Il Signore degli Anelli: tutto sulla saga cinematografica di Peter Jackson
Il Signore degli Anelli è una delle più grandi ed importanti saghe cinematografiche di sempre. Ecco un articolo su tutto quello che c'è da sapere sulla trilogia di Peter Jackson e le differenze con le opere di Tolkien
Il Signore degli Anelli – Il Ritorno del Re (2003)
Il capitolo conclusivo de Il Signore degli Anelli arriva nei cinema l’anno seguente. Dopo l’enorme successo raccolto dai primi due film, anche Il Ritorno del Re conferma il grande lavoro svolto da Jackson e compagnia, che corona una delle più grandi ed amate saghe della storia del cinema.
Il film dominerà letteralmente la notte degli Oscar, vincendo 11 statuette su 11 candidature. Eguagliando così il record detenuto da Titanic e Ben-Hur. Nello specifico vinse gli Oscar per: miglior film, miglior regista, migliore sceneggiatura originale, miglior scenografia, migliori costumi, miglior trucco, miglior montaggio, miglior sonoro, migliori effetti speciali, migliore colonna sonora e migliore canzone.
Trailer
La trama
Saruman è stato sconfitto. La battaglia al Fosso di Helm ha infuso nuove speranze fra i popoli liberi, ma Sauron incalza la propria offensiva verso Minas Tirith. La partita ora si gioca a sud, mentre l’Oscuro Signore è più forte che mai.
Merry e Pipino si riuniscono ad Aragorn, Legolas, Gimli e Gandalf, mentre Frodo e Sam continuano la loro missione guidati da Gollum, la cui natura è sempre più vacillante. Mordor è più vicina che mai ed il destino dell’Anello e del suo portatore prossimo alla suo compimento.
Sceneggiatura
Anche per questo capitolo Jackson sceglie di rendere centrale una battaglia, questa volta quella dei campi del Pelennor, di fronte a Minas Tirith. Prosegue anche la struttura alternata, che si sposta fra Aragorn e banda rimasti a Rohan, Pipino e Gandalf a Minas Tirith e Frodo e Sam ai confini di Mordor.
Perfettamente coerente con i capitoli precedenti quella dell’ultimo capitolo è forse quella più equilibrata, dove l’azione e i dialoghi delle parti descrittive sono meglio dosati.
Jackson sceglie inoltre di aprire il film con una digressione sul personaggio di Smeagol, differenziandosi dal libro d’origine. Scena però azzeccata, che ci lascia un ulteriore tassello per definire uno dei personaggi più importanti della trilogia.
Eliminata è invece tutta la parte del libro relativa al ritorno nella Contea dopo la distruzione dell’Anello. Scelta anche questa probabilmente giusta, per tempistiche e relativa importanza nell’economia del racconto principale.
Effetti speciali e scenografia
Si conferma impressionante la mole e la qualità degli effetti speciali messi in campo nella produzione di questo ultimo capitolo. La dimensione e la profondità della battaglia dei campo del Pelennor è impressionante, così come lo è la ricostruzione di Minas Tirith.
Per la città sulla montagna è stato utilizzato un modellino, similmente a quanto fatto per il Fosso di Helm nel film precedente.
Splendida anche la ricostruzione della terra di Mordor, così come la verosimiglianza di Gollum e il terrore generato da Shelob.
Cast
Gran parte del cast è confermato dai capitoli precedenti. All’appello si aggiunge John Noble (Denethor), mentre ritorna per una breve parte Ian Holm nei panni di Bilbo Baggins.
Concludere una delle più grandi saghe cinematografiche di tutti i tempi non è certo cosa facile. Dopo l’enorme successo dei capitoli precedenti si attendeva una conclusione sontuosa, che desse dignità ad una delle opere letterarie più importanti.
Aspettative raggiunte in pieno. Il Signore degli Anelli –Il Ritorno del Re è il più grande, maestoso ed epico capitolo del Signore degli Anelli. Jackson riesce a tirare le fila di tutte le trame tessute nei due film precedenti. Il destino di Aragorn si compie, così come quello dell’Anello e dell’Oscuro Signore Sauron, con una narrazione che fluisce in maniera naturale.
Il film è forse il più equilibrato fra i tre, riuscendo a mescolare momenti di azione che hanno il loro fulcro nella battaglia dei campi del Pelennor con il lirismo ed i dialoghi raffinati di Tolkien, senza mai risultare eccessivamente pesante.
Anche qui Jackson si è preso delle libertà rispetto all’opera di Tolkien, come del resto per tutta la saga. Differenze però sempre funzionali ad una narrazione più fluida e dando maggiore peso ad alcuni personaggi rispetto ad altri a scopi narrativi piuttosto condivisibili.
Il regista neozelandese conclude così con un grande film un percorso che lo consegna di diritto nella storia del cinema, se non altro per i numeri impressionanti della saga e la crossmedialità dell’opera che ha aperto la strada ai moderni franchise.