Daniel Day-Lewis | Vita, carriera e metodo di un fuoriclasse misterioso

Il metodo Day-Lewis: breve storia del grande attore inglese che in solo 20 film è riuscito a vincere 3 Oscar come miglior attore protagonista.

Daniel Day-Lewis ne Il petroliere
Daniel Day-Lewis ne Il petroliere
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Tre anni fa uscì Il filo nascosto e con il sarto Reynolds Woodcock, il metodo Day-Lewis cessò di esistere e l’attore si ritirò a vita privata dando così l’addio al mondo del Cinema. La maggior parte degli attori non lasciano la scena, semplicemente non riescono a mantenere sempre lo stesso livello di notorietà. Altri, pochi, arrivati ad una certa età si fermano. Dopo Sean Connery e Gene Hackman, anche Jack Nicholson ci ha dato questo dispiacere. Ma di solito questi attori hanno raggiunto un’età avanzata e il loro ritiro non suona così strano. Daniel Day-Lewis invece aveva appena compiuto 60 anni, girato 20 film, vinto 3 Oscar come miglior attore protagonista (l’unico!).

Una breve biografia

Daniel Day-Lewis nasce a Londra il 29 Aprile del 1957. Suo padre era Cecil Day-Lewis, poeta e scrittore di origini irlandesi; sua madre era Jill Balcon, attrice inglese di origine ebraiche, figlia dell’attore Michael Balcon. Nel 1968 la famiglia si trasferisce nel Kent e il giovane Daniel inizia a frequentare la scuola privata Sevenoaks, scuola altamente selettiva. Qui comincia ad avvicinarsi alla recitazione e al teatro, ma dopo un paio d’anni lascia la Sevenoaks e frequenta la scuola privata Bedales in Petersfield, nello Hampshire.

All’età di soli 14 anni debutta al cinema con Sunday, bloody sunday di John Schlensinger, film nel quale interpreta il ruolo di un vandalo. Recita sul palco del National Youth Theatre di Londra e sebbene si sia distinto per le sue doti recitative, fa domanda per un apprendistato di 5 anni come ebanista. Rifiutato come ebanista, viene invece accettato presso la British Old Vic Theater School, una delle scuole di recitazioni più importanti del Regno Unito.

Gli anni ’80 e i primi film

Daniel Day-Lewis : My beautiful laundrette
Daniel Day-Lewis, My Beautiful Laundrette (1985)

Gli anni ’80 vedono una grande presenza di Daniel Day-Lewis sui palcoscenici teatrali. Recita nei maggiori teatri inglesi, come Old Vic Theatre e Royal Theatre, entrambi a Bristol; Royal National Theatre di Londra e insieme alla Royal Shakespeare Company in tournée. Il repertorio è prevalentemente classico, molto Shakespeare, senza disdegnare autori contemporanei come John Osborne, Joan Littlewood e Julian Mitchell. L’ultima performance è del 1989. Daniel Day-Lewis è Amleto, la regia di Richard Eye. A metà della rappresentazione Day-Lewis esce dal palcoscenico per non rientrare più. Le successive repliche vengono annullate. Gira voce che durante la replica, l’attore abbia visto il fantasma del padre, morto nel 1972, tanto era l’immedesimazione con il personaggio di Amleto. Anni dopo, lo stesso attore inglese rivelerà che la rappresentazione fu interrotta perché ebbe una crisi, ma non vide nessun fantasma.

Esclusa la piccola parentesi non accreditata, il debutto cinematografico avviene nel 1982 con Gandhi di Richard Attenborough e per tutto il decennio, Day-Lewis recita in ben 9 film, un numero spropositato se pensiamo ai ritmi futuri dell’attore. Tutti i film a cui partecipa andrebbero menzionati, tutte le interpretazioni andrebbero analizzate, tanto sono di qualità i film ed eccelso il suo lavoro. Per ragioni di sintesi ci limitiamo a citare My beautiful Laundrette (1985) di Stephen Frears, Camera con Vista (1985) di James Ivory, L’insostenibile leggerezza dell’essere (1988) di Philip Kaufman. Per prepararsi al ruolo del neurochirurgo Tomáš, Day-Lewis impara la lingua ceca.

