Il secondo album di Dua Lipa è esattamente quello che il titolo promette: uno sguardo al passato, con un occhio al futuro, e viceversa. Discostandosi completamente dalle tendenze pop più canoniche e prevedibili, la cantante sceglie di recuperare suoni di decadi fa per re-inventare il genere, oggi. Anche se non fosse questa l’intenzione di partenza (trattasi infatti di una collezione di classici sfoghi amorosi), l’effetto c’è, eccome. I protagonisti un po’ nascosti ma sempre presenti dell’album sono i bassi, da intendersi però non alla maniera di Billie Eilish. Qui i bassi vengono dagli anni ’70, dalla disco music, e dalla house anni ’90.
Le sonorità coinvolgono funky, post-disco, pop nostalgico e ben poca elettronica, che emerge sono con qualche effettino di contorno e non toglie mai precedenza alla dimensione ballabile del disco. Negli arrangiamenti si possono cogliere produzioni vicine al periodo fine anni ’90 / inizio anni ’00, tra Air e Madonna, forse Fatboy Slim e magari fino ai Simian Mobile Disco (che sono di qualche anno dopo). Arrivando al succo, ci sono le canzoni. Un buon metodo per stabilire se un disco pop sia riuscito in quanto tale, sta nel verificare quante canzoni valide sono presenti oltre ai singoli scelti per anticiparlo.
Dua estende la sua musica indietro al 1980 e al 2000, e la riporta nel 2020.
I singoli, Don’t Start Now, Physical e Break My Heart, in questo caso, sono solo la punta dell’iceberg, il che è un bene. Molto bene. Tutti gli altri pezzi sono validissimi, al punto che ognuno di essi potrebbe essere un singolo a sé stante. Si segnalano in particolare la title track, Future Nostalgia, e poi Cool, Levitating e Hallucinate, quest’ultima la migliore del disco. C’è poi da circoscrivere anche l’episodio particolarmente ispirato di Good in Bed, un pezzo fantasioso nel quale ascoltiamo una Dua Lipa decisa a spingersi ben oltre la banalità delle prospettive pop più scontate.
E non può essere altrimenti, con la produzione affidata ad esperti come Jeff Bhasker, Ian Kirkpatrick, Stuart Price ed un team di pronti autori e sessionmen che fanno al meglio il loro dovere. Così, la visione retro-futuristica di Dua Lipa prende perfettamente forma, proponendo un prodotto che è sì nostalgico, ma, forte di un songwriting perfetto e lineare, si esprime in un undici tracce di pop inventivo, fresco, ispirato e goliardico. Un secondo disco tranquillamente all’altezza del primo per Dua Lipa, la quale sembra davvero decisa a non restare una delle tante meteore nel suo genere, ma ad imporsi come uno dei nuovi nomi imprescindibili della musica popolare moderna.