Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente: avevamo bisogno di questo prequel?

Abbiamo letto, grazie a Mondadori, Hunger Games - La Ballata dell'Usignolo e del Serpente: ecco una lista di pro e contro

Prequel Hunger Games
particolare della copertina di Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente
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Il 2020 sembra essere l’anno che, a dispetto dal freno dato all’editoria dalla pandemia, mira soprattutto a riportare in auge gli autori che hanno fatto la fortuna della fetta young adult del mercato. È infatti uscito lo scorso 19 Maggio Hunger Games – La Ballata dell’Usignolo e del Serpente, con cui l’autrice Suzanne Collins riporta i lettori nel mondo distopico di Panem già ampiamente trattato nella trilogia principale di Hunger Games.

Edito sempre da Mondadori, La Ballata dell’Usignolo e del Serpente è, in realtà un prequel: la storia si svolge ben 64 anni prima rispetto ai fatti raccontati nel primo capitolo della trilogia. E il protagonista di questa nuova avventura a Panem è niente meno che un giovane Coriolanus Snow, l’algido e crudele Presidente contro cui Katniss muoverà la sua rivolta.

Hunger Games – La ballata dell’Usignolo e del serpente, la trama

Il giovane Coriolanus Snow è stato scelto per essere uno dei mentori di uno dei tributi che scenderanno nell’arena di Capitol City nella decima edizione degli Hunger Games.

Con il suo curriculum accademico invidiabile e la possibilità di seguire da vicino un tributo, Snow spera di poter risollevare le sorti della famiglia: la guerra contro i ribelli, infatti, ha lasciato gli Snow in uno stato di semi-povertà e se Coriolanus vuole proseguire gli studi e ambire a un’università ha bisogno del premio per il miglior Mentore. E questo significa vincere gli Hunger Games.

Tuttavia, il giorno della Mietitura, l’algido e ambizioso ragazzo scopre che a lui è toccato il tributo femmina del Distretto 12, uno dei più poveri e svantaggiati di tutti. Coriolanus pensa che quella sia la fine di tutto, ma proprio durante la Mietitura il suo tributo, Lucy Gray Baird, cattura l’attenzione di tutti con una canzone che accende su di lei i riflettori del popolo di Capitol City e di colpo il giovane Snow pensa di poter avere un’opportunità.

Tuttavia, se Coriolanus vorrà davvero vincere, dovrà fare in modo che il suo tributo si fidi di lei e per far sì che questo accada il ragazzo dovrà mettere da parte le sue convinzioni e i suoi pregiudizi.

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La Ballata dell’Usignolo e del Serpente, avevamo davvero bisogno del prequel di Hunger Games?

Quando una scrittrice decide di tornare a scrivere di un mondo già fortemente entrato nell’immaginario collettivo a distanza di anni, la prima domanda che il lettore medio si pone è: avevamo davvero bisogno di tutto questo? È quello che è accaduto, ad esempio, con I Testamenti di Margaret Atwood.

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Si sente davvero il bisogno di riprendere le fila di una vecchia storia, pur da un nuovo punto di vista, a distanza di tanti anni? Un nuovo lettore o, ancora, un vecchio lettore che è ormai cresciuto ed è diventato qualcun altro, potrà avere ancora interesse a leggere di un mondo che si pensava finito? Per cercare di rispondere a questa domanda abbiamo scelto, dopo la lettura di Hunger Games – La Ballata dell’Usignolo e del Serpente,di stilare una lista di pro e contro dell’ultimo romanzo della Collins. Tutto rigorosamente senza spoiler.

I Pro del prequel di Hunger Games

Il punto di vista

Ovviamente l’aspetto più interessante di questo nuovo romanzo è il punto di vista che la scrittrice ha scelto. Dal punto di vista del fandom sarebbe stato senz’altro più facile raccontare un sequel.

Prendere il lettore per la gola, incuriosirlo con il futuro dei personaggi che già amava e conosceva. In quanti sarebbero andati nel proverbiale brodo di giuggiole nell’avere l’occasione di conoscere i figli di Peeta e Katniss? Di scoprire il destino di Gale e tutti gli altri?

Una scelta del genere sarebbe stata senz’altro ugualmente remunerativa, ma sicuramente poneva la Collins davanti alla sfida di rendere credibile un ritorno a Panem senza apparire una semplice mercenaria alla ricerca del denaro.

Invece l’autrice ha colto tutti di sorpresa e non solo ha ambientato il racconto 64 anni prima, ma ha eletto a suo protagonista il biondissimo villain che tutti noi abbiamo amato a odiare.

hunger games prequel
Donald Sutherland è il Presidente Coriolanus Snow nella trilogia cinematografica

La terza persona singolare

Questo è tanto un pro quanto un contro (come vedremo più avanti). A differenza della trilogia principale di Hunger Games, dove a raccontare la storia era Katniss in prima persona, con Hunger Games – La Ballata dell’Usignolo e del Serpente, la Collins sceglie di affidarsi alla terza persona singolare.

