Tuttavia, quando un autore è pienamente consapevole di questa perpetua autoreferenzialità , riesce a sciogliere i contorni tra forma e contenuto e a fare metacinema nel modo in cui probabilmente Jacobson l’avrebbe definito. Il celebre linguista infatti delineò le sei funzioni della comunicazione, e la metacomunicazione pone al centro il codice: è quindi comunicazione che spiega i meccanismi del linguaggio stesso.
La comunicazione presuppone però un linguaggio, e qui si apre uno scenario che meriterebbe ben altri spazi. Dalla grande sintagmatica di Metz alla lingua scritta della realtà di Pasolini, numerosi intellettuali si sono posti una domanda decisamente delicata, ovvero se il cinema sia lingua o linguaggio. Nel primo caso presuppone una grammatica, nel secondo un codice.
Nel 1963 escono Il disprezzo di Jean-Luc Godard e 8 1/2 di Federico Fellini
Già prima di questi due film si contano moltissime opere che hanno offerto una lettura sottile del carnevalesco mondo del cinema attraverso i suoi protagonisti e i rapporti di produzione che li legano. Si pensi ad uno degli esempi più fulgidi di questo filone, La signora senza camelie di Michelangelo Antonioni, in cui una commessa trova la fortuna nel mondo del grande schermo e sposa un produttore. Esempio che riassume il mito del successo, del divo, che da A star is born di William A. Wellman a Sunset Boulevard di Billy Wilder è stato il soggetto di tanto metacinema.
Tuttavia, con questi due capolavori la questione si fa più complessa. Il metacinema inizia a moltiplicare i piani narrativi, a sfruttare l’occasione del film nel film per indagare le strutture dello stesso codice filmico.
Ma se ne Il Disprezzo il film nel film era un adattamento del poema omerico, con8 1/2Fellini si spinge oltre. Il film nel film è 8 1/2 stesso, raccontato attraverso le vicissitudini del cineasta il cui slancio creativo è continuamente disturbato dai ritmi della produzione. Marcello Mastroianni sarà quindi l’alter-ego di Federico Fellini in quello che non è solo il capolavoro del maestro riminese, ma una delle pellicole più importanti dell’intera storia del cinema.