Gli anni ’90 e il primo Oscar

Daniel Day-Lewis : Il mio piede sinistro
Daniel Day-Lewis, Il mio piede sinistro (1989)

Gli anni ’90 vedono la proficua collaborazione tra il regista irlandese Jim Sheridan e Daniel Day-Lewis. I due hanno lavorato insieme per ben tre volte: Il mio piede sinistro (1989), Nel nome del padre (1993), The boxer (1997). Qualcuno potrebbe pensare che il metodo Day-Lewis si sia strutturato durante questo periodo ma non è così.

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L’attore ha da subito mostrato una grande professionalità e una grandissima dedizione al mestiere dell’attore. E a 32 anni vince il suo primo Oscar. Si tratta del film Il mio piede sinistro dove interpreta Christy Brown, un paraplegico che riusciva a muovere soltanto il piede sinistro, arto con il quale scriveva e dipingeva. Per donare maggiore realismo all’interpretazione e per comprendere maggiormente il personaggio, durante le riprese Day-Lewis non è mai sceso dalla sedia a rotelle e si è fatto imboccare dalla troupe, creando non pochi malumori.

Nel nome del padre narra l’esperienza carceraria di Gerry Conlon che, insieme a 3 amici e alla sua famiglia, venne erroneamente condannato per gli attentati dell’IRA del 1974. Prima dell’inizio delle riprese, Day-Lewis si fece rinchiudere in una cella per diverso tempo, mangiò solo razioni carcerarie arrivando a perdere 25 chili. Per prepararsi al ruolo di The boxer, il pugile Danny Flynn, iniziò a praticare pugilato. Tutto normale, se non fosse che l’attore lo fece per 3 anni, ben prima di accettare il ruolo perché, per ammissione dello stesso, non sarebbe riuscito a raccontare questa storia se non fosse stato un appassionato di quello sport.

Daniel Day-Lewis : Nel nome del padre
Daniel Day-Lewis, Nel nome del padre (1993)

Gli anni ’90 vedono anche la collaborazione dell’attore con il regista Michael Mann e con Martin Scorsese. Con il primo girerà L’ultimo dei Mohicani (1992), film che racconta la storia di un uomo bianco cresciuto con i nativi americani. Prima del film, passò un periodo di tempo nelle prateria dell’Alabama, imparò a lanciare l’accetta in maniera professionale e a costruirsi una canoa. Con il regista italo-americano girò L’età dell’innocenza (1993). Per interpretare Newland Archer, un uomo del 1870, si limitò a girare per l’odierna New York con abiti ottocenteschi.

Il breve ritiro dalle scene: calzolaio a Firenze

La fine degli anni ’90 segnano un momento di grande crisi per l’attore. Ormai stanco dello star system che lo tratta come un ingranaggio per fare soldi, infastidito dai paparazzi e dall’assedio continuo della stampa, Daniel Day-Lewis lascia tutto e si rifugia in Italia. Nello specifico a Firenze dove si ferma per parecchio tempo da amici.

Un giorno entra nella bottega Bemer a Borgo San Frediano per ordinare un paio di scarpe fatte a mano. Entra una seconda volta nella bottega e chiede ai due proprietari, Cristina e Stefano, di poter lavorare presso la loro bottega per apprendere l’arte di fare scarpe di alta qualità. I due, meravigliati, rispondono che non avrebbero potuto pagarlo secondo i suoi cachet, per loro proibitivi. Day-Lewis risponde che non importa, avrebbe lavorato gratis. Daniel si ferma così per dieci mesi nella bottega Bemer, si senta a casa. Quando arrivano i paparazzi per fotografarlo, i proprietari li cacciano. Una volta, uno si era riuscito ad intrufolare e a fotografare l’attore mentre lavorava. Stefano rincorse il fotografo e arrivò quasi a picchiarlo.

Anche fuori dal set e dal palcoscenico, l’attore sorprende tutti per la professionalità con il quale lavora. Arriva in bicicletta sempre puntuale, porta con sé una bottiglia d’acqua che beve durante la giornata e per 8 ore non lo si sente proferire parola. Rimane chino sul suo banco a intagliare cuoio e a costruire scarpe. A Luglio del 2000 nella bottega Bemer arriva Martin Scorsese, vuole parlare con Daniel e proporgli il ruolo del macellaio in Gangs of New York. Scorsese spende due mattinate a parlare ma l’attore è ancora dubbioso. Sarà la moglie a giocare un ruolo fondamentale e a convincerlo a tornare a recitare.

