Ian Holm,la commovente lettera d’addio di Peter Jackson

Peter Jackson ha pubblicato una lunghissima lettera nella quale omaggia il ricordo del grande amico e collega Ian Holm, scomparso ieri

Ian Holm, Peter Jackson
Credits: Flickr/Gage Skidmore
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Come sappiamo, nella giornata di ieri, 19 giugno 2020, Ian Holm se n’è andato a 88 anni a causa del morbo di Parkinson col quale lottava da molti anni. Sono moltissimi i grandi nomi che stanno in queste ore rendendo omaggio all’attore attraverso l’utilizzo del social. Tuttavia la lettera che Peter Jackson, il regista col quale l’attore ha lavorato per Il Signore degli Anelli, ha colpito il cuore di tutti. Di seguito vi lasciamo la traduzione integrale.

La lettera di Peter Jackson per Ian Holm

Traduzione a cura di Carlo Maria Rabai e Serena Demichelis di Birdmen Magazine

Sono molto triste per la morte di Sir Ian Holm.

Ian era un uomo davvero squisito e generoso. Silenzioso, ma dall’umorismo sfacciato, con un bellissimo luccichio che gli trasudava dagli occhi.

Nei primi anni 2000, prima che cominciassimo a girare le scene di Bilbo per La Compagnia dell’Anello, ero molto nervoso al pensiero che avrei lavorato con un attore così stimato, ma lui mi mise immediatamente a mio agio. In piedi davanti a Casa Baggins, il primo giorno, prima che le macchine da presa iniziassero a girare, mi prese da parte e mi disse che avrebbe provato cose diverse a ogni ripresa, ma che io non mi sarei dovuto preoccupare. Se, dopo cinque o sei riprese, non mi avesse dato quello che mi serviva, allora avrei dovuto, con tutti i mezzi necessari, dargli indicazioni specifiche.

Ed è proprio ciò che facemmo. Ma incredibilmente le sue varie letture di ogni battuta furono tutte fantastiche. Raramente aveva bisogno di essere diretto in qualche modo. Ci dette un incredibile rosa di scelte da selezionare poi in sala montaggio. Passammo insieme quattro settimane molto piacevoli mentre giravamo i primi 30 minuti del film.

Ian Holm, Bilbo e i bambini

Un giorno avevamo Bilbo che raccontava le sue prime avventure a un pubblico di bambini di tre o quattro anni. Erano letteralmente incantati, seduti ai suoi piedi, a gambe incrociate nel campo che pronto per la festa. Cominciammo a riprendere la performance di Ian che raccontava la storia, ma ci servivano anche dei controcampi sui bambini che reagivano ai vari momenti topici e maggiormente drammatici del racconto. I bambini piccoli tuttavia si annoiano molto in fretta, e io e Ian realizzammo subito che, mentre noi li riprendevamo, non potevano ascoltare ancora e ancora la stessa storia.

Allora gli suggerii che per mantenete l’attenzione dei bambini avrebbe dovuto cambiare un po’ la storia a ogni ripresa: aggiungendo delle piccole parti, inventandosi cose; tutto purché ci desse l’essenza di quello che era scritto all’interno della sceneggiatura. Gli dissi di non preoccuparsi e che avrei risolto qualsiasi problema in seguito in sala montaggio.

Ci serviva anche che i bambini rimanessero fermi al loro posto mentre noi muovevamo velocemente le macchine da presa da un angolo all’altro. Su un set cinematografico, “veloce” può significare anche 15-20 minuti. Così, mentre tutto questo accadeva, e nessuna macchina da presa aveva ancora iniziato a girare, sussurrai a Ian che avrebbe dovuto tenerli occupati, intrattenerli. Suggerii gentilmente che avrebbe potuto “raccontare loro storie diverse tra una ripresa e l’altra”. E fece esattamente questo. Dopo un paio di ore avevamo girato tutto quello che ci serviva.

Mentre i bambini venivano accompagnati fuori dal set, e la troupe si muoveva per la scena successiva, Ian disse che non aveva mai lavorato così duramente in vita sua!

