The Lobster di Yorgos Lanthimos: analisi e spiegazione del finale

Sconvolgente, assurdo, geniale. Ecco tre degli aggettivi che meglio descrivono The Lobster, film del 2015 diretto da Yorgos Lanthimos. Un thriller paradossale, con un ambiguo finale aperto.

The Lobster finale
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Yorgos Lanthimos, regista di origine greca (autore del pluripremiato La favorita, uscito nel 2018) sorprende al suo settimo film, il primo girato in lingua inglese: The Lobster. Una storia che, ambientata in un ipotetico altro presente, ci aiuta a riflettere sul significato delle relazioni sentimentali e sui ruoli sociali che, spesso, ci vengono imposti.

The Lobster: qualche premessa

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Un esempio della magnifica fotografia di The Lobster. Qui Lanthimos gioca con “quella goccia di fantascienza” mostrando al pubblico solo la scritta “Transformation Room”.

Ammettiamolo: chi di noi non hai mai desiderato, almeno una volta nella vita, di conoscere il grande amore? Tutti bene o male, chi più e chi meno, abbiamo il desiderio di trovare una persona con cui condividere giorni ed emozioni. Conoscere, insomma, quello che qualcuno chiama l’anima gemella: la persona a cui siamo destinati, la nostra metà. L’amore, d’altronde, è un desiderio estremamente umano e naturale. E, ahimè, è chiave di gran parte della nostra vita. Ma vi siete mai chiesti che cosa succederebbe se l’amore e la vita di coppia diventassero la nostra unica ragione d’essere?

Yorgos Lanthimos se l’è chiesto e, con The Lobster (L’aragosta), ci ha dato una visione di questo ipotetico mondo. Una realtà decisamente angosciante. Immaginate, per esempio, di essere single in un mondo in cui è vietato esserlo. E, sempre a livello ipotetico, di venir rinchiusi per questo in un albergo, in cui, entro una quarantina di giorni, dovrete necessariamente trovare l’anima gemella (pena, in caso di fallimento, la trasformazione in un animale a vostra scelta). Immaginate anche, magari, di opporvi a questa costrizione, scappando e rifiutandovi di vivere in simbiosi con qualcuno. E, sempre magari, di venir usati, per punizione, come bersagli da caccia per quanti invece cercano di trovare l’amore. Assurdo, non è vero?

Eppure, guardando The Lobster, vi trovate a fare i conti proprio con una realtà del genere. Un mondo che, per quanto apparentemente surreale e paradossale, sembra raccontare fin troppo bene la nostra società. Una società che condivide l’ossessione, per alcune persone, di trovare necessariamente un compagno, costruire una relazione. Un desiderio che nutrono in molti, ma che, se diventa totalizzante, rischia di essere più dannoso che altro. E lo capiamo bene seguendo la storia di David (Colin Farrell), un architetto che, dopo dodici anni di matrimonio, viene improvvisamente lasciato dalla moglie.

La trama 

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The Lobster inizia raccontando, per l’appunto, la separazione di David dalla sua compagna, e il conseguente trasferimento nell’albergo, in cui, si presuppone, troverà l’amore della sua vita (o verrà trasformato in un animale, per non esserci riuscito). In poco tempo veniamo rapidamente catapultati nella realtà in cui vivono i nostri protagonisti: un mondo in cui, tutto e tutti, mirano esclusivamente alla vita di coppia. Stabilire una relazione è lo scopo massimo a cui nessuno può sottrarsi, venendo continuamente istigato al raggiungimento di tale obiettivo. E capiamo ben presto anche le fragilità degli individui imprigionati in questa realtà, costretti a mentire pur di potersi adeguare. Cosa che succede anche a David, che si fingerà un’altra persona pur di raggiungere lo status a cui è costretto, legandosi, inizialmente, ad una donna senza cuore.

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Tuttavia David, capita la brutalità e l’ipocrisia di questa realtà sociale, deciderà di scappare, rifugiandosi nei boschi che circondano l’hotel. E, qui, si troverà a fare i conti con un’altra realtà: quella dei solitari, uomini e donne che vivono in contrapposizione alle regole comuni, rimanendo single. Ma, esattamente come il primo mondo, anche questo secondo è amministrato da leggi categoriche e disumane. Se nella quotidiana realtà i single non sono socialmente accettati, nell’enclave dei solitari è invece proibito avere un qualsiasi tipo di relazione sentimentale. E la vita di David si complicherà ulteriormente, proprio quando si innamorerà di una sua compagna di resistenza.

Un finale aperto

Image from the movie "The Lobster"
© 2015 Haut et Court − All right reserved.

