The Last Dance è un documentario Netflix di 10 episodi nei quali si ripercorre passo passo l’ultima stagione sportiva di una delle squadre più leggendarie della storia: i Chicago Bulls del 1997-1998, guidati da Michael Jordan. I rosso neri della città del vento avevano vinto 2 titoli di fila, dopo averne vinti già 3 consecutivi qualche stagione prima, cosa che li ha portati ad essere considerati una delle migliori squadre della storia del Basket.
Il titolo scelto non è assolutamente casuale, in quanto fin dall’inizio di quell’anno tutti sapevano che quella sarebbe stata l’ultima stagione di quel gruppo così vincente. Per questo motivo l’allenatore Phil Jackson decise di soprannominare quell’annata The Last Dance. Una troupe ebbe il permesso di seguire i Bulls fin dentro gli spogliatoi in ogni momento di quella stagione, cosa che ci ha permesso a distanza di oltre 20 anni di scoprire cosa c’è stato dietro a quella squadra e quella stagione, culminata con quello che sarebbe passato alla storia come “The shot”.
Questo documentario ha il merito di mostrare non solo quella stagione per come è andata, ma ricostruisce la dinastia dei Bulls fin dalla sua nascita, ovvero fin da quando la squadra scelse al draft 1984 Michael Jordan. Le immagini si muovono quindi dal 1997-1998 agli anni precedenti,mostrandoci la crescita di Jordan, la sua formazione come giocatore e come uomo, oltre alla creazione di quella squadra che nel 1997 vediamo già finita. Scopriremo di più su Scottie Pippen, il fido braccio destro di MJ, capiremo qualcosa sull’intricato universo mentale che è stato Dennis Rodman, uno dei migliori difensori che sia mai sceso su un campo da basket, oltre che dare spazio anche a quelli che sono stati i comprimari dei tori della città del vento, come Horace Grant o John Paxson, due di quelli che hanno contribuito non poco ai successi dei Bulls.
Le immagini di repertorio dei match e momenti vari riferiti al passato sono intervallate da interviste fatte ai protagonisti, che commentano quegli episodi. Potremo sentire quindi il racconto dei giocatori stessi, di Phil Jackson, di avversari vari, oltre che di molti giornalisti, operanti in quegli anni, che ci spiegano come i media reagivano al passaggio dei Bulls nella storia. Una costruzione del discorso sicuramente eccellente, che riesce a raccontare moltissime cose in maniera chiara, concisa e senza mandare in confusione lo spettatore con dettagli ininfluenti.