10 album alla scoperta dell’elettronica

Una guida introduttiva ad uno dei generi musicali di maggiore influenza della modernità

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10. The Shamen – En-Tact (1990)

Punto centrale nello sviluppo della scena house inglese, e nello specifico della caratteristica acid house fine anni ’80/inizio anni ’90. La band e la sua musica sono pesantemente imparentati con la scena neo-psichedelica detta madchester (dalla città di Manchester). Scena, questa, rappresentata negli stessi anni da gruppi come gli Stone Roses, gli Happy Mondays e i gli Inspiral Carpets. Altri esempi si possono trovare nella produzione di Primal Scream e 808 State (vedi sotto). Tutti questi gruppi sono fortemente influenzati dalla crescente scena rave, e dai party psichedelici e “drug-oriented” che si vanno diffondendo in tutto il territorio inglese. In questo senso, gli Shamen sono il perfetto esempio di band figlia della cosiddetta “Second Summer of Love”, che vede appunto il fiorire di sonorità che uniscono psichedelia, rock e house.

The Shamen – Move Any Mountain, 1990

Il loro album En-Tact dice tutto in proposito già dalle prime tracce. Già Move Any Mountain, un piccolo classico del gruppo, e Human NGR (Massey), sono perfetti esempi di come suonerebbero gli Stone Roses se facessero house. Molte canzoni si mantengono sullo stesso stile, non allontanandosi mai troppo dalla disco e dalla dimensione più puramente goliardica della musica proposta. In Make It Mine, anzi, non esitano a rifarsi direttamente alle chitarre del rock and roll. In molte altre canzoni, tuttavia, gli Shamen si dedicano più volentieri ad un sound distaccato, vicino alla techno e a un’elettronica riflessiva, anti-conformista e in qualche modo nichilista. L’intera tracklist di En-Tact è perciò quel che ci vuole per addentrarsi nella scena elettronica, dato che comprende musicalità anche molto diverse ma allo stesso tempo tutte tranquillamente accessibili.

The Shamen – En-Tact / Anno di pubblicazione: 1990 / Genere: Acid House, Techno

9. Fatboy Slim – You’ve Come a Long Way Baby (1998)

Stella assoluta dell’elettronica inglese anni ’90, Norman Cook (a.k.a. Fatboy Slim), rappresenta il perfetto esempio di musicista di successo che si fa strada in questo genere di musica perché sa cogliere l’attimo giusto. Con uno stile fresco, moderno ma pieno di rimandi alla cultura anni ’60 e ’70 (sempre seguendo l’esempio della Second Summer of Love sopra citata), il DJ di Brighton conquista letteralmente le classifiche. E lo fa con pezzi riuscitissimi e arcinoti anche a chi di elettronica non mastica: Right Here, Right Now, Praise You, The Rockafeller Skank. Complici anche dei video azzeccati, girati a ruota libera su MTV, Cook coinvolge il pubblico con canzoni semplici, intelligenti e dirette. Perfette hit da club, come da classifica e da radio.

Fatboy Slim – Right Here, Right Now, 1999

A differenza di molti suoi colleghi inglesi, Cook non si perde a comporre melodie complesse e ripetitive in infiniti loop elettronici asettici, come si fa nella techno. Né, tanto meno, si limita a riprendere i motivi più essenziali della disco music associandovi dei beat elettronici e qualche effetto appagante, come si fa nella house. Fatboy Slim lavora invece direttamente con i samples, da lui uniti in un mosaico sapiente nel quale ogni tessera sonora trova il posto giusto per creare un insieme solido e di sicuro impatto. Anche le canzoni meno note del disco (Gangster Tripping, Kalifornia, Acid 8000) funzionano alla perfezione proprio perché è la formula di base a funzionare. Una formula che consente a Fatboy Slim di conquistare letteralmente ogni fan dell’elettronica dell’epoca, e anche un po’ di oggi.

Fatboy Slim – You’ve Come a Long Way Baby / Anno di pubblicazione: 1998 / Genere: House

8. 808 State – 90 (1989)

Già dal nome tutto un programma, gli 808 State fanno una electro/house che, pur essendo nativa di Manchester, è più imparentata con le sonorità “nere” dell’epoca. Ci si ritrovano funk, soul, hip-hop (specie nella ritmica) e generalmente suoni più caldi e occhieggianti alla disco music. L’elettronica, per gli 808 State, non è tanto la destinazione quanto un veicolo, utilizzato per comporre una musica multicolore e dalle molteplici influenze. Nello scorrere delle tracce di questo album, il secondo prodotto dal gruppo, ci si addentra tra samples, vocalità soul, remix e persino toni smooth jazz (in Pacific 202). Tra tutte le canzoni, la migliore è di sicuro 808080808, mentre comunque ogni singolo pezzo prova di essere un insieme interessante di suoni, mescolati e incollati uno dietro l’altro.

808 State – Pacific 707 live (in playback) @Top of the Pops, 1989

L’attitudine degli 808 State è sicuramente quella di un gruppo “da party”, e pur non aderendo quasi per nulla alla scena rock coeva, in 90 essi riportano tutte le istanze e le influenze della crescente cultura rave che si possono ravvisare nella produzione di gruppi concittadini di Manchester come Stone Roses e Happy Mondays (vedi sopra). Allo stesso tempo, come si diceva, la loro vicinanza ai motivi della black music li accomuna più a produzione come quella dei KFL, e la loro attenzione ai colori funk li rende il tramite ideale tra la post-disco di matrice ancora anni ’80 (e ’70) e la scena house elettronica degli anni ’90. Infine, la loro impostazione assolutamente acid precorre una serie di tendenze che andranno dagli stessi Shamen sopra citati, fino a Fatboy Slim e ai Basement Jaxx, e anche oltre.

808 State – 90 / Anno di pubblicazione: 1989 / Genere: House, Post-Disco