Con il suo significato toccante, forse il più emozionante che Rino Gaetano ha avuto modo di scrivere,Mio fratello è figlio unico è un tragico inno al solitario e all’emarginato, al ripudiato e al solo.
È difficile trovare una persona che non abbia mai ascoltato Mio fratello è figlio unico, solo uno dei tanti capolavori musicali composti da Rino Gaetano. È difficile trovare una persona che non si sia commossa con il riecheggiare di quel disperato e sprezzante E ti amo, Mariù (o Mario, come sostengono altri). Nonostante la fama che lo accompagna, l’ermetico significato di Mio fratello è figlio unico, il celebre brano del cantautore calabrese, è sempre rimasto ignoto ai più.
Primo dei due singoli dell’omonimo album in cui è contenuto, Mio fratello è figlio unico è stato pubblicato nel 1976. Come dettavano le regole dell’epoca, l’inedito circolava su un 45 giri, inizialmente accoppiato con la meno fortunata Sfiorivano le viole. Sarà solamente qualche settimana dopo la pubblicazione del brano che il lato B verrà sostituita con un’altra canzone inevitabilmente destinata a conquistare gli italiani, Berta filava.
Ad un primo ascolto, le tematiche principali del brano che abbiamo deciso di analizzare oggi, in questo nuovo episodio di Strofe, risultano essere tante e, come se non bastasse, complesse: il dolore che deriva dall’emarginazione, lo sconforto che deriva dalla consapevolezza di non appartenere ad una società che si sente indifferente e terribilmente meschina, la frustrazione che segue l’insuccesso, la solitudine a cui ogni individuo è tristemente condannato. Tuttavia, la molteplicità dei temi rapidamente elencati non è in grado di riassumere la grandiosità del significato di Mio fratello è figlio unico.
Così, per trasmettere al lettore in modo più efficace il senso che si nasconde dietro l’emozionante intensità delle parole di Rino Gaetano, proseguiremo analizzando il brano strofa per strofa.
Mio fratello è figlio unico Perché non ha mai trovato il coraggio d'operarsi al fegato E non ha mai pagato per fare l’amore E non ha mai vinto un premio aziendale E non ha mai viaggiato in seconda classe Sul rapido Taranto-Ancona
Ancora una volta, le pure contraddizioni si rivelano essere lo strumento che Rino Gaetano sfrutta per proiettare quello che, ai suoi occhi, sembra essere il centro su cui ruota l’esistenza umana: l’incoerente assurdità della vita.
Ricorrendo alla formula del paradosso, il cantautore dipinge quel suo fratello che, in realtà, è figlio unico. Ne emerge il ritratto di un uomo qualunque, una persona intrappolata nella mediocrità. Quel non-fratello di Gaetano potrebbe essere chiunque: potremmo essere noi. Attraverso il primo verso, quindi, Rino Gaetano rivela al proprio ascoltatore il significato di Mio fratello è figlio unico, sostenendo che, dopotutto, siamo tutti figli unici, abbandonati ad un vivere di disperazione e tristezza, incapaci di costruire rapporti reali con l’altro e di vivere in simbiosi con la società che ci circonda.
Dopo il primo verso, inizia un’elencazione di quelli che erano i luoghi comuni dell’epoca, di quelli che erano i comportamenti che erano indissolubilmente legati a quello che, secondo la mentalità comune, doveva essere l’uomo.
Con i restanti versi della prima strofa, quindi, Rino Gaetano descrive quella che potrebbe essere definita la mentalità dell’uomo comune, ovvero la mentalità della mediocrità.
E non ha mai criticato un film Senza prima, prima vederlo
La figura di colui che critica un film senza prima vederlo nasconde, come può essere facilmente intuito, un’ermetica descrizione della società di ieri, quella a cui apparteneva Rino Gaetano, e al contempo alla società di oggi. Con la seconda strofa, il cantautore condanna l’ipocrisia di una massa che è disposta a fingere per mostrarsi meglio di ciò che si è realmente, per elevarsi a ciò che si non è.
Con il suo essere completamente diverso dalla realtà che lo circonda, quindi, questo fratello sembra quasi trasformarsi nell’ultimo individuo capace di essere indipendente, nell’ultimo uomo che continua a rifiutate coraggiosamente il conformismo della massa, nell’ultimo eroe che sconta silenziosamente la condanna del suo impavido gesto di indipendenza e ribellione verso ad un mondo a cui sente di non appartenere.