Dal punto di vista del protagonista rappresenta senz’altro un po’ a favore del romanzo. La terza persona crea una certa distanza tra chi legge e gli agenti della storia: rende pressoché impossibile sviluppare sentimenti di empatia o totale amore.

Cosa che era assolutamente necessaria: Coriolanus Snow al grande pubblico di Hunger Games è conosciuto come un uovo viscido, crudele, finto fino alle ossa. Renderlo amabile in questo romanzo sarebbe stato come tradire l’intera saga. La terza persona delimita questo pericolo e Suzanne Collins si è occupata del resto.

Un mondo post-bellico

Uno dei maggiori punti di forza del romanzo è senza dubbio la capacità con cui l’autrice riesce a creare con estrema verosimiglianza un mondo che, a distanza di anni, ancora ha difficoltà ad uscire dagli orrori della guerra.

In più, attraverso i flashback e i pensieri del protagonista, vengono descritti anche i giorni più bui del conflitto tra la capitale e i distretti ribelli. Anche questo aiuta a costruire un quadro estremamente attento e fedele.

Una violenza inaudita

Come già accadeva nella trilogia principale, anche in questo prequel l’autrice non si risparmia sul sangue e la violenza.

Violenza che non è solo fisica, ma anche emotiva e spirituale: nel modo in cui vengono trattati i tributi — modi che sono davvero all’opposto rispetto a quello a cui ci eravamo abituati — all’abuso di potere che viene fatto per plagiare le menti dei più giovani, Suzanne Collins delinea un mondo brutale, dove a farla da padrone sembra essere la vecchia filosofia di Hobbes dell’Homo Homini Lupus.

A differenza di altri autori del genere young adult Suzanne Collins non ha paura di mostrare il sangue, il lato selvaggio dell’essere umano.

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Prequel Hunger Games, i contro

Gli Hunger Games in terza persona

Dispiace dirlo, ma la delusione maggiore di questo prequel sono proprio gli Hunger Games. E qui torniamo al discorso della terza persona. Se, nel raccontare l’ascesa di Coriolanus Snow, la terza persona è quasi necessaria per creare il distacco di cui si è già scritto, nel momento in cui gli Hunger Games iniziano sarebbe stato più utile utilizzare non solo la prima persona, ma cambiare proprio il punto di vista.

La parte centrale del romanzo, quella dell’arena, è paradossalmente la più lenta del libro e anche quella di cui al lettore interessa meno. Non c’è l’adrenalina dello scontro, la paura di veder morire i personaggi. Tutto accade con troppa freddezza, tanto che alla fine i tributi e i loro mentori diventano solo una lunga lista di nomi che non interessano più.

La lunghezza

Il romanzo è obiettivamente troppo lungo. La terza parte che lo compone dà la sensazione di trascinarsi a lungo, solo per il piacere di arrivare a un determinato numero di pagine.

Sebbene ci siano comunque sprazzi di grande prosa — anche qui il ritorno della violenza, ma anche il coraggio di seguire le proprie decisioni — e collegamenti con la saga principale come la canzone di Katniss, la lettura in questa parte è generalmente troppo lenta. E soprattutto si sofferma su elementi che non sempre sono di interesse al fine della trama.

I personaggi

A parte qualche esclusione, tutti i personaggi si offrono al lettore come delle maschere, delle macchie che non hanno una vera e propria personalità, ma che servono soprattutto a rappresentare un sentimento.

L’abuso del potere, la moralità, la crudeltà, la vigliaccheria… ogni sentimento ha un suo personaggio di riferimento, ma il risultato è che quasi nessun personaggio sia degno di troppa attenzione da parte del lettore.

Nemmeno la protagonista, che sembra solo una versione un po’ più zingaresca à la Esmeralda, è capace di smuovere grandi emozioni: né lei né la sua relazione con Snow.

Le conclusioni

Dunque, torniamo alla domanda da cui tutto è partito. Avevamo bisogno di questo romanzo? La risposta è Nì. È senz’altro molto interessante vedere questi Hunger Games in nuce che si svolgono all’ombra di quello che è chiaramente un riferimento al Colosseo.

È interessante vedere uno Snow così tanto giovane e già così tanto ambizioso, che si muove in mondo di strane alleanze e richieste spaventose. E lo stile della Collins non delude.

Ma archiviati questi elementi e la scorrevolezza della prosa, si ha la sensazione che La Ballata dell’Usignolo e del Serpente non sarà in grado di reggere il confronto con la trilogia precedente. È una buona lettura per passare il tempo, ma non di più.

E voi cosa ne pensate del prequel di Hunger Games? Necessario o evitabile?

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