Cominciamo ad arrivare ai veri e propri simboli della musica italiana. Acqua azzurra, acqua chiara ha un ritornello assolutamente anni ’60, celebrativo e inneggiante, che accomuna una volta di più Battisti alla scena inglese. Nella canzone si associano la sete e il bisogno di bere con la solitudine e il bisogno d’amore. Non abbiamo paura di dire che ogni italiano dovrebbe conoscere a memoria il refrain di questa canzone.
3. La canzone del sole
Per molti, una delle canzoni più universali mai scritte da Lucio Battisti. Una sequenza di tre leggendari accordi, un arrangiamento folk impreziosito da orchestrazioni paradisiache, e la storia dell’innocenza perduta di un amore. In qualche modo, Lucio riesce a condensare in questa canzone tutta la tenerezza, l’amarezza e la malinconia che si possono trarre dalle parole che canta. “Oh mare nero, oh mare nero, oh mare ne” è forse uno dei ritornelli più noti di tutta la musica italiana.
Qui abbiamo il Battisti particolarmente esistenzialista, riflessivo e, impossibile non dirlo, triste. L’osservazione del mondo e l’invidia per la spontaneità e la libertà degli altri, da parte di un individuo timido e insicuro. Il quale ha dentro di sé “cieli immensi, e immenso amore”, ma non trova modo di esprimerli per via della propria insicurezza. Nell’ultima strofa, si può sentire un arrangiamento particolarmente vicino alle produzioni più rock dell’epoca.
1. Il mio canto libero
Un po’ l’espressione massima di tutto ciò per cui Battisti ha sempre cantato: libertà, speranza, emancipazione. Il canto, dallo spirito gospel quasi Lennoniano, incontra le massime aspirazioni della rivoluzione, ormai innegabile, della cultura e della società (nonché della musica) degli anni ’60 e ’70. Battisti vi si pone consapevolmente al centro, cantore e interprete di tutto un mutamento che, passando per le sue note e la sua voce, trova qui realizzazione ideale.