The Prestige – Spiegazione, Analisi e Significato del film di Nolan
The Prestige (2006), uno dei caposaldi della concezione cinematografica di Nolan. Abbiamo dunque deciso di fornirvi una nostra spiegazione del film e la sua collocazione nella filmografia del regista.
Spesso sottovalutato dalla critica, seppur sempre discretamente recensito, The Prestige (stasera alle 21 su Iris) è un’opera chiave per capire il cinema di ChristopherNolan, una sorta di dichiarazione d’intenti, dove forma e contenuto procedono parallelamente in una riflessione alquanto articolata sul cosa vuol dire fare cinema e raccontare storie.
Nonostante ciò, il fatto più sorprendente è la presentazione del film, il suo confezionamento, assemblati in maniera tale da rendere l’opera al cento per cento fruibile dal grande pubblico (che in fondo è il paradigma stesso del successo del regista britannico). Eccovi dunque la nostra spiegazione e il significato di The Prestige. ATTENZIONE, L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER!
La Trama
Il film racconta la lunga, disarmonica e a volte violenta relazione tra due giovani Illusionisti a fine ottocento, Alfred Borden (Christian Bale) e Robert Angier (Hugh Jackman).
Borden, in prigione sotto accusa per l’omicidio di Angier, ripercorre attraverso il diario di quest’ultimo la storia del loro conflitto, partito a causa di un incidente sul palco quando ancora lavoravano assieme, che vide la morte di Julia, la moglie di Angier, evento per cui quest’ultimo incolperà per sempre Borden.
La svolta nella loro rivalità arriva nel momento in cui Angier si ossessiona con un trucco creato da Borden, il Trasporto Umano, che ritiene sia impossibile da eseguire senza una controfigura, bensì rimanga convinto che Borden non ne stia usando una.
L’ossessione lo porta prima a tentare di riprodurre il trucco con una controfigura nel suo spettacolo Il Grande Dalton, ma insoddisfatto, una volta ottenuto tramite ricatto a Borden il nome di chi teoricamente lo ha aiutato a realizzare il trucco, ovvero Tesla (Nikola), si imbarca in un viaggio verso il Colorado per incontrare lo scienziato (David Bowie), da cui si farà costruire una macchina designata al teletrasporto.
Il giorno in cui Angier debutta con la sua versione del Trasportatore Umano, Borden assiste allo spettacolo. Rendendosi conto dell’utilizzo di una botola, ma incapacitandosi di come Angier possa essere poi ricomparso in così poco tempo dietro alla platea, allo spettacolo successivo si infiltra nel sotto palco, dove scopre vi era posizionata una tanica piena d’acqua serrata con lucchetto dentro alla quale vi è Angier che sta annegando.
In quello stesso spettacolo Angier non ricompare in platea, e Borden, che era stato visto insinuarsi dietro le quinte, viene accusato di aver posizionato lui stesso la tanica e viene condannato a morte.
Qualche giorno prima della sentenza, Borden riceve una visita in prigione da Angier stesso, evidentemente ancora vivo, rivelando quindi una cospirazione per vendicarsi della morte di Julia. Il marchingegno di Tesla infatti non teletrasportava, ma duplicava.
Angier si suicidava ad ogni spettacolo, sperando che il suo doppione ricomparisse dall’altra parte. Borden viene quindi impiccato, ma poco tempo dopo, nei sotterranei del teatro in cui si esibiva Il Grande Dalton, dove Angier e il suo ingegnere Mr. Cutter (Michael Caine) sono intenti a distruggere la macchina di Tesla, compare Bordenche spara ad Angier, e disserra il vero meccanismo dietro al suo trucco: aveva un fratello gemello (mascherato durante tutto il film sotto la veste di Fallon, il suo aiutante tuttofare) che gli faceva da contofigura.
Il film è incorniciato da una spiegazione che fa Mr. Cutter alla figlia di Borden, sui tre atti di un trucco di magia. Il monologo (che funge da prologo ed epilogo del film) recita come segue:
Ogni numero di magia è composto da tre parti o atti. La prima parte è chiamata ‘La Promessa’. L’illusionista vi mostra qualcosa di ordinario: un mazzo di carte, un uccellino, o un uomo. Vi mostra questo oggetto. Magari vi chiede di ispezionarlo, di controllare se sia davvero reale, sia inalterato, normale. Ma ovviamente… è probabile che non lo sia.
