Perché esistono serie tv eterne, reboot e remake? | Parola agli studiosi
Perché esistono serie tv eterne e saghe cinematografiche protratte all'infinito (remake e reboot)? Il motivo non è solo il profitto, scopriamolo insieme
Perchè esistono serie tv eterne e saghe che vengono protratte fino alla nausea? Tanto da snaturare quella che era l’idea originale e perdere ogni fascino ai nostri occhi. Di casi del genere né è pieno il mondo e la lista di esempi potrebbe essere lunga, come anche quella dei fan che hanno finito per perdere ogni interesse per il loro film o la serie tv del cuore. Non vogliamo soffermarci ora su un elenco del genere, perché potrebbe essere oltremodo opinabile e il criterio usato discutibile (anche se credo che tutti abbiamo pensato a The Walking Dead, per dirne una). Ma perché capita? Cosa spinge i produttori di tutto il mondo a perpetrare questo accanimento terapeutico? Oltre chiaramente che l’essere votati al dio denaro? I motivi che alla base di remake e reboot a volte sono più complessi, e interessanti, di quanto si possa credere, ve ne spieghiamo alcuni.
Remake, Reboot e stagioni eterne
Innanzitutto, non possiamo non tener conto di tutta una serie di trasformazione socio-economiche che hanno radicalmente modificato il panorama culturale contemporaneo. I nuovi assetti dell’industria multimediale hanno portato ad un processo, che Jenkins definisce, di convergenza. Questo fenomeno determina la migrazione di contenuti narrativi, e non solo, tra diversi medium e settori della filiera dell’intrattenimento. Lo scopo delle majors è quello di finalizzare tutte le risorse e sfruttare i contenuti in maniera sinergica, coinvolta e quanto più proficua. In particolare, cinema e televisione instaurano un rapporto di reciproca influenza tanto da assimilare reciprocamente strategie e convenzioni che intaccano lo storytelling. In un simile contesto il contenuto può venire riproposto in ulteriori forme, adattandosi a diverse modalità multimediali, dal merchandising ai videogames. Il processo di convergenza consente ai vari media di integrarsi tra loro, creando una nuova esperienza estesa ed unificata per lo spettatore.
Come si integrano tra loro media diversi?
La fluidità dei nuovi media è consentita a seguito di una frattura narrativa che determina l’espansione dei racconti, di modo da ampliarne la portata. Allo scopo di sfruttare al meglio i prodotti multimediali, si vengono a creare dei microcosmi narrativi all’interno dei quali questi possono evolvere. Insomma, il cinema, o forse meglio la cultura, si ibrida con altre forme di spettacolo e intrattenimento, combinandosi, espandendosi. In quest’ottica trova ragion d’essere la tendenza ad adattare, o riproporre, contenuti provenienti da altri medium. Da un lato, i remake e i vari reboot sono sintomatici di una paralisi dell’industria cinematografica, schiava di produttori votati al profitto; ma come biasimarli? Dall’altro si assiste a quella che Bordwell chiama continuità intensificata, creando un continuum culturale all’interno del quale vengono reiterati e riadattati i contenuti. Il panorama culturale intero viene inteso come un serbatoio di idee da sfruttare per sperimentazioni e ampliamenti di quei microcosmi.
Un esempio interessante di cui parlare in questi termini potrebbe essere Matrix, cult del cinema cyberpunk, la cui saga conterà presto un quarto capitolo. Possiamo notare così come già nel 1999 fossero in atto quei processi di convergenza che sembrano essersi radicalizzati ai giorni nostri. Matrix, oltre che seguito da altri due film, si è esteso anche in una serie di videogiochi fino a diffondersi nei comics e libri. La possibilità del racconto di adattarsi ad altri formati consente alla narrazione di espandersi, sia verticalmente che orizzontalmente, in percorsi paralleli e talvolta contraddittori (Star Wars ne è un esempio lampante). In questo modo si vengono a delineare dei veri e propri ecosistemi narrativi, come studiato da Pescatore e Innocenti. Chiaramente questo fenomeno era, parzialmente, già in atto dagli anni ’70 nei fumetti in cui, ad esempio grazie all’introduzione del concetto di universi paralleli, il racconto poteva essere sfruttato innumerevoli volte, da prospettive diverse, fino anche a contraddirsi.
Alla luce dei cambiamenti, dei processi e dei fenomeni che si sono delineati, e che sono tuttora in atto, possiamo meglio comprendere perché e come avviene lo sfruttamento dei contenuti narrativi. Quelli che abbiamo chiamato ecosistemi narrativi sono dei veri e propri microcosmi abitati da un numero di personaggi potenzialmente infinito, perché potenzialmente infiniti sono i percorsi che il racconto può prendere. E, potendosi espandere sia verticalmente che orizzontalmente, il racconto può evolversi sia nel tempo che nello spazio. Per cui la narrazione potrà proseguire con eventi successivi, o precedenti, ad un ipotetico punto di partenza o ancora con eventi paralleli, ovvero in luoghi diversi. Non solo, lo stesso racconto potrà diffondersi su altre forme, passando dal cinema alla televisione fino ai videogames, o viceversa. L’unico limite sarà la creatività dell’autore, o di tutti i potenziali autori, che lavora alla stesura di un racconto.
Se da un lato questo atteggiamento è indubbiamente teso a soddisfare logiche di mercato, dall’altro manifesta una liberalizzazione dell’industria. Non sta a noi giudicare quale sia il motivo alla base di ogni singolo caso, se il protrarsi nocivo di un franchise o una serie tv sia dovuto ad avidi produttori o autori incapaci. Quello che è incontestabile è la libertà dei contenuti di espandere dai confini, determinando innovative possibilità di sperimentazione. Nonostante i numerosi esempi che si potrebbero fare che hanno deluso anche i fan più accaniti, esistono altrettanti esempi che ne hanno beneficiato. Un caso è la saga diStar Wars che, oltre i film, è andata ad originare un universo narrativo vastissimo, nel tempo e nello spazio, tra fumetti, libri e videogiochi. Il caso di Star Wars, oltre ad essere apprezzato dai fan, è interessante per aver creato un vero e proprio universo fatto di storia e mitologia.
Perchè esistono serie tv eterne?
Il caso The Walking Dead
Ora, tornando al già citato The Walking Dead, notoriamente l’adattamento televisivo di un comic book, vediamo come presenta un caso estremo. La serie tv, che aveva inizialmente riscosso un enorme successo, arrivata alla decima stagione ha finito per attirare su di se le ire anche dei fan più accaniti. Non vogliamo discutere dei motivi per cui ciò è avvenuto, né tantomeno analizzare il calo qualitativo della serie. Ciò che ci interessa sottolineare è la possibilità che gli autori dello show, targato AMC, hanno avuto di espandere il racconto, indirizzandolo su percorsi sempre nuovi (eppure uguali). La narrazione di The Walking Dead, al di là delle opinioni, ha potuto creare un vasto microcosmo che permette alla storia di continuare ad espandersi. Possiamo quindi constare l’acquisizione di una libertà nuova per il cinema, la televisioni e racconti d’ogni genere, il cui ostacolo sarà solo il talento dei suoi autori. Ecco perché esistono serie tv eterne e saghe interminabili.
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