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Gli anni 2000 e il secondo Oscar

Daniel Day-Lewis : Il petroliere
Daniel Day-Lewis, Il petroliere (2007)

Il primo film del nuovo millennio è dunque Gangs of New York (2002). La costruzione di Bill il Macellaio è magistrale. Innanzitutto assunse due circensi che gli insegnarono a lanciare coltelli. Trascorse alcune settimane in una macelleria dove diventò abile nel taglio della carne e nel maneggiare carcasse. Una volta sul set, Day-Lewis si svegliava ogni mattina alle 5 e ascoltava canzoni di Eminem, in particolare The way I am, canzone che gli dava la giusta dose di carica e di rabbia.

Divenne talmente aggressivo durante le riprese che arrivò a litigare con alcuni membri della troupe e con persone al di fuori degli Studios. Durante le pause, si rifiutava di indossare il cappotto moderno perché non in linea con il personaggio e si prese una polmonite. Quando arrivò il medico, Day-Lewis rifiutò le cure perché troppo moderne e non in linea con il personaggio.

Daniel Day-Lewis : Gangs of New York
Daniel Day-Lewis, Gangs of New York (2002)

Nel 2007 esce Il petroliere di Paul Thomas Anderson ed arriva il secondo Oscar. Il metodo Day-Lewis questa volta portò l’attore a vivere nel deserto del Texas, studiare l’inflessione e il tono di voce di John Huston, imparare a manovrare gli attrezzi dei minatori nella città fantasma Shafter. Durante le riprese non volle controfigura e mentre stava girando una scena molto movimentata si ruppe una costola.

Gli anni ’10 e il terzo Oscar

Daniel Day-Lewis : Il filo nascosto
Daniel Day-Lewis, Il filo nascosto (2017)

Durante questa decade, l’attore gira soltanto due film che, insieme a quelli degli anni precedenti, vanno a completare il metodo Day-Lewis. Lincoln di Steven Spielberg è del 2012. L’attore questa volta può costruire il suo personaggio basandosi su una enorme quantità di materiali storici. Durante le riprese, chiese alla troupe di rivolgersi a lui come Mr. President. Quando scriveva sms alla produzione, li redigeva come li avrebbe scritti il presidente americano, utilizzando la stessa lingua arcaica e firmandosi A.

Nel 2017 esce Il filo nascosto, la regia è ancora una volta di Paul Thomas Anderson. Per dar vita al suo ultimo personaggio, Day-Lewis studiò come sarto professionista per 3 anni, guardò centinaia e centinaia di filmati su sfilate degli anni ’40 e ’50, fece praticantato sotto Marc Happel ritrovandosi a realizzare di suo pugno costumi per uno spettacolo. Poco dopo l’uscita del film, rilasciò un’intervista in cui raccontava le difficoltà che aveva avuto nell’interpretare quest’ultimo ruolo. In particolare, spiegò che riuscire a donare semplicità a quegli abiti, richiedeva un grande sforzo e una grande concentrazione. Forse stava parlando della stessa difficoltà che richiede il metodo Day-Lewis: la difficoltà di restituire la semplicità.

Filmografia

Cinema

  • Domenica, maledetta domenica (1971)
  • Gandhi (1982)
  • Il Bounty (1984)
  • My Beautiful Laundrette – Lavanderia a gettone (1985)
  • Camera con vista (1985)
  • Nanou (1986)
  • L’insostenibile leggerezza dell’essere (1988)
  • Un gentleman a New York (1988)
  • Fergus O’Connell – Dentista in Patagonia (1989)
  • Il mio piede sinistro (1989)
  • L’ultimo dei Mohicani (1992)
  • L’età dell’innocenza (1993)
  • Nel nome del padre (1993)
  • La seduzione del male (1996)
  • The Boxer (1997)
  • Gangs of New York (2002)
  • La storia di Jack & Rose (2005)
  • Il petroliere (2007)
  • Nine (2009)
  • Lincoln (2012)
  • Il filo nascosto (2017)

Televisione

  • Eddie Shoestring, detective privato (1980)
  • Thank You, P.G. Wodehouse (1981)
  • Artemis 81 (1981)
  • BBC2 Playhouse (1982)
  • Frost in May (1982)
  • BBC Play of the Month (1983)
  • My Brother Jonathan (1985)
  • Screen Two (1986)

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