Per questo ogni numero di magia ha un terzo atto, la parte più ardua, la parte che chiamiamo ‘Il Prestigio’.
L’importanza di questo monologo è ovvia da un punto di vista tematico: entrambi gli illusionisti attingono a questo modus operandi durante la loro rivalità , ma analizzando attentamente, ci si rende conto che ogni passaggio verbale esteso da Mr. Cutter è perfettamente simmetrico alla struttura narrativa stessa del film, sia da un punto di vista macro-strutturale che micro-strutturale. Andiamo a vedere nello specifico quali sono le congruenze.
The Prestige – I tre atti
Da un punto di vista macro-strutturale, i tre atti del prestigio richiamano simbolicamente i tre atti narrativi cinematografici classici, di derivazione aristotelica: l’introduzione al mondo/personaggi (spesso denominata proprio ‘la premessa’); lo scontro o conflitto principale che trasforma la situazione di normalità in una situazione di disequilibrio (quindi una ‘svolta’ in tutti i sensi); la risoluzione finale, volta a dare una risposta al disequilibrio dell’atto precedente.
Ora, questa congruenza se vogliamo meta-narrativa adempie due risultati: da una parte è una sorta di lettera d’amore di Nolan all’illusione cinematografica, al suo carattere magico, ultraterreno, al compromesso che lo spettatore si trova a compiere una volta che, entrato in sala, sospende la cognizione del reale. Dall’altra è un primo indizio a ‘guardare attentamente’ e ciò si ricollega ai parallelismi su livello micro-strutturale.
La tessitura di informazioni mostrate e omesse da Nolan durante The Prestige è di una maestria unica: esattamente come Borden e Angier fanno con i loro prestigi, riesce a nascondere elementi prolettici chiave in piena vista.
Il caso più eclatante sono i cappelli della primissima inquadratura che svelano il vero meccanismo della macchina di Tesla, mentre un voice over di Borden annuncia: State guardando attentamente?.
Un altro momento del genere è la scena in cui, a uno spettacolo di Borden dove sta eseguendo un prestigio che consiste nel far scomparire e riapparire un canarino, un bimbo si mette a piangere gridando: L’ha ucciso!.
Borden cerca di calmarlo mostrandogli il canarino ricomparso, ma il bimbo risponde Dov’è suo fratello? effettivamente svelando non solo il trucco del canarino, ma il prestigio di Borden stesso, sia nel Trasportatore Umano che nella rivelazione finale del film.
Il trucco del gemello di Borden viene brevemente accennato in maniera forse più codificata, ma inesorabilmente fondamentale, quando Borden e Angier assistono allo spettacolo di un illusionista asiatico anziano in cui uno dei trucchi, che sbalordisce i due giovani, prevede far comparire dal nulla una boccia per pesci.
I due si apprestano ad osservare l’anziano prestigiatore mentre esce del teatro e Borden, vedendo la sua postura gobba e le gambe storte, si rende conto che il trucco è proprio quello, fingere di essere gobbo e zoppo per non far notare, sul palco, che si tiene la boccia tra le gambe.
Una dedizione che importuna quindi la sua vita normale, esattamente come a Borden e Fallon: due fratelli costretti in funzione del loro prestigio a condividere una vita unica, un’abnegazione all’illusionismo che gli costerà la famiglia, oltre che la vita di uno di loro.
Le riflessioni sul cinema
Come accennato in precedenza, The Prestige è, a lungo andare, una lettera d’amore al processo cinematografico, e così come un altro film di Nolan a cui molti hanno attribuito valore metaforico per il cinema stesso, Inception (2010), mostra una particolare ammirazione per quei ruoli in cui ci si sporca le mani e si inventa partendo da conoscenze tecniche stupefacenti.
Mr. Cutter, l’ingegnere e Nikola Tesla, lo scienziato, non hanno infine la stessa valenza archetipale di personaggi come Arthur e Ariadne, i ‘manovratori’ ed ‘architetti’ di Inception?
Inoltre l’opera è ambientata a fine ottocento, quando la scienza, appena prima dell’alba della seconda rivoluzione scientifica, iniziava a toccare punti fino a poco prima considerati stregoneria. Un panorama nella cui fertilità non è nato altro che il cinema stesso, ‘il prestigio’ della riproduzione del movimento.