Favolacce | Recensione del film dei Fratelli D’Innocenzo

Dopo l'Orso d'argento per la Migliore Sceneggiatura al Festival di Berlino 2020, dall'11 Maggio Favolacce dei Fratelli D'Innocenzo è disponibile per lo streaming on demand su tutte le principali piattaforme nazionali: Sky Primafila, Infinity, Chili, Rakuten Tv, Tim Vision, Google Play, CG Digital.

favolacce
Particolare della locandina
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Favolacce dei Fratelli D’Innocenzo è uno dei film più apprezzati di questo inizio di 2020. Vincitore del premio alla miglior sceneggiatura al Festival di Berlino, il film ha entusiasmato la critica, in attesa di scoprire la reazione del pubblico. Difatti, A causa della pandemia, l’opera ha visto sfumare la possibilità di uscire al cinema. Il problema è stato ovviato grazie alla distribuzione sulle piattaforme on demand a partire dall’11 maggio 2020.

Trama

Nel cuore della periferia romana si susseguono le vite di alcune famiglie apparentemente normali. Un’analisi più approfondita ne rivelerà limiti e bruttezze, squarciando un velo fatto di apparenze.

Cast e scheda tecnica

Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia, Svizzera
Anno2020
Durata98 min
Rapporto2,39:1
Generedrammatico
RegiaDamiano e Fabio D’Innocenzo
SoggettoDamiano e Fabio D’Innocenzo
SceneggiaturaDamiano e Fabio D’Innocenzo
  • Elio Germano: Bruno Placido
  • Barbara Chichiarelli: Dalila Placido
  • Gabriel Montesi: Amelio Guerrini
  • Max Malatesta: Pietro Rosa
  • Ileana D’Ambra: Vilma Tommasi
  • Giulia Melillo: Viola Rosa
  • Lino Musella: professor Bernardini
  • Justin Korovkin: Geremia Guerrini
  • Tommaso Di Cola: Dennis Placido
  • Barbara Ronchi:
  • Giulietta Rebeggiani: Alessia Placido

Trailer

Favolacce: Recensione

“Quanto segue è ispirato a una storia vera. La storia vera è ispirata a una storia falsa. La storia falsa non è molto ispirata.”

Inizia così Favolacce, opera seconda dei Fratelli D’Innocenzo, con i versi strampalati di un diario intimo. E se l’incipit vi sembra bislacco, anche più strano sarà realizzare che queste parole appartengono a Dennis, un ragazzino che apparentemente ha solo 11, forse 12 anni, eppure sono scandite da una voce adulta, quella di Max Tortora.

Favolacce
© Pepito Produzioni, Amka Film Production

Il suono strambo e triste della voce narrante è solo il primo di una serie di elementi dissonanti, programmati per disorientare lo spettatore, che dovrà ora addentrarsi in un film totalmente privo di coordinate. Perché Favolacce si presenta come fa una fiaba nera, ma soprattutto un superbo esemplare di cinema di poesia.

Dopo La terra dell’abbastanza, i gemelli Fabio e Damiano D’Innocenzo scelgono di sperimentare un linguaggio audiovisivo estremo, di pasoliniana memoria, che pure resta assolutamente personale, unico e irriducibile.

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La parabola descritta da La terra dell’abbastanza era quella di 2 moderni ragazzi di vita, figli della periferia più degradata. Ma non meno feroce è lo scenario di Favolacce, che arriva al cuore della piccola e media borghesia.

Siamo ancora a Roma, o meglio a Roma Sud, terra di villette mono familiari, graziosi giardini, barbecue e piscine gonfiabili. Nella geografia tipica di quartieri come Spinaceto o Decima, questi piccoli sciami di ville si stagliano ordinatamente nel bel mezzo del nulla, circondate da una vegetazione lussureggiante, che sembra crescere senza manutenzione né controllo. E a pochi minuti dal decoro borghese, ecco che lo scenario precipita tra gli eco-mostri della speculazione edilizia, tra palazzi occupati e costruzioni abusive.

Nell’ozio e la noia di una calda estate, i Fratelli D’Innocenzo costruiscono un racconto corale per 12 personaggi. Tra questi, ci sono Dennis (Tommaso Di Cola) e la sua famiglia. Bruno (Elio Germano), suo padre, è disoccupato da diversi mesi, proietta ansie e frustrazione sull’educazione dei figli, che cercano di compiacerlo con impeccabili pagelle, fatte di soli 10. Tra gli amichetti di Denis e sua sorella ci sono Viola (Giulia Melillo), una bambina con difficoltà di apprendimento, ma anche Geremia (Justin Kurovnin), che vive con suo padre Amelio (Gabriel Montesi) in un piccolo prefabbricato, che in pratica è poco più di una baracca.

L’apparente tranquillità di questa periferia residenziale nasconde così una fitta trama di invidie, rivalità e ipocrisia, ma soprattutto, la disperazione di esistenze che si trascinano per forza d’inerzia. Nel vuoto caspico di un microcosmo privo di idee, valori e punti di riferimento, negli occhi di questi bambini si scorge ancora la più assoluta innocenza. Eppure, basterà un solo cattivo maestro per instillare in loro il seme della violenza, che esploderà inesorabile e puntuale, come una tragedia annunciata.

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La conferma dei Fratelli D’Innocenzo

I Fratelli D’Innocenzo, co-autori della sceneggiatura di Dogman, tornano così alla loro struttura narrativa d’elezione: quella di una tragedia contemporanea, che procede fatale verso la rovina.

Ma a parte l’aura sinistra della tragedia, è difficile riassumere perfino la sinossi di Favolacce: un racconto corale che non procede secondo i crismi della consequenzialità lineare, annulla ogni possibile grammatica cinematografica.

Non c’è una sola inquadratura sana, nell’opera seconda dei Fratelli D’Innocenzo. La macchina da presa indulge sui piani ravvicinati: i primissimi piani dei protagonisti, i dettagli di oggetti insignificanti. Quando cerca i campi lunghi, sembra spiare i personaggi dalle angolazioni più improbabili. La macchina da presa si nasconde tra gli alberi, all’angolo del divano o della stanza. A volte perde il fuoco, altre mostra una prospettiva completamente distorta. Infine, tenta di seguire i personaggi in “falsa soggettiva”. Ma è un viaggio senza direzione, un pedinamento senza risposte.

La disgregazione del linguaggio audiovisivo racconta le ferite di un’umanità alla deriva. E come non c’è un’inquadratura sana, non c’è musica per le Favolacce.

Il silenzio è rotto solo da dialoghi superficiali, lascia spazio a minuscoli intermezzi musicali, sempre brutalmente interrotti. Almeno, fino ai titoli di coda, quando una strana cantilena di morte chiude il sipario su questo scenario disperante.

Il risultato è un’opera in perfetto equilibrio tra un cinema anti-narrativo, allucinato, ed un ritratto dal realismo impietoso. Un’opera sospesa, che si può facilmente definire disturbante, forse perfino lynchiana.

Ma la verità è che Favolacce dei Fratelli D’innocenzo è un film che non somiglia a nessuno. Un’opera che lascia lo spettatore come un dipinto di Lucio Fontana, con uno squarcio al centro.

Dopo solo 2 lungometraggi, i Fratelli D’Innocenzo confermano un’incredibile consapevolezza del mezzo cinematografico. E tra le nuove uscite digitali, non possiamo che consigliarvi un film come Favolacce: in aperta antitesi all’opacità del nostro cinema, ancora perso nell’eterna variazione di Neorealismo e Commedia all’italiana.

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