Quando neanche un computer riesce a capire quello che dice Donald Trump
Nel 2017, durante il primo anno di amministrazione Trump, viene affidato ad un’intelligenza artificiale di nome Margaret il compito di analizzare e trascrivere un discorso scritto del presidente. Si tratta di un discorso di 127 parole per commemorare una battaglia della Seconda Guerra Mondiale. Niente di complicato, insomma. Ma il computer non ce la fa ugualmente, e va in crash. La sintassi di Trump è troppo scorretta: congiunzioni messe insieme, subordinate dentro subordinate, tempi verbali cambiati di continuo, e così via. Un caos completo.
Al creatore della A. I., Bill Frischling, non rimane altro che “educare” Margaret alla grammatica “Trumpiana”, facendole disimparare quella corretta. E il computer impara così bene che ora è in grado di dire quando Trump sta mentendo, o quando è stressato, o quando è arrabbiato. Questo a seconda del modo in cui il presidente parla, gesticola, prende pause, usa aggettivi, devia dal suo vocabolario usuale o cambia tono di voce. Un risvolto forse un po’ inquietante, ma anche molto interessante, specialmente per i detrattori del discusso presidente.