Murubutu e Claver Gold, per chi sa ascoltare l’Inferno [RECENSIONE]

Murubutu Claver Gold INFERNVM
Copertina dell'album INFERNVM
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Una pietra miliare della letteratura trasformata in rap. O qualcosa di più?

Ci fidiamo di Murubutu e Claver Gold, ma Dante Alighieri e il suo libro basato su un trip dal sottosuolo fino al Paradiso non sono probabilmente esaltanti per chi è nato dopo il 1500. Capolavoro indiscusso della letteratura mondiale, ma dopo la scuola lo riponiamo nel cassetto.

La contaminazione sempre più forte tra la musica “impegnata” e quella “leggera” sta aprendo ad un’idea della cultura molto più ampia: libera e individuale. Abbiamo un’occasione per formarci in ogni particella che ci arriva dalla comunicazione, e dalla musica ce ne arrivano non poche. Siamo nel periodo storico nel quale un rapper vince il premio Pulitzer ; nel quale la “periferia da rivalutare” di cui tanti si riempiono la bocca non è raccontata e (ir)risolta in un libro, ma in un disco scritto a Gallarate.
La cultura “ufficiale” arriva anche a dare fastidio, con l’aura di superiorità che sembra portarsi appresso. E nella quale alcuni suoi difensori si immergono completamente, peggiorando la situazione.

Uno scontro generazionale che non ammette, purtroppo, esclusione di colpi.

Le due generazioni di cultura combattono questa eterna battaglia per la supremazia cercando di appropriarsi della fanbase dell’avversaria. Una strategia adottata principalmente dalla cultura “ufficiale”, che nei collegi docenti di alcuni licei ribolle di invidia.

In breve: alcune persone rosicano perché la loro cultura un po’ di anni fa era l’unica definibile tale, e adesso vedono i loro alunni che in classe cantano “M N VENG D’O PAES’ D’A RIBBELLION’, E TU M’ PARL D RIVOLUZION” e non capiscono cosa succede, perché adesso quando c’è di mezzo la rivoluzione non si parla più de “la borghesia il proletariato la lotta di classe, cazzo”, che già Giorgio Gaber sentiva bisbigliare.
E allora giù a comporre canzoni indie pop per spiegare la poetica di Leopardi, a produrre potenziali hit dance per far capire la fisica quantistica ai propri studenti. Fino a quando si cercano nuovi modi per fare didattica, va tutto bene.

Dall’altro lato, però, alcuni studenti iniziano a credere che la cultura contemporanea sia soltanto l’insieme delle forme di comunicazione, e i contenuti validi appartengano soltanto alla cultura lontana da noi. Lontana secoli o qualche anno, basta che non sia nulla di concepito, prodotto e rilasciato adesso: nel nuovo ricercano sempre l’antico, il canonico. Non è colpa degli insegnanti; non di tutti, almeno . Ma non si può considerare valido un prodotto soltanto se legato a quello che la “cultura” era quando potevi frequentare l’Università solo dopo il liceo classico.

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Antinferno, secondo brano estratto da INFERNVM. (Credits: YouTube / BUCO DELLA GLORIA)

Il duo iconico del conscious rap esce in grandissimo stile contro questa tendenza.

Il progetto di Murubutu e Claver Gold sulla carta è pericolosissimo: trasformare in brani dei passi di testo che di solito diventano spiegazioni. Lavorare con una materia prima così densa della personalità di un altro essere umano e di un’altra epoca, ma non renderla una lezione. Che poi sarebbe la cosa più facile da fare.

Il 31 marzo, in piena quarantena, esce INFERNVUM, pubblicato da Glory Hole Records. La collaborazione tra Murubutu e Claver Gold ha portato alla scena, negli anni, un’idea di profondità di analisi nel rap basata sulle storie. Lo storytelling tipico del cantautorato guadagna in violenza e impatto con la tecnica di rapping dei due, che si dividono di brano in brano le parti narrative e quelle riflessive. La “letterarietà” del rap di Murubutu e Claver non sta nella complessità o nella superiorità dei concetti, ma nella loro esposizione attraverso una storia. Se vi aspettate di studiare Dante attraverso questo disco, o studenti sprovveduti a cui tanto piace sentire citare Foscolo, Virgilio o Kant nei brani per sentirsi superiori; se vi aspettate di sentirvi spiegare la Commedia, o “superuovini”, abbiate la pazienza di rimanere delusi.