Mio fratello è figlio unico Perché è convinto che Chinaglia Non può passare al Frosinone Perché è convinto che nell'amaro benedettino Non sta il segreto della felicità Perché è convinto che anche chi non legge Freud Può vivere cent’anni
Conosciuto con l’appellativo di Long John, Giorgio Chinaglia era diventato famoso come l’uomo che, con i suoi numerosi gol, era riuscito a portare la Lazio in seria A, facendole anche vincere uno scudetto. Non solo modello di rigore e dedizione, Chinaglia riuscì a distinguersi dai suoi compagni anche grazie ad uno sfortunato evento di indisciplina che lo vide protagonista: era il 1974, anno dei mondiali in Germania, e l’allenatore della nazionale dell’epoca, Ferruccio Valcareggi, decise di sostituire il capocannoniere.
La reazione del calciatore fu quella di insultarlo, portando allo scoppio di uno scandalo che lo dipinse come “un disadattato” (queste le parole usate da Carrara, l’allora presidente della Federcalcio) e come il simbolo di un individuo che si riconosce totalmente con la propria squadra, che crede ancora nella propria bandiera, che non è disposto a vendersi alle logiche malate del mercato. Citare Giorgio Chinaglia, quindi, Rino Gaetano sembra tracciare un’analogia tra sé stesso e il calciatore.
Continuando ad elencare i luoghi comuni dell’epoca, il cantautore continua a dipingere il ritratto di quel fratello mai avuto, di quella persona a cui si sente profondamente legato, di quel volto in cui scorge il riflesso del suo.
Strofa dopo strofa, verso dopo verso, la canzone emerge come un ritratto che si fa autoritratto, come una descrizione di quello che il cantautore è: un individuo indipendente, tragicamente fiero della sua solitudine e del suo anticonformismo, un eroe romantico che si sacrifica per una finalità più nobile.
Perché è convinto che esistono ancora Gli sfruttati malpagati e frustrati
Il fratello unico è una voce fuori dal coro, una pecora nera. Quanto è difficile non credere nelle mode a cui la massa è ancorata? Quanto rifiutare le convinzioni su cui la società costruisce la sua intera esistenza? La voce soffocata, roca e sofferta di Rino Gaetano si trasforma in riflesso musicale del significato di Mio fratello è figlio unico, un lamento che riflette sul controsenso e l’assurdità del vivere.
In aggiunta, con l’atto di ammettere l’esistenza dello sfruttamento, il personaggio di finzione con cui il cantante si riconosce diventa esso stesso uno sfruttato malfamato e frustrato, allineandosi contro i meccanismi malati di una società ipocrita che nega ancora la negatività che ha generato.
L’intendo di denuncia sociale del brano analizzato raggiunge, con questa strofa, il suo apice.
Mio fratello è figlio unico Sfruttato, represso, calpestato, odiato E ti amo Mariù
Mio fratello è figlio unico Deriso, frustrato, picchiato, derubato E ti amo Mariù
Mio fratello è figlio unico Dimagrito, declassato, sottomesso, disgregato E ti amo Mariù
Mio fratello è figlio unico Frustato, frustrato, derubato, sottomesso E ti amo Mariù
Mio fratello è figlio unico Deriso, declassato, frustrato, dimagrito E ti amo Mariù
Mio fratello è figlio unico Malpagato, derubato, deriso, disgregato E ti amo Mariù
La scelta di incorporare e, quindi, di analizzare le ultime strofe insieme, senza differenziarle una dall’altra, è dovuta alla caratteristica con cui sono state costruite le stesse, ovvero la ripetizione e il cambiamento degli aggettivi con cui Rino Gaetano si riferisce al fratello e con cui riassume il contenuto dei versi che precedono la conclusione de Mio fratello è figlio unico.
Il ritornello “e ti amo Mariù” irrompe nella tragicità del testo, inserendo un messaggio di toccante sentimentalismo. È come se, attraverso l’aggiunta di tale verso, il cantante volesse sottolineare come l’amore sia l’unica ancora in grado di salvare quel viaggio insensato e burrascoso che si rivela essere la vita: Mariù, quindi, si trasforma nell’amore che c’è sempre, che consola, che allevia il dolore.
Da dove nasce la leggenda che Rino Gaetano concluda con “e ti amo Mario”?
Semplicemente da un errore nell’ascolto. Nonostante il nome di Mario porti con sé un significato altrettanto bello (che si riconosce nel vero nome del fratello che è figlio unico e, quindi, in un effettivo riconoscimento tra la finzione della canzone e la realtà della sua ispirazione), il verso corretto sembra essere quello in cui il cantante canta per Mariù. Inoltre, “E ti amo Mariù” rimanderebbe a Parlami d’amore Mariù, una nota canzone della musica leggera che, reinterpretata da Mal, era in testa alle classifiche italiane quando il cantautore compose Mio fratello è figlio unico.