Il tesoro del Cigno Nero | Recensione dell’ultimo Graphic Novel del grande Paco Roca

Il Tesoro del Cigno Nero è il nuovo lavoro del grande fumettista spagnolo Paco Roca. Ai testi troviamo Gullermo Corral, ex direttore generale delle industrie culturali spagnole. Una storia vera che ci narra di antichi tesori perduti in fondo al mare. Edito da Tunuè

Il tesoro del cigno nero
Particolare della copertina. Guillermo Corral/ Paco Roca/ Tunuè
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Il tesoro del Cigno Nero è il nuovo lavoro del grande fumettista spagnolo Paco Roca, celebre per l’osannato Rughe —da cui è stato tratto un film d’animazione proposto per gli Oscar 2012— e punto di riferimento per il mondo della nona arte. Ad affiancare l’apprezzato autore attraverso soggetto e sceneggiatura è Guillermo Corral, ex direttore generale delle industrie culturali spagnole (Segreteria Generale del Ministero della Cultura) e diplomatico navigato. Proprio dalla sua esperienza diretta nasce questo nuovo affascinante legal-thriller disegnato, che ci narra di galeoni in fondo all’oceano e spietati cacciatori di tesori. In Italia è edito da Tunuè.

Il tesoro del Cigno Nero: Trama

Ithaca è una società americana che si occupa di scovare tesori in giro per i mari. Un giorno, dopo mesi di ricerca, riesce ad individuare nello stretto di Gibilterra una nave carica d’oro e argento delle Americhe. Il ritrovamento pone immediatamente in allarme il Ministero della Cultura spagnolo: la nave potrebbe essere appartenuta al Regno di Spagna.

Tra il paese iberico e la spietata “flotta” di cacciatori di tesori si aprirà un lungo contenzioso legale che darà vita ad un intrigo internazionale che vedrà coinvolti molti apparati dello Stato spagnolo e americano, tra cui i servizi segreti dei rispettivi paesi.

Nuestra Señora de las Mercedes

Il 5 ottobre del 1804 durante la battaglia di Capo Santa Maria, la marina militare britannica, senza aver preventivamente dichiarato guerra, affondò la fregata spagnola Nuestra Señora de Las Mercedes, che riportava un prezioso carico di metalli preziosi in patria. L’attacco provocò l’esplosione della polveriera e il naufragio della Merced uccidendo 249 marinai. I sopravvissuti furono imprigionati dai britannici.

L’offensiva inglese, criticata ferocemente anche dalla stessa stampa britannica dell’epoca, incrinò i già difficili rapporti tra le due potenze preparando il terreno alla celebre battaglia di Trafalgar.

Nel 2007 la nave fu individuata da una società di ricerca americana e la scoperta portò ad una lunga guerra legale con la Spagna. Proprio da questo punto inizia il racconto di Corral e Roca, tra realtà e fantasia.

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Il tesoro del Cigno Nero, una storia affascinante che non convince in pieno | Recensione

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Copertina de Il Tesoro del Cigno Nero. Guillermo Corral e Paco Roca/ Tunuè

Il problema principale di questo, comunque riuscito, graphic novel è da ritrovare probabilmente nella storia in sé. I fatti narrati da Corral, testimone diretto della vicenda, appare a tratti monotona e priva di colpi di scena significativi, cedendo al genere legal più che a quello spionistico e dell’intrigo internazionale. Alcune accelerate narrative non riescono a dare corposità ad un racconto che risulta piuttosto dimenticabile in chiusura. La scrittura non riesce ad approfittare a pieno del contesto storico e dalla veridicità dei fatti sprecando, in parte, una storia tanto surreale da sembrare frutto della fantasia degli autori.

Resta divertente immaginare quanto sia aderente alla realtà la ricostruzione di Corral e, di conseguenza, quanto ci sia di romanzato nell’opera. Ma scommettiamo, visti anche gli articoli dedicati alla vicenda che negli anni hanno cercato di far chiarezza, che parte di ciò che leggiamo ne Il Tesoro del Cigno Nero è un fulgido esempio di realtà che supera l’immaginazione.

Purtroppo, come detto, lo spunto non riesce a costruire un’opera all’altezza delle aspettative centrando l’obiettivo solo a metà. Affascina ma non stupisce, cattura ma non convince.

A coadiuvare questa sensazione di incompletezza della scrittura anche la descrizione psicologica dei personaggi che appaiono piatti e stereotipati e la cui scarsa profondità impedisce al lettore un coinvolgimento emotivo maggiore. La rigidità dei ruoli, la poca tridimensionalità dei caratteri dei protagonisti, priva la storia di solide fondamenta costringendo al solo caso legale, storico e avventuroso il compito di catturare il lettore.

Il risultato è un’opera che si legge tutta d’un fiato più per la semplicità con cui è scritta che per il coinvolgimento emotivo che suscita.

Lo stile di Paco Roca

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Guillermo Corral e Paco Roca/ Tunuè

Lo stile di Roca è il punto di forza de Il Tesoro del Cigno Nero, che, probabilmente, deve ai disegni parte della propria riuscita. Il tratto dal gusto franco-belga contribuisce a dare dinamicità alla storia grazie a segni semplici ma estremamente efficaci. Nonostante i dettagli non siano preponderanti all’interno dello stile di Roca, Madrid e Washington vengono proposte magistralmente dalle matite del maestro spagnolo donando quel senso d’internazionalità di cui la vicenda è pregna. Oltre ai luoghi, fondamentali in Roca sono anche i tempi, la cui scansione è riportata più volte in maniera pregevole (la neve a pag. 144, il percorso a pag. 147).

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L’uso della gabbia classica viene alternato abilmente da tavole più ritmate e libere che restituiscono lo spirito del thriller spionistico e dell’intrigo internazionale. Degne di nota le libertà che Roca si prende su alcune pagine: riuscitissime le illustrazioni che ci narrano la vicenda storica della Merced, accompagnate da didascalie che ricordano i vecchi racconti marinareschi; utili e divertenti le mappe e le infografiche che aiutano il lettore a seguire i fatti senza ingarbugliarsi; riuscitissime le tavole dedicate al flashback più importante della storia, che libere da contorni restituiscono, insieme al passaggio repentino al bianco e nero, un impatto visivo notevole che trova il proprio climax in una riuscita splash page “dinamica”.

Colori che son tramonti…e mari…e nevischio

Ma a farla da padrone nel riconoscibilissimo stile di Roca sono i colori, che nell’autore spagnolo hanno un significato speciale, spesso simbolico. Ogni “riflessione” cromatica dona al lettore il piacere dell’armonia tra il racconto e l’immagine. A uscirne glorificato è sicuramente il Mare, onorato pienamente nella sua bellezza cangiante attraverso le scale di blu e di verde (pag. 132 e 133). L’uso della tavolozza è un perfetto metronomo per luoghi e tempi. Dalla gialla Madrid alla bianca e grigia Washington, passando per gli interni cangianti che acquistano carattere attraverso filtri monocromatici che ce ne restituiscono la luce, fino alla perfetta ricostruzione cromatica della Florida.

Si può dire che in Roca un tramonto è davvero un tramonto. Nonostante uno stile poco votato al realismo, l’artista riesce a farci sentire il calore del sole morente attraverso l’abile uso delle scale di rosa e viola. Il lettore è lì, su un traghetto, colpito dai raggi di un altro giorno che finisce.

Dal 21 maggio in libreria!

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