La serie animata nata dalla penna di Paru Itagaki è approdata su Netflix e conferma la bontà del catalogo di animazione della piattaforma.
La trama di Beastars è perlopiù semplice. Un giovane solitario si innamora di una compagna di liceo. A caratterizzare tutta la questione viene però usato un escamotage già usato in altre serie animate come Bojack Horseman o Zootropolis. Anche in Beastars troveremo animali antropomorfi caratterizzati in base alla specie interpretata. Rispetto a un Mr. Penautbutter di turno, che sprizza gioia e felicità come un vero labrador retriever, tutto viene decisamente più filtrato. Troveremo infatti sfumature ben congegnate per portare a schermo una successione di eventi che faranno emergere atti di bullismo e razzismo tra i personaggi protagonisti.
Come già raccontato in questo articolo, la trama è leggera ma ricamata in modo magistrale. Risulterà semplice empatizzare con il protagonista Legoshi, un lupo grigio solitario dall’animo gentile. Due grossi eventi iniziali daranno la spinta all’evoluzione della storia, mostrando le debolezze che una società mista tra carnivori ed erbivori riesce a nascondere o a esasperare.
Carnivori ed Erbivori, buoni e cattivi, cacciatori e prede.
La genialità di quest’opera sta innanzitutto nella scelta del contesto. Il liceo infatti calza a pennello per descrivere le naturali turbe giovanili di un qualsiasi ragazzo che si senta escluso dalla società . Il protagonista si chiederà se una volta adulto tutto questo tormento avrà fine. A rafforzare i dilemmi giovanili si pone di fronte ai personaggi un’infinita guerra ideologica tra carnivori ed erbivori. Vien da sé che i primi, per convivere con l’altra fazione, dovranno sopprimere i loro istinti predatori, non mostrare le zanne in pubblico e mostrarsi sempre reticenti alla violenza.
Gli erbivori mostreranno sempre poca fiducia verso i compagni carnivori spesso provocandoli o addirittura bullizzandoli psicologicamente. La cosa diventa ancora più aspra dopo l’omicidio di Tem, un alpaca, per mano di un presunto compagno carnivoro. Il sospetto di avere un compagno potenzialmente omicida terrorizza gli erbivori che si comporteranno in modo più aspro, ma consapevoli che la società che li circonda funziona così, non finendo mai nel panico e accettando la naturale evoluzione delle cose.
Legoshi, Haru e Rouis.
L’ingresso di Rouis, il probabile futuro Beastar, complica le cose portando Legoshi a confrontarsi con gli altri e con se stesso. Il cervo rosso cercherà in tutti i modi di mettere il protagonista in difficoltà spronandolo a tirar fuori la sua vera natura da carnivoro. La psicologia del protagonista si fonde alla perfezione con la sua personalità di lupo grigio solitario, liceale, carnivoro, amante e amico. La fusione di tutto questo viene messa a fuoco ancor di più nell’ambito amoroso e sessuale. Il sesso infatti veicola l’ideologia di predatore e preda, di status nella società e di emancipazione.
La serie infatti tocca molti punti interessanti senza mai eccedere ma non nascondendo niente. Mette sia il protagonista che lo spettatore di fronte a una società estremamente sfaccettata dove il bene e il male non esistono o sono molto labili. Legoshi capirà di non essere veramente solo ma di far parte di un sistema più grande, una comunità in cui piano piano riesce a emergere facendo prevalere la sua vera natura.
Un aspetto tecnico moderno e ben integrato in Beastars.
A smuovere l’animazione della serie troveremo l’ormai ben conosciuta tecnica del cell shading. Non è quindi disegnato a mano come da tradizione bensì tramite modelli 3d che simulano l’effetto del disegno. Negli ultimi anni molte serie e film hanno adottato questa tecnica con risultati più o meno eccelsi. Beastars sembra alzare l’asticella anche sotto l’aspetto tecnico. L’animazione risulta ben curata e molto scorrevole e difficilmente fa emergere i limiti che il cell shading mostrava nelle prime opere, cioè la sensazione che tutto fosse scattoso o legnoso.
Verso la fine della stagione troveremo una sezione completamente disegnata a mano. Oltre a regalare un momento pregevole a livello tecnico, la parte in questione è ricamata intorno a una situazione estremamente profonda che mostra le tante sfaccettature della co-protagonista Haru.
Una serie quindi sicuramente da consigliare che regalerà molte emozioni e che si aggiunge alle altre ottime serie di animazione che Netflix ha aggiunto al suo catalogo.
Leggi anche:
I 10 film d’animazione orientali più belli di sempre
I migliori 12 film di animazione post 2000
BLAME! – Recensione del film Netflix
Continuate a seguirci sulla nostra pagina Facebook ufficiale, La Scimmia pensa, la Scimmia fa.