The Outsider è una miniserie HBO tratta dall’omonimo romanzo di Stephen King. Composta da 10 episodi, l’opera si è rivelata uno dei migliori adattamenti delle opere del Re del brivido. Disponibile in Italia su Sky Atlantic.
Cast
La serie beneficia di un ottimo gruppo di attori tra cui spiccano Jason Bateman e Cynthia Rivo.
Ben Mendelsohn: Ralph Anderson
Bill Camp: Howie Gold
Jeremy Bobb: Alec Pelley
Julianne Nicholson: Glory Maitland
Mare Winningham: Jeannie Anderson
Paddy Considine: Claude Bolton
Yul Vazquez: Yunis Sablo
Jason Bateman: Terry Maitland
Marc Menchaca: Jack Hoskins
Cynthia Erivo: Holly Gibney
Produzione e regia
Vera stella dello show è l’apprezzatissimo attore Jason Bateman, che in The Outsider ricopre addirittura un triplice ruolo: interprete, produttore esecutivo e regista (primi due episodi).
Romanzo
La miniserie è tratta dall’omonimo romanzo del 2018 di Stephen King. L’opera ha avuto un notevole successo internazionale rivelandosi uno dei lavori più apprezzati di King degli ultimi anni. Ve ne abbiamo parlato approfonditamente nella nostra recensione, che potete leggere qui.
Trama
Terry Maitland è un rispettato e stimato cittadino di Flint City, una tranquilla e tipica città della periferia americana. La routine della cittadina però viene sconvolta da un efferato delitto: un bambino è stato stuprato e brutalmente ucciso. Il primo sospettato è proprio Terry che viene ben presto braccato dal detective Ralph Anderson. Nonostante le prove schiaccianti a carico dell’uomo, pian piano si delinea un alibi di ferro: Terry non era in città al momento dell’omicidio. Le due versioni sono inconciliabili e fanno emergereuna assillante domanda: come può un uomo trovarsi in due posti contemporaneamente?
Le trasposizioni dai romanzi di Stephen King sono state negli anni accolte dal pubblico con ampio gradimento: ricordiamo Carrie – Lo sguardo di satana (1976) di Brian De Palma, IT Capitolo Uno (2017) e Due (2019) di Andy Muschietti, Doctor Sleep (2019) di Mike Flanagan, Pet Sematary (2019) di Kevin Kölsch e Dennis Widmyer. Dunque, citare il “Re del brivido” potrebbe risultare da una parte un limite, dal momento che i caratteri dei suoi romanzi sono ben innestati nella nostra cultura, ma dall’altra essere, per lo spettatore, un approdo accogliente.
L’orrore in città
A Cherokee City, in Georgia, la comunità è scossa dal ritrovamento del corpo, violentato e mutilato, di Frankie Peterson, un ragazzino di soli undici anni. Il poliziotto Ralph Anderson (Ben Mendelsohn) raccoglie le prove – apparentemente – schiaccianti, che accusano Terry Maitland (Jason Bateman). Ma come può un dolce insegnate di inglese e di football, padre amorevole con le sue figlie, essere un serial killer? Come può essersi risolto tutto in maniera così semplice? Effettivamente, quello che appare risolto spiana solo la strada a una catena di morti violente che oltrepassano l’orrido oltre che i confini della piccola cittadina. A cosa credere? Alla realtà apparentemente visibile o agli strani messaggi dai contorni sovrannaturali? Ralph, con l’aiuto della poco ortodossa investigatrice Holly Gibney (Cynthia Erivo), cercherà di scoprirlo.
Il motore dell’azione è la malvagità, analizzata grazie alle leggende mitologiche di quel luogo, che motiva la presenza del sovrannaturale, di qualcosa che è “altro dall’uomo”.
L’altro è nascosto nell’ombra, osserva il muoversi dell’uomo e impara a muoversi come l’uomo, ancora prima di attaccarlo e prendere il suo posto nella società. Il muoversi incessante di questa presenza diviene la base per cui, anche lo spettatore oltre che i protagonisti, si può credere a quel filo sottile che si muove tra realtà e oscurità, tra sogno e concreto dei libri di King. L’universo dei suoi libri è popolato da strane creature che si cibano di violenza e morte: questa è la natura anche dell’outsider, il predatore – dall’aspetto sempre indefinito – che si nutre del dolore e delle lacrime, noto sotto alcune leggende folkloriche come El Cuco.
Per il cinico Ralph è difficile credere a questi racconti, ma allo stesso tempo è altrettanto complesso accettare – analizzando l’alibi di Terry – la possibilità che un essere umano possa essere in due posti differenti nello stesso momento.
Con tale interrogativo si apre la vicenda, facendola apparire come una crime story. Man mano che si prosegue, però, il mistero s’infittisce e con l’apparizione di Holly Gibney e l’accumulo di prove sempre più assurde la miniserie vede l’insorgere del paranormale (a cui dopotutto è legata).
L’impressione generale è che nessun personaggio voglia mai oltrepassare troppo i suoi limiti: tutti sono circondati dall’oscurità, nessuno è l’eroe. Lo dichiara anche la messa in scena stessa, attraverso le immagini scure e asettiche che creano, anche, una sorta di barriera con lo spettatore. Quest’ultimo non riesce mai ad entrare del tutto in ciò che vede e, perciò, riesce a tenere salda in sé una capacità critica indiscutibile: vede il dolore dei personaggi, sene rende partecipe ma rimane lucido nel seguire i fatti.
Una messa in scena riuscita
L’inquadratura della macchina è spesso immobile, fissa e poco ravvicinata e, attraverso lo sfruttamento di particolari messe a fuoco (dall’esterno all’interno della macchina, attraverso una finestra o una porta), crea ancora più distanza con lo spettatore.
Il montaggio racchiude tutto in maniera intelligente: la sofferenza, l’azione, il sonoro, l’orrido, il terrore sono resi in maniera sottile, senza mai dare l’idea di sprofondare in sensazioni e visioni troppo fittizie. Un montaggio delle prove, anche, che tiene – fino all’ultimo secondo dell’ultima puntata – accesa la curiosità dello spettatore.
Si può ben dire che questo primo incontro tra HBO e Stephen King abbia dato vita a un perfetto adattamento, uno dei migliori fin ora prodotti perché riprende con minuziosità la storia e i personaggi del romanzo e li trasforma, allo stesso tempo, in qualcosa di originale per il nuovo format.
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