Tales from the Loop è una produzione originale Amazon Prime Video. L’opera è una trasposizione dei libri illustrati di Simon Stålenhag, illustratore svedese che ha fatto dello steampunk una sua cifra stilistica. Questa antologia di 8 racconti si avvale, tra le altre cose, delle musiche di Philip Glass e della regia di Jodie Foster nel finale di stagione.
Trama
Russ Willard orchestra le ricerche d’avanguardia del Loop, centro di sperimentazione sulle questioni più complesse della fisica. La sua famiglia e tutti i personaggi che le gravitano intorno saranno protagonisti di piccole storie legate a questi esperimenti.
Cast (ricorrente)
Rebecca Hall : Loretta Willard
Jonathan Pryce : Russ Willard
Daniel Zolghadri : Jakob Willard
Duncan Joiner : Cole Willard
Paul Schneider : George Willard
Trailer
Tales from the Loop: oltre i modelli di serialità
Che il gusto del pubblico negli ultimi anni sia stato educato dalla visione di tante serie tv è fuori discussione. Così quando lo spettatore medio si troverà alla fine del primo episodio di Tales from the Looppotrebbe avvertire uno strano senso di déjà vu. Questo nuovo prodotto Amazon sembra infatti, nelle premesse, incontrare al bivio opere come Darke Stranger Things. Se nei presupposti potrebbero esserci dei punti di contatto, andando avanti Tales from the Loop svela tutta la sua meravigliosa originalità.
Con questa nuova produzione, Amazon conferma infatti la sua costante attenzione all’autorialità, da sempre incentivata in produzioni e proposte di catalogo. Tales from the Loop è in una certa misura una provocazione al pubblico del binge watching, sempre pronto a snocciolare le labirintiche trame delle serie tv contemporanee. Dove gli episodi scorrono famelicamente uno dietro l’altro per scoprire il destino dei nostri protagonisti, Tales from the Loop sceglie una strada completamente diversa, fatta di favole, silenzio e contemplazione, stupore e paure.
L’episodio pilota Loop non è allora il pilastro di un unico arco narrativo. Come tutti gli altri episodi della serie, è una puntata autoconclusiva. D’altronde il titolo stesso parla di storie: Tales from the Loopsceglie la forma antologica, e ciascuno degli otto episodi è in realtà un racconto autonomo.
Tales from the Loop: quadri, ritratti, racconti
La dimensione prediletta è quindi quella del quadro. Rivive l’arte di Simon Stålenhag, a cui la serie si ispira: non solo visivamente, ma anche nella forma. Ogni episodio potrebbe essere riassunto con un singolo dipinto e una didascalia. Personaggi caratterizzati con schizzi davvero pittorici, storie brevi, vere e proprie favole. Dalla sovrapposizione di questi ritratti emerge quindi un affresco più ampio di questa comunità che vive al di sopra del Loop, centro di ricerca sulle domande fondamentali sulla vita e l’universo.
Viene però tutto lasciato al non detto, non sappiamo cosa succede precisamente nel Loop e non ci viene spiegato come la popolazione abbia accesso a tecnologie così avanzate. Quello che poteva sembrare un presupposto narrativo fondamentale sparisce nelle sfumature, diventa un termine semplificabile di queste storie che invece pongono al centro nient’altro che l’uomo.
Amore, identità e identificazione: sono questi i temi centrali della serie. Siamo ben lontani dalle distopie fantascientifiche di Black Mirror: la scienza rimane un tenue punto di partenza. La vera cornice di questi otto racconti è la natura, vasta e silenziosa, ammirata talvolta con l’ingenua commozione dell’ultimo Malick. Una natura che sovrasta la scienza. Che cresce rigogliosa o ristagna brulla intorno a vecchie e misteriose strutture, che invade di lucciole bui antri metallici e che rigurgita nella risacca del mare componenti robotiche.
Il tempo è una dimensione della natura che non si può manipolare
Negli splendidi campi lunghi in cui rivivono le illustrazioni di Stålenhag questa natura è ritratta in proporzioni monumentali, tanto da far spesso scomparire le figure umane, disperdendone la corporalità e riducendole a piccole macchie di colore. Metafora forse di un uomo inerme di fronte alla dimensione della natura che non riesce a manipolare, il tempo. L’attimo e la ciclicità, il passato e il futuro, il possibile e l’irreversibile: è il tempo il reale filo rosso di questi otto racconti.
Si giunge quindi a parentesi esistenzialistiche di rara poesia, alternate alle volte a momenti di certo meno riusciti, ma perfettamente coerenti con questo equilibrio irripetibile di visioni e suggestioni che esiste in Tales from the Loop. La stramba e anacronistica fantascienza che convive con questa comunità sospesa nel tempo. L’introspezione psicologica, che alterna spaccati di famiglia che ricordano la tenera e goffa plasticità di Roy Andersson ai lentissimi movimenti di macchina che sottolineano gli stati emotivi dei singoli protagonisti. Il silenzio che si miscela alle musiche di Philip Glass, che attraversando lo spettro sonoro dal minimalismo a Ravel trova sempre la coloritura giusta.
Tales from the Loop è una commistione unica di esperienze audiovisive, che arriva a toccare e a commuovere con la stessa grazia infantile del piccolo Cole. La riuscitissima trasposizione dell’omonimo libro illustrato di Stålenhag rimane fedele alla bellezza di quelle immagini, senza tentare soluzioni narrative differenti dall’ispirato impressionismo pittorico dell’autore. Questi quadri di un’esposizione sono davvero un fenomeno televisivo inedito.