I Prodigy sono certamente una delle realtà musicali fondamentali dell’elettronica degli ultimi trent’anni. Di quella elettronica, nello specifico, più aggressiva e ribelle, e che spesso adotta motivi del rock e del punk, nella fattispecie, per intensificare la propria violenza. Liam Howlett, Maxim Reality e specialmente lo scomparso Keith Flint sono stati i volti, ribelli e arrabbiati, del gruppo fin dagli esordi. Tra techno, dance, industrial, e big beat, i Prodigy si sono fatti largo sulla scena senza mai barattare la propria attitudine anticonformista con il successo commerciale, e facendo scuola per più di una generazione di musicisti (elettronici e non). Ripercorriamo la loro storia attraverso le loro dieci canzoni migliori.
Un episodio particolarmente “dance” (si prenda il termine con delle pinze lunghe un chilometro) per la discografia dei Prodigy, che dà assoluta precedenza al ritmo e alla maestosità degli arrangiamenti techno. No Good non è forse uno dei loro pezzi migliori, ma è il loro primo disco d’oro, e segna bene il passaggio dai primi Prodigy della rave culture alla cultura alternativa della musica anni ’90.
Abbandonati temporaneamente i territori più alternativi degli anni ’90, con questa canzone i Prodigy si dedicano a musicalità che richiamano a tratti forse più la EDM e la acid house che non la techno. Il ritmo è sostenuto, non violento, e non sarebbe troppo fuori luogo in una discoteca rispetto ad un club. In ogni caso, lo stile è quello, e l’approccio intemperante anche. Il videoclip, a sua volta, si dimostra prontamente lisergico e sconvolgente, spingendo il successo della canzone.
8. Voodoo People (1995)
Uno dei pezzi più “rock” dei Prodigy del periodo più classico, Voodoo People introduce l’ascoltatore al lato più estremo della loro musica. L’elettronica è serrata, il ritmo è allucinato, le melodie sono intrecci informi di suoni violenti come pugnalate. Come sempre, Liam Howlett produce una canzone che non lascia scampo, musicalmente e artisticamente ben lontana dall’elettronica commerciale.
7. Nasty (2015)
Un piccolo gioiello di produzione recente, tratto dall’album The Day Is My Enemy (2015) e ingiustamente ignorato. Dopo venticinque anni, le capacità compositive e d’arrangiamento di Howlett si rivelano più sviluppate e sicure che mai. Così, allo stesso modo, va notato come in questa canzone si possa riscontrare ancora intatta la voglia dei Prodigy di escludersi da ogni tendenza mainstream e di mantenere il proprio carattere musicale da outsiders.