13 curiosità su L’Uomo Bicentenario che (forse) non conoscevi

Diretto da Chris Columbus, L'uomo bicentenario è un classico della fantascienza. Eccovi alcune curiosità sul film con protagonista Robin Williams

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5) Citazioni

Una delle citazioni più evidenti all’interno de l’Uomo Bicentenario la possiamo trovare nella scena quando Andrew e lo scienziato Rupert sono al lavoro agli organi artificiali. Galatea inizia a cantare la celeberrima canzone “If I Only Had A Heart”, tratta dal film Il mago di Oz del 1939.

Nel doppiaggio italiano la canzone viene cantata con parole diverse ma è ovviamente un riferimento al fatto che anche i robot vogliono avere un cuore, come lo stesso Uomo di latta ne Il Mago di Oz.

Un altro riferimento artistico è l’aria che Andrew ascolta quando usa per la prima volta il giradischi. La canzone è Mesicku na nebi hlubokóm (Song to the moon) del compositore ceco Antonín Dvořák, contenuta nell’opera in tre atti Rusalka.

6) É lui o non è lui? Ma certo che è lui!

Per molto tempo si è vociferato che, nonostante l’uomo bicentenario somigli molto all’attore che lo interpreta, cioè Robin Williams, non sia lui a recitare nelle scene robotiche bensì la sua storica controfigura Adam Bryant.

Lo stuntman, quindi, avrebbe prestato la sua testa nella maggior parte delle sequenze in CGI, mentre Williams avrebbe recitato soltanto nelle parti in cui Andrew diventa sempre più umano.

Fu però lo stesso Robin a smentire questa teoria. In un’intervista al Las Vegas Sun, l’attore ha confermato di essere lui e solo lui ad interpretare Andrew durante tutto l’arco narrativo del film, senza l’aiuto di nessuna controfigura.

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Williams ha anche raccontato di aver dovuto indossare per molte ore la pesante corazza assemblata su misura per lui, che pesava all’incirca tra i 10 e i 15 chili! Inoltre ogni giorno si sottoponeva a 4 ore di trucco per riuscire ad entrare nella sua armatura da robot e girò ogni singola scena anche una dozzina di volte pur di rendere tutto perfetto.

L’attore ha infatti sottolineato che, se non fosse stato lui sotto l’armatura, si sarebbe notato perché i movimenti del corpo sarebbero stati notevolmente diversi rispetto ai suoi.

Con la consueta ironia che lo caratterizzava sempre, raccontò anche che, quando si infilava nel costume, si ripeteva “Ok, facciamolo di nuovo!”; inoltre con la corazza faceva molta fatica a vedere e a muoversi nello spazio. “Oh, mi dispiace, dovevamo andare da quella parte?”.

7) Errori di manutenzione

Nella sequenza in cui il robot Andrew si getta dalla finestra e rientra in casa suonando il campanello, tutto malconcio, un cavo di fili elettrici esce dal suo collo. Il cavo però scompare e riappare diverse volte dal collo di Robin Williams. Ve ne eravate mai accorti?

Inoltre, nella stessa scena, Andrew afferma di non aver bisogno di aiuto dopo la caduta visto che ha la funzione di potersi riparare da solo, nonostante abbia dei pezzi rotti, parli male e non riesca neanche a mantenere l’equilibrio. Successivamente, però, il robot si taglierà un dito per sbaglio e in questo caso non riuscirà più ad auto-ripararsi il dito tagliato. Come è possibile?

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8) Mostrami le tue mani e ti dirò chi sei

Uno dei temi visivi che ricorre spesso durante il film è sicuramente quello delle mani. Infatti sono numerose le scene in cui vengono riprese le mani dei protagonisti, soprattutto del robot interpretato da Robin Williams.

Le sue mani, difatti, si trasformano progressivamente nel corso della pellicola in mani umane e questo viene rappresentato mostrando le mani vicine prima di piccola Miss e poi della nipote Portia a quelle del robot Andrew.

In questo modo, il regista Chris Columbus, regista anche dei primi due film di Harry Potter e di altri successi come Mamma, ho perso l’aereo e Mrs Doubtfire, palesa il tema cardine di tutto il film cioè il rapporto tra uomo e macchina che man mano diventa sempre più imprescindibile e sovrapponibile, arrivando a presentare le mani invecchiate di Portia e Andrew come pressoché identiche.

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Le mani unite di Embeth Davidtz (Portia) e Robin Williams (Andrew) nell’ultima scena del film

9) La potenza visiva della CGI

L’Uomo Bicentenario è stato uno dei film in cui la tecnica della CGI (computer-generated imagery) ha mostrato molto del suo potenziale visivo. Infatti da quest’opera in poi, i produttori hollywoodiani incominceranno a considerare sempre più praticabile la possibilità di sfruttare l’eloquenza e la potenza della CGI o delle immagini generate al computer.

In questo caso un perfetto mix tra computer grafica e prostetica riesce a rendere credibile la fusione tra il volto di Robin Williams e la faccia del maggiordomo robotico, rendendo il film uno degli esempi migliori dell’epoca nell’utilizzo di questa tecnica.