Scarface (stasera alle 21 su Iris) uscì nelle sale cinematografiche nel 1983, remake del film omonimo del 1932 diretto da Howard Hawkes. La sceneggiatura firmata da Oliver Stone, però, spostò l’azione dalla Chicago del Proibizionismo alla Miami degli anni ’80, dove a farla da padrone è il traffico di droga e, nello specifico, della cocaina.
Scarface, che tornerà per la terza volta al cinema con un nuovo film per la regia di Luca Guadagnino, è forse uno dei ruoli più iconici del suo protagonista, Al Pacino. Nel cast del film anche Michelle Pfeiffer e Steven Bauer.
Scarface, la trama
La storia di Scarface ruota intorno all’ascesa di Antonio “Tony” Montana che, insieme all’amico Manolo “Manny” Ribera, lascia il proprio paese d’origine, cercando di farsi strada nella vita criminale degli Stati Uniti e, in particolare, nel traffico di droga che rappresenta un secondo volto della città di Miami.
Scarface, una storia di cocaina
Scarface è uno dei film più rappresentativi della corrente cinematografica incentrata sulla criminalità organizzata. Una vera e propria pietra miliare del genere, che spesso viene presa come metro di giudizio per pellicole che vogliono trattare lo stesso tema.
La struttura della pellicola, così come la trama e la costruzione del personaggio principale, ruotano proprio intorno a questo: ad una rappresentazione di mafia a stelle e strisce che determina l’ascesa e il tramonto degli esseri umani, tra violenza, morte e sangue.
Ma, allo stesso tempo, non è inesatto dire che Scarface rappresenta un film incentrato sulla cocaina, intesa non solo come mezzo per arrivare facilmente alla ricchezza – come ha raccontato, per esempio, Saviano in ZeroZeroZero – ma anche come demone personale in grado di distruggere la vita di una persona e le relazioni tra essere umani.
Ne sa qualcosa lo sceneggiatore, Oliver Stone, che utilizzò proprio la stesura dello script per guardare in faccia la sua dipendenza da cocaina.
Oliver Stone e la droga
Lo stesso Stone dichiarò: Ero un dipendente da cocaina da due anni e mezzo quando ho cominciato a scrivere Scarface. Conoscevo quel mondo, il mondo della droga di inizio anni ’80, molto bene.
A differenza di altri scrittori, come l’Hunter S. Thompson autore di Paura e Delirio a Las Vegas con Johnny Depp, che attraverso l’uso di droga riuscivano a rendere migliore il proprio testo, Oliver Stone si rese conto che la sua dipendenza da cocaina gli rendeva quasi impossibile lavorare. La cocaina che gli scorreva nelle vene non era in alcun modo d’aiuto mentre cercava di portare sulla carta tanto un remake del film di Hawkes, quanto una pellicola che rappresentasse una sorta di purgatorio attraverso il quale passare per poter risalire la china.
Stone, allora, decise di trasferirsi a Parigi per continuare a scrivere la sceneggiatura di Scarface: la città francese gli permise di rimanere lucido e pulito. Sapevo che non sarei riuscito a uscirne, disse in un’intervista del 2011 a Empire, se fossi rimasto in Florida, Los Angeles o New York.
L’astinenza dalla cocaina per Oliver Stone si trasformò in un dolore costante, che lo sceneggiatore e regista decise di affrontare di petto, proprio cercando di riversare quella sofferenza e quella paranoia sulla sceneggiatura che stava scrivendo. In questo senso non è sbagliato affermare che Scarface sia stato, per il suo sceneggiatore, un’esperienza catartica.
Il proposito di Oliver Stone non è andato perduto: pur allontanandosi dalla scelta originale di scrivere semplicemente un remake del film degli anni ’30 e realizzando uno Scarface quasi del tutto inedito, il film con Al Pacino ebbe un riscontro planetario davvero incredibile. Persino Saddam Houssein lo amò al punto da chiamare la sua compagnia di holding Montana Management, in onore del personaggio di Tony Montana.
In passato, ha raccontato ancora Oliver Stone, ho parlato di Scarface come di una lettera d’addio piena d’amore alla cocaina. Ma non è esatto. In realtà è ciò che mi ha permesso di vendicarmi della droga.
La sceneggiatura di Oliver Stone piacque così tanto a Brian De Palma che il regista decise di abbandonare il progetto su cui stava lavorando – un altro cult degli anni ’80, Flashdance – per dedicarsi a Scarface: la cocaina sul set divenne semplice latte in polvere, che Al Pacino dichiarò avesse avuto il potere di cambiare i lineamenti del suo naso. E Oliver Stone riuscì a liberarsi dei suoi demoni.
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