatura sono state scelte le testimonianze raccolte da Svjatlana Aleksievič nel libro Preghiere per Chernobyl. Ma è solo grazie alla miniserie HBO se finalmente il mondo intero sembra conoscere i nomi di Valery Legasov, Boris Schcerbina, Lyudmilla e Vassily Ignatenko.

Chernobyl, Episodio 1: “1:23:45”

Il primo episodio prende il nome dall’ora fatidica di quel 26 Aprile 1986. Ovvero, quando esplode il nocciolo del reattore 4 della centrale nucleare di Chernobyl.

L’episodio si apre con il suicidio di Legasov (Jared Harris), vicedirettore dell’Istituto per l’Energia Atomica. Sono passati 2 anni, e Legasov è stato estromesso da qualunque attività.

Nonostante le minacce del KGB e la pressione esercita da vari esponenti della dittatura sovietica, nel corso del processo aveva rivelato le precise responsabilità del governo, sottolineando anche come in URSSS esistessero altre centrali nucleari con i medesimi errori di progettazione, pronte a innescare altri disastri.

Legasov era consapevole che dichiarare finalmente la verità avrebbe distrutto la sua intera esistenza. Solo 8 anni dopo la sua morte Boris Yeltsin gli conferirà il titolo di “Eroe della Federazione Russa”.

Come prima cosa, quindi, la miniserie Chernobyl sceglie di onorare il coraggio di quest’uomo. Quindi, la puntata ricostruisce istante per istante quanto accadde nella notte del 26 Aprile.

Le dinamiche del disastro, così come i dialoghi, sono stati attentamente ricostruiti sulla base di testimonianze dirette e atti processuali. Viktor Bryukhanov (Con O’Neill), il Direttore della centrale elettrica nucleare e il capo ingegnere Nikolai Fomin (Adrian Rawlins) saranno condannati a 10 anni.

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Ad innescare materialmente l’esplosione è Aleksandr Akimov (Sam Troughto, supervisore di turno del gruppo notturno). L’uomo non possedeva assolutamente le competenze necessarie, ed attivando la procedura d’emergenza non aveva la minima idea che il reattore sarebbe esploso. Dopo il disastro viene costretto insieme ad altri colleghi ad aprire manualmente le pompe idrauliche. Morirà 2 settimane dopo a causa delle radiazioni.

Chernobyl, episodio 2: “Please remain calm”

L’episodio prende il nome dal messaggio diffuso dagli altoparlanti durante l’evacuazione della città di Pryp”jat’. Come mostrato dalla serie, i cittadini furono tenuti all’oscuro della reale entità del disastro per ben 36 ore. Inoltre, al momento dell’evacuazione, si parlava di una situazione temporanea. Pryp”jat’ resta invece tutt’ora una città fantasma.

Come già accennato nell’introduzione, la serie introduce a questo punto uno dei rarissimi personaggi immaginari, la Dott.ssa Khomyuk (Emily Watson), che riassume l’impegno di molti scienziati, il cui impegno ha impedito conseguenze ben più disastrose.

Iniziamo a conoscere anche il personaggio di Stellan Skarsgard, Boris Shcherbina. Inizialmente rappresentato come un ligio burocrate, invece di negare la reale entità del disastro si impegnerà instancabilmente per mitigarne le conseguenze. Morirà 4 anni dopo a causa delle radiazioni.

L’unica vera differenza tra la realtà e la serie sembrerebbe l’ordine di convogliare a Chernobyl tutto l’azoto liquido presente nel paese, necessario a raffreddare il reattore. L’ordine non fu impartito da Schcheerbina, ma da Bryukhanov, il Direttore della centrale.

La seconda puntata di Chernobyl mostra anche i 3 volontari che si offrirono per quella che sembrava un’autentica missione suicida: svuotare manualmente le piscine di raffreddamento del reattore. In realtà, a differenza della maggior parte dei protagonisti della serie, sembra che siano tutti sopravvissuti.