Murubutu, professore di storia e filosofia a Reggio Emilia, in tutta la sua evoluzione musicale non ha mai tradito la storia come mezzo di trasmissione sia di idee che di emozioni. Stesso percorso di maturazione artistica per Claver Gold, con un gusto per il realismo magico che non si è mai tradotto in un flusso di coscienza. Forse è l’unico modo per raccontare la realtà, che è fatta di storie, non di lezioni; e il professore lo sa benissimo.

Murubutu
Murubutu, al secolo Alessio Mariani. (Credits: Rapologia.it)

Cosa c’entra la storia di due rapper con quella di Dante?

Una storia si modifica ogni volta che viene raccontata; e non importa quanto venga arricchita, se il narratore è bravo riuscirà ogni volta ad arrivare una storia uguale ma vissuta in maniera diversa. Il narratore bravo è quello che ogni volta riesce a filtrare le emozioni che ha raccolto durante la storia che ha vissuto con le emozioni e le storie che vive adesso.
Claver e Murubutu parlano in prima persona perché i 34 canti dell’Inferno dantesco non hanno bisogno di raccontarli: li hanno vissuti, come spettatori e come protagonisti. Il disco, in 35 minuti, mantiene quasi sempre lo stesso, inquieto stato d’animo e soprattutto lo stesso linguaggio.

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I beat sono essenziali e coesi nella creazione dell’atmosfera, più vicini allo stile di Murubutu nel gusto old school per le sonorità (come lo scratch di DJ Fascut). Più che negli altri lavori dei rapper, le basi sembrano essere state composte contemporaneamente ai testi, come se ognuno dei due avesse scritto con una mano e prodotto il beat con l’altra.
La scelta degli ospiti è accurata e per nulla scontata: Davide Shorty in Antinferno, Giuliano Palma nel singolo che ha annunciato il disco Paolo e Francesca, e l’attore Vincenzo Di Bonaventura nell’incredibile intro Selva Oscura. Ridotte al minimo le collaborazioni, il viaggio di Murubutu e Claver è dentro se stessi.

Murubutu
Claver Gold insieme a Dj West nel video di Troppo Lontano. (Credits: Hip Hop Rec / YouTube/ BUCO DELLA GLORIA)

Tutta la Divina Commedia è fuori dalla scuola.

Il linguaggio non è l’elemento principale del disco, che può essere concepito solo insieme alla musica. Ma è la chiave di lettura di quest’opera completa e non approssimativa.
Non c’è traccia di arcaismi, inusuale per un’opera basata sulla Commedia; ci sono solo parole scelte, non lasciate al caso o asservite alla rima. La ricerca lessicale, che si articola benissimo attraverso i ruoli che vengono fuori nel disco (dannato di turno, Caronte, Dante, narratore esterno), è il vero colpo da maestro: parole non evocative in senso spirituale, ma costruite per essere interpretate. La Commedia diventa la storia di chiunque sia pronto ad ascoltarla, fuori dalla scuola.

Nella nostra chiacchierata a Bologna, Murubutu ci ha parlato del suo genere come “rap didattico”, che lui stesso concepisce come un modo per stimolare, dal punto di vista culturale e lessicale, i suoi ascoltatori. Qui si cela il segreto di INFERNVM: è uno stimolo, una provocazione culturale. Non vuole dire nulle all’ascoltatore, ma spingerlo a riflettere su ciò che ascolta e su come gli arriva ciò che ascolta. La storia della Commedia parte da Dante, passa per Murubutu e Claver Gold e finisce nella testa di chi ascolta. La cultura che fuoriesce dal disco è pura, riassunto di ogni idea di cultura, frutto di un’interpretazione e costruita per essere interpretata ancora. Allora questo è il capolavoro di Alighieri, questo è il capolavoro dei due rapper e questo è il potenziale capolavoro di chi ascolta. Che, appunto, come tutti i capolavori non va spiegato: va ascoltato.

Murubutu, Claver Gold – INFERNVM / Genere: hip hop / Anno di pubblicazione: 2020

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