6° Benny & Joon, Jeremiah S. Chechik, 1993
Joon Pearl (Mary Stuart Masterson) è una ragazza con una leggera malattia mentale che costringe il fratello maggiore, Benny (Aidan Queen) a prendersi cura di lei, il che naturalmente complica la sua vita privata e la sua possibilità di innamorarsi e avere una famiglia. Un giorno Benny ottiene, come “vincita” di una partita a carte, il giovane Sam (Johnny Depp), un ragazzo silenzioso ma divertente, che sembra abitare lo stesso mondo in cui Joon ogni tanto si rifugia. Benny & Joon è dunque una storia d’amore, ma ancora una volta – come farà spesso nel corso della sua carriera – Johnny Depp sceglie progetti in cui a farla da padrone è la celebrazione della diversità, di tutto ciò che è sopra le righe.
Joon e Sam sono personaggi che nella realtà difficilmente troverebbero il proprio lieto fine e il proprio modo di esprimere la particolarità delle loro anime: ma in questa pellicola del 1993 diventano invece eroi simili a quelli cantati da David Bowie e che Johnny Depp ha omaggiato con la sua band, i The Hollywood Vampires. In Benny & Joon, Johnny Depp torna a sperimentare una recitazione che passa soprattutto attraverso la fisicità, più che con i dialoghi e le parole. Sam è un personaggio che eredita le movenze e, dunque, l’arte istrionica del mimo. Una delle parti più cult del film, dopotutto, rimane quella in cui Sam/Johnny Depp ripropone e insieme omaggia uno degli sketch più famosi di Charlie Chaplin, attore a cui chiaramente si ispira per il personaggio di Sam.
A cura di Erika Pomella
5° Blow, Ted Demme, 2001
Questo è sicuramente uno dei ruolo più intimisti della carriera di Johnny Depp. Nel film, infatti, interpreta Boston George Jung, uno dei più importanti narcotrafficanti americani del secolo scorso. La trama racconta la vita dell’uomo, partendo delle umili origini fino al tracollo finale, passando per quel picco che lo vede potente e ricchissimo. La performance di Depp attraversa tutta la vita di George, con uno stile recitativo estremamente parlato, meno incline a quell’estrema fisicità che invece contraddistingue da sempre i suoi lavori.
Inizialmente George è solamente un giovane ambizioso, ma senza un vero piano, né chissà quali agganci all’interno della malavita. Il suo unico desiderio è essere più ricco di quanto suo padre sia mai stato. Depp ci regala una performance inizialmente guidata da uno sguardo sognante, ma anche impaurito e preoccupato, soprattutto quando è consapevole di rischiare grosso, salvo poi divenire sicuro, a tratti perfino spietato, quando è oramai al vertice della sua attività. Infine, il suo personaggio diventerà spento e melanconico, come tipicamente accade a chi, oramai, è arrivato al termine della sua avventura.
Blow rappresenta l’apice della carriera di Depp, soprattutto sul piano dall’intensità dell’interpretazione e delle battute. In questo film vi è infatti uno dei monologhi simbolo della sua intera cinematografia; tra cui una di quelle frasi che vengono quotidianamente utilizzate da centinaia di post in giro per il web.
4° Donnie Brasco, Mike Newell, 1997
In Donnie Brasco, Johnny Depp interpreta Joe Pistone, un agente infiltrato del FBI che accetta di nascondersi tra le linee di un gruppo mafioso. Ma man mano che l’operazione di Donnie procede, l’uomo finisce con il sentire una certa vicinanza a quel mondo che dovrebbe denunciare, finendo quasi con l’identificarsi con la filosofia e lo stile di vita promosso da Lefty, in una delle più belle interpretazioni di Al Pacino.
Lefty è un uomo cinico, ma è anche pieno di rimpianti: ora che l’età comincia a pesare sulle sue spalle, spera che l’entrata in scena di Donnie Brasco possa cambiare il suo destino all’interno del gruppo criminale in cui è invecchiato. Si tratta dunque di un’inversione di rotta: se prima si era abituati a vedere Al Pacino come il mafioso, il criminale tutto d’un pezzo, qui diventa un eroe tragico, il vero punto debole con cui Donnie deve confrontarsi.
Donnie Brasco rappresenta per Johnny Depp non solo l’occasione di condividere la scena con una leggenda della settima arte, ma anche di spogliarsi degli abiti eccentrici, strani e insieme riconoscibili che aveva disseminato lungo la carriera e partecipare a un gangster movies sui generis, dove ogni eccentricità viene messa da parte. Quello che ne esce è un’interpretazione votata al meno: Donnie deve nascondersi, sia tra i criminali sia tra le mura domestiche. È un uomo che si deve trattenere, che deve tenere il freno a mano. E la recitazione di Depp procede nella stessa direzione: è asciutta, essenziale e per questo estremamente funzionale alla storia da raccontare.
A cura di Erika Pomella