Arriva su Netflix, Hollywood, la serie che racconta a suo modo l’età dell’oro del cinema hollywoodiano. Fuori dal convenzionale, il bravissimo showrunnerRyan Muprhy ci porterà indietro nel tempo, in un’epoca che non tutti conoscono. Almeno in questo modo.
Trama
Siamo nella Hollywood degli anni d’oro, quella del secondo dopoguerra. La serie seguirà da vicino le vicende di un gruppo di aspirati star che vogliono sfondare nel mondo del cinema ed entrare nella storia. Anche a costo di cambiarla.
Cast
David Corenswet: Jack Castello
Darren Criss: Raymond Ainsley
Jeremy Pope: Archie Coleman
Laura Harrier: Camille Washington
Dylan McDermott: Ernie
Patti LuPone: Avis Amberg
Jim Parsons: Henry Willson
Jake Picking: Rock Hudson
Trailer
Hollywood, la serie: recensione
C’era una volta Hollywood, senza i puntini di sospensione e la preposizione semplice del capolavoro di Tarantino. Quella del dopoguerra, degli anni ’50. Gli anni d’oro, come viene definita, a ragione, dagli storici. Una Hollywood che suo malgrado rispettava quella società ipocrita e razzista, se vista con gli occhi di oggi. Ryan Murphy la vuole raccontare, via Netflix, con una serie dai toni molto particolari, forse esasperati, ma al contempo veritieri.
Una realtà filtrata da un punto di vista finzionale, in cui troviamo Jack Castello, un ventitreenne veterano della Seconda Guerra Mondiale che ama il cinema, al punto da volerne fare ragione di vita. Ammaliato in tenera età da uno spot, decide di tentare il tutto per tutto in un mondo costruito su una solida base di pregiudizi razziali e di genere.
Ne è un esempio la triste storia di Anna May Wong, qui rappresentata all’apice della sua piena crisi. È difficile sfondare, soprattutto se si è sotto la pressione di soldi che non ci sono e figlio in arrivo. Così Jack si reinventa benzinaio-gigolò.
Si sa, l’America è la terra delle opportunità. Da cosa nasce cosa e come per magia il sogno americano prenderà forma ma non certo da solo o per bontà d’animo. Ogni cosa ha un suo prezzo, basta mettere da parte l’etica e lasciarsi coccolare dalla massima machiavellica sul fine e sui mezzi. Cosa non certo semplice se i compromessi sono tutti legati ad un dietro le quinte fatto di sesso e ricatti.
In questo contesto fortemente reale, si insinua la finzione che vede un intreccio di vite accomunate da una sceneggiatura particolare, scritta da Archie, la cui unica colpa è quella di essere afroamericano. Lo script vuole raccontare la storia di Peg Entwistle, giovane attrice britannica realmente esistita e morta suicida nel 1932, gettandosi dalla famigerata scritta Hollywoodland.
Chiaro l’intento di Murphy nel voler omaggiare una figura finita in un tragico dimenticatoio. Inutile dire che di lì a poco, Peg sarà un film ambito da moltissimi attori, creando una vera e propria corsa al ruolo. Dramma e commedia si alterneranno senza mai prevaricare l’uno sull’altro, perfettamente dosate e accompagnate da un’incessante musica jazz tipica dei ’50s.
Hollywood, cosa sarebbe successo se…?
Dopo i successi di Glee e Nip/Tuck, la filmografia di Ryan Murphy continua a percorrere la strada dell’American Story. Ora Horror, ora Crime, con la serie Hollywood veniamo proiettati nel dietro le quinte del dietro le quinte dell’età dell’oro hollywoodiana. La realtà raccontata attraverso la finzione in un grandissimo “what if” in cui si guarda al passato con occhi e intenzioni di oggi. Il cast, perfettamente amalgamato nella sua ottima alchimia, vede anche la presenza di un Jim Parsons sopra le righe e nei panni di Henry Wilson, storico agente di una star come Rocky Hudson (di cui vedremo la sua “vera” storia).
Bastano un paio di puntate per capire la dichiarazione di intenti di questa brillante serie, ossia far capire l’importanza storico-culturale di un medium come il cinema. E le sue storie, soprattutto, capaci di dare uno sguardo sul mondo ben preciso e di poterne cambiare l’approccio della stessa società.
Ecco dunque che Hollywood non fa sconti e mostra la realtà nascosta sotto al tappeto dai benpensanti dell’epoca in maniera diretta e senza filtri, tra nudi maschili integrali e scene di sesso omosessuale.
Le perfette ricostruzioni scenografiche accompagneranno storie di vita destinate ad incontrarsi, in cui c’è la volontà di emergere in un oceano di squali. Anche al costo di rinnegare ciò che si è. Un compito arduo, quasi utopico, se consideriamo la realtà di quell’epoca. Una realtà in cui razzismo, sessismo e segregazioni erano una prassi all’ordine del giorno.
Decostruire un immaginario
La rassegnazione però non è di casa, almeno su Netflix. Tutto può cambiare, tutto deve cambiare. Anche il concetto di sguardo, a totale appannaggio maschile, nell’epoca di allora. Ne è un esempio, una sequenza chiave della serie (che non riveleremo) che ribalta uno dei fulcri del cinema hollywoodiano classico rispetto il soggetto guardante maschile attivo e l’oggetto guardato femminile passivo.
Il cinema può cambiare la società? Hollywood si propone come risposta ferma, decisa e soprattutto assertiva. Dritta al cuore dello spettatore, l’ambiziosa serie Netflix catturerà chiunque grazie ai suoi toni sempre sopra le righe e soprattutto grazie all’assenza di filtri. L’intelligenza dello script targato Ryan Murphy si trova tutta nella volontà di creare un prodotto ben lontano da una banalità nostalgica dei “meravigliosi tempi andati che furono”.
Hollywood indaga ciò che c’è (stato) dietro un periodo così florido per il cinema, non soffermandosi sulla bellezza del prodotto finale quanto più su le dinamiche, spesso oscure, che hanno portato a quel determinato prodotto finale.
Non bieca nostalgia ma discussione e sovversione, dimostrando anche come la fallacia del pensiero comune rispetto al pensare il “politicamente corretto” (virgolette non casuali) come moralizzatore. Una perla firmata Netflix decisamente degna di nota e di grandissima importanza.
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