Un viaggio negli abissi dello spazio nel sedile a fianco alla band.
Gli iscritti alla newsletter dei Subsonica conosceranno già benissimo la storia dietro questo nuovo album. In modo del tutto sincero la band ha parlato ai fan mettendo nero su bianco il loro passato discografico e come nasce quindi il nuovo disco. Come tantissime band di tutto il mondo, i Subsonica erano alla ricerca della loro libertà , della volontà di seguire il loro percorso artistico e di voler orchestrare il loro futuro lontani dalle richieste di una casa discografica.
Nel 2004, per ovviare alla richiesta di due nuovi album o un doppio disco, la band torinese decise di produrre, decisamente controcorrente, un progetto strumentale. Il progetto fu cestinato dall’allora casa discografica e tutto il materiale messo da parte. La band si chiuse in sala incisioni con quanti più strumenti fosse possibile per plasmare l’idea di un viaggio spaziale che allo stesso tempo fosse un viaggio dentro se stessi. Dopo ben 16 anni quel progetto ha visto la luce e possiamo ascoltarlo in Mentale Strumentale.
L’anima più oscura dei Subsonica.
Quanto può colpire un progetto nato due decenni fa nel 2020? Stiamo parlando dei Subsonica, una band dalle capacità praticamente infinite e con una visione artistica decisamente fuori misura. Le sonorità presentate nel disco appaiono, chiaramente, un’evoluzione degli ascolti di fine anni ’90, dove l’elettronica era pesantemente influenzata anche dalla musica industrial. La trasposizione di un’idea in musica, soprattutto se non accompagnata da un testo, è senza alcun dubbio una delle sfide più ardue per una band o un artista.
L’idea dei Subsonica, di chiudersi in una stanza senza pensare a regole o dover seguire nessun tipo di indicazione, è stata senza alcun dubbio vincente. Lo sarebbe stato nel 2004 come lo può essere oggi. Da ogni suono traspare la volontà di seguire questa strada, di lanciarsi con le note su di un flusso di pensiero comune che ognuno poteva arricchire. Il concetto di jam session viene elevato a vero e proprio flusso di coscienza dove nessuno è escluso, men che meno l’ascoltatore.
Mentale Strumentale è Subsonica al 100%. La voce di Samuel è presente solamente sotto forma di sfumature che, come descritto dalla stessa band, ripercorrono i primi live in cui il cantante impreziosiva le basi con vocalizzi e voci registrate su nastro. L’anima malinconica, che contraddistingue le sonorità della band, traspare decisa in questo progetto dove ogni frazione di ogni canzone può ricondurci ai Subsonica.
Dalla partenza…
È così che l’album viene descritto dai titoli delle canzoni ed è così che viene esposto. Si parte quindi con Decollo – Voce Off. Come in ogni partenza ci si dirige verso un qualcosa di ignoto lasciandosi alle spalle quel che già conosciamo. Al di fuori di questa confort-zone ci si può aspettare di tutto. L’astronave che ci porterà nello spazio, e dentro noi stessi, è in partenza, come un razzo sulla rampa di lancio. Gli scossoni esterni vengono tradotti in modo magistrale dai synth a dalla ritmica frenetica. L’abbandono al viaggio si alterna quindi con momenti rilassati e di tensione estrema.
Il tragitto che va dalla partenza alla conclusione del viaggio è costellato da brani onirici ed eterogenei. Si passa da Cullati dalla Tempesta, che sfrutta sonorità elettriche/tribali che ricordano gli intramezzi negli album dei Tool, alla più acustica e introspettiva Detriti nello Spazio. Artide 3 A.M. ci porta di fronte a una bellissima aurora grazie a un profondo basso accompagnato da un tappeto di synth che spaziano intorno all’ascoltatore.
Si passa dai martellanti stati di ansia di A Nord di Ogni Lontananza alla misteriosa Delitto sulla Luna che sembra il perfetto mix tra una colonna sonora di un poliziesco italiano anni ’70 e un horror spaziale. In Tempesta Solare il basso e la batteria sono i padroni incontrastati, accompagnati da synth e noise, in netta contrapposizione con la precedente A di Addio, la traccia più onirica dell’intero album. I cori e la voce di Samuel completamente pitchata verso l’alto rendono questa canzone la vera chiave di volta del progetto, la porta da attraversare per poter tornare a casa.
… Al ritorno.
La chiusura del disco è in mano alla complessa Strumentale e a Rientro in Atmosfera. La prima porta all’esaltazione l’intero progetto, ne prende dei frammenti e li amplifica con stop improvvisi e arpeggi che risuonano tra noise e synth. La musicalità degli inserti strumentali ha un fascino talmente grande da rendere l’ascolto meno complesso di quanto la struttura del brano offra.
Rientro in Atmosfera invece torna su strade più collaudate e fa cantare un synth facendolo attraversare prima su alcune delicate note di piano poi in mezzo a una tempesta di noise. Il climax finale sembra lasciare intendere quanto il ritorno a casa possa essere non sempre semplice ma allo stesso tempo delicato e piacevole.
Sensazioni della musica.
Vi abbiamo descritto alcune delle sensazioni che questo album ci ha donato e come gli strumenti siano stati pensati appositamente per offrirci questo viaggio all’interno delle loro note. Trasformare sensazioni in note che a loro volta trasmettono sensazioni è il lavoro più difficile in assoluto per una band o un artista. Il fatto che questo disco sia stato partorito 16 anni fa lo rende ancora più incredibile. Il tempo si è come fermato per regalarci un album perennemente fresco.
Solo quest’anno abbiamo avuto l’opportunità di poter ascoltare 3 incredibili dischi strumentali di altissimo livello. Nelle settimane scorse infatti anche Nine Inch Nails e Dardust ci hanno donato 2 album incredibili e con Mentale Strumentale dei Subsonica il quadro sembra completo, impreziosendo una tipologia di musica che viene costantemente riscoperta, grazie a questi giganti della musica.