Come fu per Allen, il metacinema sembra essere anche il momento prediletto da molti autori per riflettere sulla propria carriera e accomiatarsi dal cinema. È il caso ad esempio di Inland Empire di David Lynch, l’ultimo film del visionario regista americano. Una poliedrica moltiplicazione della vita di Nikki Grace attraverso il cinema e il teatro, ovvero di come la finzione filmica si sostituisca alla realtà e viceversa.
Ancora, di Pedro Almodóvar il recentissimo Dolor y Gloria. Tornando a visitare motivi già esplorati con La mala educacion, Almodóvar riscopre la magia del cinema e la sua capacità catartica. Spingendo la finzione del film nel film fino alla fine, dove cade il velo di Maya, Dolor y Gloria è un intenso racconto delle difficoltà di un regista a combattere con i propri fantasmi, a reagire alla fine incombente della propria carriera. In questo, l’alter-ego eletto da Almodóvar è un Antonio Banderas in una delle sue migliori performance.
Dagli ultimi anni ci sono tanti altri esempi di metacinema
Sicuramente da citare lo stupefacente L’uomo che uccise Don Chischiotte di Terry Gilliam, che riscopre il capolavoro di Cervantes esasperando una delle sue caratteristiche peculiari. Il Don Chischiotte è meta-romanzo illo tempore: nella seconda parte infatti l’autore interviene a più riprese a commentare l’apocrifo seguito che Alonso Fernández de Avellaneda scrisse alla prima parte pubblicata nel 1605. Così Gilliam per un progetto pluridecennale trova un alter-ego perfetto in Adam Driver, che interpreta un regista alle prese proprio con l’adattamento del Don Chischiotte. Ma ancora, il cinema straborderà nella realtà , dando vita ad una delle opere più belle del Monty Python.