Dietro a ogni cosa, recensione del disco disco di debutto.
Dietro a ogni cosa c’è Franz, al secolo Francesco Riva, cantautore, compositore, batterista e videomaker, insomma un tutto fare. Si, tutto fare, perché Franz ha curato ogni aspetto di quello che è il suo album di debutto. Francesco si è cimentato come autore di testi e musiche, maestro d’orchestra, pianista e cantante del progetto da lui stesso ideato, Franz. E in questo progetto si riversa tutta la sua formazione e la sua esperienza, dagli studi in conservatorio alla produzione di colonne sonore. Il background classico risuona forte nei dieci brani che compongono l’album, in cui si amalgamano archi, fiati e pianoforte con arrangiamenti piuttosto raffinati. Ma nonostante la poliedricità delle musiche, non si è mai abbandonati dalla sensazione di stare ascoltando la colonna sonora di un qualche film d’animazione. L’ascolto è decisamente coinvolto, ma sono forse troppo forti gli echi del passato da compositore di musiche per film e spot.
Franz è indubbiamente capace nella composizione e realizzazione della parte musicale, meno eccentrico nella parte testuale. Il taglio della forma-canzone è immediato, ma démodé, tanto da dare quella sensazione di qualcosa di già sentito. Dietro a ogni cosa è un tentativo di voler raccontare una grande storia, risultando essere un insieme casuale di citazioni e riferimenti. Nei testi Franz finisce per voler raccontare sé stesso e quello che lo appassiona, e quindi si ritrovano riferimenti culturali al punk ora e alla letteratura classica poi. E allora eccoli, richiami ai Pink Floyd o a Buzzati, a Orlando di Lasso e i NOFX. Di cui, tuttavia, non vi è alcun influenza musicale e quindi il tentativo di voler coniugare la musica classica con quella rock si può dire in parte fallito.