Scompare lo storico musicista tedesco. Aveva fondato i Kraftwerk assieme a Ralf Hütter
Se c’è un gigante della musica rock ed elettronica tedesca, quello è Florian Schneider. Anzi, lo era, perché è scomparso oggi all’età di 73 anni. Le cause della morte ancora non sono conosciute. Tanto per capire la sua enorme influenza, come musicista e come artista, basti ricordare che nel 1977 gli era stata dedicata una canzone addirittura da David Bowie. Si tratta di V-2 Schneider, inserita nel famoso album Heroes. Album che tra l’altro (non a caso, il primo della cosiddetta Trilogia Berlinese) tradisce tranquillamente l’influenza dei Kraftwerk, così come numerosissimi lavori dell’epoca post-punk/new wave. I Kraftwerk, partiti dal cosiddetto “krautrock” (una variante tutta tedesca del progressive rock), sono stati al centro dello loro scena fin dall’inizio.
Schneider e Hütter hanno guidato la band, per tutti gli anni ’70 ed oltre, attraverso lavori complessi e studiati come Autobahn (1974), Radio-Activity (1975) e Trans-Europe Express (1977). Il loro contributo, riassunto in breve, sta nell’invenzione della musica elettronica moderna, in quanto genere inserito in un contesto “pop” e non più esclusivamente sperimentale. Florian, album dopo album, ha avuto sempre un ruolo centrale, come compositore, musicista e produttore, in questa transizione epocale. La sua musica con i Kraftwerk ha influenzato, come si diceva, innumerevoli musicisti inglesi e americani, dal punk al synthpop, e la portata della sua eredità è ravvisabile anche nelle produzioni degli artisti contemporanei. Lo ricordiamo con uno dei super-classici del gruppo: The Robots, del 1978.