E proprio questo amore, apparentemente sincero e naturale, è la chiave del film The Lobster (L’aragosta, dal nome dell’animale in cui vorrebbe essere trasformato David se fallisse la sua ricerca). Il punto focale della pellicola emerge infatti nel finale, in cui vediamo David e la sua nuova compagna (accecata dalla leader dei solitari per aver contraccambiato il sentimento dell’uomo) fuggire via da entrambi i mondi, quello dell’albergo (le regole sociali) e quello dei boschi (la categorica opposizione). I due si ritrovano insieme, ma come impossibilitati a vivere a pieno il proprio amore. David decide allora di diventare a sua volta cieco, così da poter vivere in piena simbiosi con la propria compagna. Ma, proprio negli ultimi istanti, lo vediamo titubante su questa decisione. Il film si chiude quindi con un interrogativo: David deciderà infine di accecarsi o rinuncerà a tale gesto?

La conclusione di The Lobster: una prima interpretazione

Cercare di dare una risposta univoca agli ultimi istanti di The Lobster è un’impresa che, già dal suo primo tentativo, pare praticamente impossibile. Sono molte, infatti, le teorie che ruotano intorno a questo finale aperto, discutibile per chiunque abbia visionato la pellicola. Tuttavia, in mezzo alle molteplici interpretazioni, tre sembrano essere quelle più plausibili.

La prima è quella che vede la rinuncia, da parte di David, a compiere questo gesto. Complice di questa teoria sarebbe il fatto che la storia viene narrata a posteriori dalla nuova compagna di David, con distacco, e potrebbe essere dunque un segno del successivo abbandono da parte dell’uomo. Questo finale, secondo alcuni, sarebbe in sintonia con l’intera rappresentazione del film: nel mondo che ci viene presentato l’amore non è altro che ipocrisia e falsità. Il vero amore, quindi, non esisterebbe, poiché esso è solamente frutto di auto-convinzione e bugie. David si sarebbe quindi convinto di provare un sentimento tanto forte per la donna, senza poi essere realmente in grado di assecondarlo. Quindi non riuscirà ad accecarsi, non provando così lo stesso “cieco amore” a cui è stata costretta la ragazza.

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The Lobster: una riflessione sulla vita di coppia?

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Altri, invece, interpretano il finale del film come l’impossibilità di raggiungere davvero la felicità attraverso la vita di coppia. Questa teoria sarebbe alimentata dal destino della direttrice dell’hotel (prima e più grande sostenitrice dell’unione coniugale) che, sul finire della pellicola, capisce l’infelicità del suo stesso matrimonio. Al di là, quindi, del fatto che David decida o meno di accecarsi (cosa che comunque la sua compagna, privata della vista, non potrebbe constatare), la sua vita con la ragazza non sarà mai davvero felice, perché questo lieto fine non può esistere. La felicità della vita di coppia è solamente un’altra utopia sociale.

A riprova di questa interpretazione ci sarebbe la prima scena del film, altrimenti apparentemente scollegata dal resto della storia. Nella scena iniziale vediamo una donna che spara ad una coppia di asini, uccidendone uno. Durante la narrazione, veniamo poi a conoscenza del fatto che ogni animale altro non è che un uomo che è stato trasformato in tale (così da poter avere una sorta di ”seconda chance” per trovare l’amore della sua vita: non essendoci riuscito da uomo, magari potrà farlo in questa nuova vita). L’omicidio, da parte della donna, rappresenterebbe quindi l’impossibilità di questa unione. L’impossibilità stessa di essere felici con qualcun’altro, in una vita come nell’altra.

E se la risposta fosse in entrambe?

Infine, esiste una terza teoria, sorta di somma delle precedenti due. Alcuni hanno interpretato il finale di The Lobster come una riflessione stessa su entrambe le possibilità: dove finisce il vero amore e inizia l’utopia sociale? Sicuramente la vita di coppia è frutto di una costruzione sociale, di regole che vengono imposte da altri, ma l’amore sincero non esiste davvero? E se invece esiste, è necessariamente dettato dall’obbligo di essere uguale all’altro? David deve per forza diventare cieco, o mentire sull’averlo fatto, per poter vivere con una donna che ha perso la vista? Può scegliere solamente tra il sacrificarsi interamente a lei, ristabilendo così una totale uguaglianza, o essere egoista e pensare solo a sé stesso?

Interrogativi che ci portano a riflettere sul senso stesso delle relazioni e dell’amore, intento cardine dell’opera di Yorgos Lanthimos. Un’opera che, forse, più che darci una risposta univoca vuole lasciarci proprio con un interrogativo: che cos’è davvero l’amore?

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