Il Parkinson e lo Hobbit

Più di dieci anni dopo sperammo che Ian sarebbe stato di nuovo Bilbo nelle scene iniziali de Lo Hobbit. Fran e io dunque andammo a cena con Ian e sua moglie Sophie a Londra, e lì ci disse che gli spiaceva molto, ma che non poteva farlo. In aggiunta a questo, ci confidò che gli era stato diagnosticato il Parkinson, e che non riusciva più a ricordarsi le battute. Faticava a camminare e sicuramente non avrebbe potuto viaggiare fino alla Nuova Zelanda. Era sempre un uomo riservato, ci disse che si era ritirato, ma che non l’avrebbe annunciato ufficialmente.

È stato un duro colpo perché avevamo trovato un bel modo per far passare il ruolo da Ian, come Vecchio Bilbo, a Martin Freeman come Giovane Bilbo. Gli descrissi la nostra idea, e gli piacque molto. Gli dissi anche che mia madre e un mio zio avevano sopportato il Parkinson per anni, e che conoscevo molto bene gli effetti di quella terribile malattia.

A questo punto, la nostra cena – che credevamo sarebbe stata l’occasione per spiegargli le scene del nuovo film, e durante la quale lui invece avrebbe voluto spiegarci il motivo per il quale non avrebbe potuto farle – improvvisamente divenne un brainstorming, con Ian, Sophie, Fran e io che cercavamo un modo per permettereo a Ian di interpretare Bilbo un’ultima volta.

Gireremo i film in Nuova Zelanda – ma che ne dite se venissimo a Londra per girare le scene di Ian vicino a casa?

Prima della fine della cena lui annuì piano piano, e disse: “Sì, penso di potercela fare”. Ma sapevo che lo stava facendo solo come piacere personale nei miei confronti, dunque gli tenni le mani e lo ringraziai quasi con le lacrime agli occhi.

Le riprese di dello Hobbit di Ian Holm a Londra

Cominciammo a girare in Nuova Zelanda con Martin Freeman come Giovane Bilbo. Martin ammirava tantissimo Ian Holm ma non l’aveva mai incontrato di persona. Ad ogni modo, Martin accettò generosamente di indossare make-up e protesi per interpretare Sir Ian Holm nei panni del Vecchio Bilbo in alcuni campi lunghi neozelandesi di cui avevamo bisogno. Riuscì a riprodurre benissimo il suo manierismo.

Un paio di mesi dopo tornammo a Londra, portandoci dietro il nostro set di Casa Baggins, e girammo le inquadrature di Ian con una piccola troupe, come promesso. L’adorabile moglie di Ian, Sophie, era al suo fianco in ogni momenti, aiutando sia lui che anche noi.

Nel corso di quattro giorni girammo tutto quello di cui avevamo bisogno. Elijah Wood e Ian erano diventati amici già ai tempi de Il Signore degli Anelli, ed Elijah era sul set a Londra ogni giorno, per dare supporto a Ian.

Nel film finito , spero che il pubblico veda solo Ian Holm riprendere il ruolo di Bilbo. Ciò che vissi sul set fu il momento in cui un meraviglioso attore portava a termine la sua ultima performance. Fu davvero coraggioso da parte sua, e molto emozionante per coloro che ebbero la fortuna di vederlo.

La cena di addio e l’incontro tra Ian Holm e Martin Freeman

Saremo per sempre infinitamente grati a Ian per averlo fatto. Nel nostro tempo insieme, Fran e io ci affezionammo tantissimoa lui, e la sua compagnia era molto gradita.

Per festeggiare la fine delle riprese, Ian e Sophie mi invitarono me e Fran a cena a casa loro. Fu una serata splendida, piena di umorismo e divertimento. Ian e io realizzammo che entrambi avevamo un forte interesse per Napoleone e chiacchierammo di lui per ore. Un anno dopo, alla première del primo capitolo de Lo Hobbit, un Martin Freeman intimidito riuscì finalmente a conoscere Ian Holm. Ho sempre amato la performance di Ian nelle scene finali de Il Ritorno del Re.

“Penso di essere… ma sì… pronto per un’altra avventura”

Addio, caro Bilbo. Buon viaggio, caro Ian.

Che ne pensate di questa struggente lettera?

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